La trilogia cosmica di C. S. Lewis: “Quell’orribile forza” 1 -
Malacandra, Perelandra, Thulcandra: il terzo capitolo della saga spaziale di C.S. Lewis ci fa ripiombare sul “pianeta silenzioso”, sulla Terra in ostaggio temporaneo al Nemico.- Autore:
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La trilogia cosmica di C. S. Lewis: “Quell’orribile forza”
Una scommessa vinta
Malacandra, Perelandra, Thulcandra: il terzo capitolo della saga spaziale di C.S. Lewis ci fa ripiombare sul “pianeta silenzioso”, sulla Terra in ostaggio temporaneo al Nemico. Niente viaggi spaziali dunque; tematiche apparentemente tipiche della vita quotidiana (una coppia in crisi, un college universitario, questioni di carriera…). In realtà il terzo libro della trilogia (1), con il quale Lewis vince la propria scommessa con Tolkien (“scrivere un ciclo di tre romanzi ambientati nel tempo o nello spazio”) è per certi aspetti il più potentemente fantascientifico del ciclo.
Mark e Jane, due vite parallele
La storia comincia presentandoci due dei protagonisti principali: Jane Studdock, dottoranda in inglese, soggetta a terrificanti sogni che poi si riveleranno visioni o premonizioni, e suo marito Mark, professore di sociologia presso il college di Edgestow (Oxford). Il loro matrimonio dopo soli sei mesi è già profondamente in crisi; Mark ha di mira la carriera, e per entrare nella “cerchia ristretta” del potere del college si piega a numerosi compromessi. In particolare dà il proprio voto favorevole alla vendita di un terreno (il bosco di Bragdon) all’”Istituto Nazionale per il Coordinamento degli Esperimenti”, l’INCE, nel quale viene a propria volta introdotto da uno dei capi, Lord Feverstone (sotto questo nome si nasconde il faccendiere Devine del primo romanzo del ciclo). All’Istituto Mark incontra una serie di inquietanti personaggi, ma sulle prime non riesce a cogliere lo scopo e le finalità dell’INCE. Nel frattempo anche Jane è stata coinvolta in una compagnia di amici, che vive nella cittadina di St. Anne ed è guidata da Elwin Ransom (il filologo protagonista dei primi due romanzi del ciclo). Il gruppo si definisce “Logres”, l’antico resto del regno arturiano, segno di speranza nello sfacelo dei tempi (denominato da loro “Britannia”).
Un progetto diabolico e una sfida mortale
Mark, che ha cominciato a collaborare con i capi dell’INCE, pian piano viene messo a parte del programma di questo Istituto: il tentativo di impadronirsi della razza umana strutturando in modo scientifico un “uomo nuovo”, “un animale veramente efficiente”. L’INCE sta già attuando esperimenti orribili, sia sugli animali che sull’uomo (il “capo supremo” è Alcasan, un criminale decapitato la cui testa, separata dal corpo, viene tenuta in vita artificialmente). Per essere sicuri del successo dell’impresa, i capi dell’Istituto hanno acquistato il bosco di Bragdon nel quale la leggenda pone il sepolcro dove dorme il mago Merlino. Nelle intenzioni dei capi dell’INCE, che sono in stretto contatto con l’Oyarsa malvagio della Terra, sarà proprio Merlino, risvegliato, a fornire loro quella potenza soprannaturale che consentirà al progetto di realizzarsi. Ma anche il gruppo di Logres è a conoscenza del piano, e cerca sua volta Merlino per metterlo in contatto con gli Oyeresu (plurale di Oyarsa, sorta di Angeli protettori dei singoli pianeti, già incontrati nei primi due romanzi) dei pianeti del Sistema solare.
La gara all’ultimo respiro vede il successo della piccola comunità di Logres, che accoglie Merlino risvegliato dal suo sonno secolare, e lo invia contro l’INCE. In una serie di drammatici eventi, l’Istituto viene ridotto all’impotenza e i suoi capi, divenuti ormai incapaci di intendersi e di comunicare come nella biblica Babele, periscono nei modi più terribili. Nel frattempo Mark, resosi conto della diabolicità delle intenzioni dell’INCE, riesce ad evadere, incontra di nuovo e riabbraccia Jane nella Villa di St. Anne. Ransom, concluso il proprio compito, viene rapito dagli Oyeresu su Perelandra.
NOTE
1. C. S. LEWIS, Quell’orribile forza. Una favola moderna per adulti (That Hideous Strenght. A Modern Fairy-tale for Growns-ups, 1945), trad. di Germana Cantoni De Rossi, Adelphi 1999.