Il fantasy: provocazione ad una lettura

Autore:
Platania, sr. Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it

Pur essendo oggi il genere fantasy al centro di numerose questioni, anche polemiche, non è possibile sottrarsi ad un approfondimento teoretico e critico che ne colga le valenze.
"Chi voglia oggi proporre una lettura teologico-spirituale di opere letterarie fa, certo, qualcosa d'insolito e solitario, risalendo all'indietro alcune correnti di critica dominante; ma fa qualcosa che risponde profondamente ad un'esigenza complessa, a una maturazione ed evoluzione ben sensibili, attraverso tanti segni, nella cultura attuale" (Paolo Pifano, Tra teologia e letteratura, Cinisello Balsamo 1990, pag. 6).
Nei romanzi fantasy si possono trovare dibattute in modo profondo questioni fondamentali come la creazione, la libertà, la responsabilità, il peccato, o la necessità della Redenzione, e a partire da essi è possibile un confronto e una proposta, un annuncio, rivolto in particolare ai giovani.
Può capitare di scoprire che adolescenti di tutto il mondo discutono se ci può essere più di un creatore; di constatare che sono capaci di citare Isaia 46,9, e chiedersi se l'affermazione possa essere interpretata in senso soggettivo, come se Dio volesse dire agli uomini che nel mondo creato per loro da lui non ci deve essere altro Dio, o in senso assoluto, negando che altri mondi possano essere creati da altri creatori. I giovani leggono i romanzi fantasy più facilmente che le opere teologiche; saper ascoltare, entrare in dialogo ci chiede perciò di accostarci a questo mondo per cogliere in esso "ansie, speranze, attese del soggetto cui si guarda come destinatario del vangelo" (P. Pifano, pag. 13).
Oggi, il venir meno di una reale religiosità apre la strada alla superstizione, ed in verità si assiste, negli ultimi tempi, ad un vero revival di temi "fantasy": dalla famosissima saga di Harry Potter, alla resa cinematografica de "Il Signore degli anelli", passando attraverso il vero boom di serie televisive quali "Streghe", "Buffy l'ammazzavampiri" ed "Angel", con i loro correlati commerciali di riviste, figurine e gadgets. Difficile arginare tale fenomeno, molto più interessante, per un educatore, cercare di comprenderlo secondo il detto paolino "Esaminate ogni cosa: ritenete ciò che è buono" (1 Ts, 5, 21). Soprattutto nelle serie televisive è l'interfaccia fantasy/horror ad emergere come preponderante, dando voce all'angoscia sotterranea dei moderni, orfani di Dio. Le tematiche saccheggiano senza remore la cultura religiosa cristiana, attingendone concetti e vocabolario, ma stravolgendoli, poiché è scomparsa la presenza reale di Dio come protagonista attivo, e rimane soltanto la presenza oppressiva del principio del male, quello sì attivo e influente. La religione e il culto non sono rapporto con una presenza viva e personale, ma un insieme di riti che possiedono un valore proprio, "magico", cioè automatico e non personale. Ci riferiamo in particolare alle serie, correlate, di "Buffy l'ammazzavampiri" ed "Angel". Per fare un esempio, nella puntata della seconda serie di "Buffy" intitolata "Un avversario pericoloso", Willow, amica e compagna della protagonista, si ritrova chiusa in uno sgabuzzino con Cornelia, ragazza caratterizzata costantemente come sciocca, fatua e vanitosa, mentre intorno a loro infuriano vampiri a profusione. Alla domanda: "Che cosa possiamo fare?" fatta da Cornelia, Willow risponde: "Pregare", nel senso, però, che non è possibile fare nulla. L'altra ragazza invece si mette realmente in ginocchio a pregare, generando un effetto comico proprio perché prende sul serio un invito retorico, e tale effetto comico è rafforzato dal fatto che, dopo diversi accadimenti e la soluzione della situazione, ella è ancora in ginocchio, occupata a esporre a Dio richieste sempre più particolareggiate e non pertinenti, fino al suggerimento stanco e beffardo della compagna di chiedere anche un cachet per il proprio mal di testa. È evidente che una qualsiasi risposta da parte dell'ente pregato è considerata impensabile, e la "salvezza" viene solo dall'operato umano dei personaggi positivi. Nello stesso modo, in un episodio della serie "Angel" si rende necessario un esorcismo, ma il sacerdote è stato eliminato dalle forze del male; è allora uno dei protagonisti a operarlo, poiché "conosco il rito": anche qui, dove c'è all'opera una forza soprannaturale positiva, non si tratta di un'azione "graziosa", cioè libera, di una realtà personale che invocata, interviene, ma di un effetto meccanico, "magico" basato sul potere del rituale in sé. Il male è una potenza attiva personale, ma l'unico bene che gli si contrappone è l'azione dell'uomo, del quale magia e riti sono gli strumenti.
Più importante della sterile condanna della proliferazione di temi "magici" nella comunicazione di massa è allora la proposta, mossa da una seria analisi delle istanze che soggiacciono a questa moda, di una risposta pertinente, capace di valorizzare quanto emerge come esigenza umana autentica e di correggere travisamenti ed assenze pericolose.