Maria di Gesù d'Agreda (1602-1665)

Trasforma la sua casa in un convento di cui è eletta priora e conduce una vita di austera penitenza.
In bilocazione annuncia il Vangelo agli Indiani del Nuovo Messico.
Nel 1637 inizia a scrivere La Mistica Città di Dio e Vita della Vergine, ritrascritta poi dal 1655 al 1660.
L'Immacolata è la protagonista del cielo, è la città mistica nella quale Dio si compiace di abitare.
Si prodiga per la pace delle nazioni, scrivendo ad Alessandro VII e a Filippo IV di Spagna.
In un'estasi esperimenta per la terza volta la Passione di Cristo, fino al "rigor mortis" che poi finisce al termine dell'estasi.
Afferma che la Madonna ha visto con una visione dettagliata, con una presenza e un'esperienza spirituale, i vari momenti della Passione e i motivi profondi per i quali Gesù ha affrontato la flagellazione, la coronazione di spine, la croce. Anch'ella la condivide, con Maria, da contemplatrice coinvolta.
Siamo nella linea di Brigida e poi di Consuelo.
Delinea la flagellazione con dettagli notevoli, come i sei carnefici, ma non risulta che abbia vissuto la Passione in modo da risentirne gli effetti anche con sanguinazioni, piaghe, stimmate.
Autore:
Giacometti, Giulio - Sessa, Piero
Fonte:
Mimep-Docete ©

Capitolo XVIII

Pilato, credendo con essa, soddisfare i Giudei e, per avventura, punire Gesù della trasgressione alla legge ed alle cerimonie secondo l'accusa dei Giudei, benché con pena sì sproporzionata, lo condanna alla flagellazione. Ma i Giudei erano pieni di odio implacabile, ed il demonio, non potendo persuaderli a salvare Gesù, li eccitava ad infliggergliela, con smisurata crudeltà.

Gesù spogliato e flagellato.

Condotto nel cortile, fu legato fortemente ad una bassa colonna: gli tolsero con scherni la veste bianca, gli slegarono le corde messegli nell'Orto e che, penetrate nelle carni, gli avevano fatte piaghe ai polsi, e gli comandarono, con durezza e imprecazioni, di spogliarsi della tunica inconsutile, poiché il manto già glielo avevano tolto nell'Orto. Ubbidì, il Figlio dell'Eterno Padre ai carnefici, e cominciò a spogliarsi, per restare alla presenza di tutti, col disonore della nudità. Sembrando troppo lento, gli strapparono la tunica a rovescio, con violenza. Restò Gesù affatto nudo, salvo alcuni panni d'onestà, che sempre aveva portati ed erano cresciuti, come la tunica, con Lui senza che mai se li fosse tolti, come pure i sandali che in Egitto, Maria gli aveva messi. Solo, qualche volta, nella predicazione, se li toglieva. Cercarono di togliergli anche quei panni; ma le loro mani restavano irrigidite, il che attribuirono a magia. Sei complici, lo legarono alla colonna e cominciarono a flagellarlo a due, a due, come invasati dal demonio, con corde indurite e grosse. Si sollevarono nel delicato corpo enfiagioni e livide contusioni, rimanendone sfigurato e presso a schizzare sangue. Seguirono altri due con flagelli di cuoio, che aprendo quelle enfiagioni, coprirono di sangue il suo corpo, se stessi e fino la terra. Altri due, con estremità di nervi di bue, eccitati dal demonio, percossero più crudelmente su quelle piaghe aperte, fino a staccare pezzi di carne e scoprire le ossa. Non trovando più luogo sano, lo flagellarono sul volto, sui piedi, sulle mani con rabbia satanica. Gli occhi del caro Gesù rimasero acciecati dal sangue e dal gonfiore, la faccia coperta di sputi: vero uomo dei dolori e ludibrio degli uomini.

Maria e la flagellazione.

Il cortile e le vicinanze, erano pieni di popolo, che confusamente e diversamente giudicava la cosa. In quella confusione, Maria ricevé incomparabili affronti e tribolazioni per gli obbrobri e le bestemmie dei Giudei e anche dei Gentili contro Gesù. Da un angolo del cortile, vide, in visione chiarissima, come se avesse visto con gli occhi, tutta la flagellazione, sentendo tutti i dolori nel suo corpo. Le piaghe non furono fisiche, ma, pure il dolore la trasfigurò in modo che alle Marie ed a S. Giovanni era irriconoscibile. Tuttavia più grave fu il dolore del cuore per il Figlio, di cui più di tutte le creature poteva conoscere l'innocenza e la dignità, e quindi comprendere la gravità delle ingiurie che riceveva da coloro stessi per cui le soffriva.

Si slega Gesù e gli si comanda di vestirsi.

Uno sgherro, eccitato dal demonio, aveva nascosta la veste, affinché, così nudo, andasse cercandola. Maria allora, ordinò a Lucifero ed ai suoi di allontanarsi di là e comandò agli Angeli di porgere a Gesù la veste. Tutto fu attribuito a magia. Per il dolore cagionato dal freddo sulle piaghe, per il sangue raggrumato, per le forze indebolite, Gesù si vestì a stento. Nessuna di quelle tigri ebbe un po' di naturale compassione per Lui. Ma la rabbia dei Giudei ancora non era sazia. Mistero! Andarono da Pilato a dirgli: "Quel seduttore volle farsi credere Re e, affinché si umili e svanisca la sua presunzione, permetti gli diamo le insegne regali che si merita".

La coronazione di spine.

Condotto Gesù al Pretorio, lo spogliarono di nuovo, con crudeltà, gli posero un lurido cencio di porpora sulle spalle, gli calcarono sul capo le spine fino a ferirgli il cervello e gli occhi. Fu questa una delle maggiori pene di Gesù. Gli posero in mano una canna per scettro e sulle spalle un altro mantello violato scuro come una cappa. Così trattavano da re da burla, Colui che per natura e mille titoli era Re dei Re! Radunati i soldati alla presenza del Pontefice e dei Farisei, lo presero in mezzo e cominciarono a prendersi gioco di Lui genuflettendo davanti a Lui, salutandolo per burla Re dei Giudei, dandogli schiaffi, percuotendo la corona con colpi di canna e coprendogli il volto di sporchissimi sputi.

Gesù non apriva bocca.

Oh! carità incomprensibile; oh pazienza mai veduta! Chi mai potrà obbligare la vostra infinita grandezza a umiliarsi tanto? E ciò per coloro che tutto fecero per disobbligarti dal farlo? E, dopo sì incredibile bontà, che facciamo? Come non essa la nostra ignominia? Alla vista di tanti dolori, cercheremo senza vergogna né timore il diletto, il riposo, le preminenze, la vanità? L'Ecce Homo Pilato presenta con queste parole Gesù al popolo, come se dicesse: "Che posso fargli di più? Non avete più ragione di temerlo. Non trovo in lui colpa alcuna". Così diceva quel vile che pur l'aveva lasciato punire in modo da togliergli non una, ma più volte la vita. A quali delitti non conduce la condiscendenza! Ma il popolo continuava a gridare: Crucifige! Maria vide Gesù e l'adorò, così Giovanni e le Marie, e disse a Gesù parole di compassione e riverenza e per onorare la sua innocenza, ottenne che di nuovo Pilato proclamasse la sua innocenza. Infatti, Pilato provò compassione e rincrescimento l'avessero trattato così. Fu pure mosso ad abboccarsi di nuovo coi Giudei; raccontato da S. Giovanni (Cap. XIX, vv. 5,15), abboccamento che si concluse con la condanna di Gesù. I Giudei allora partirono contenti nel loro orgoglio soddisfatto. Maria SS. quando li vide uscire gridando la sentenza, il suo cuore fu diviso. Non è possibile pensare agli innumerevoli suoi atti di adorazione, di culto, di riverenza, d'amore per Gesù e gli uomini, e di compassione e di uniformità alla volontà di Dio.