Fantasy: la "Quest" e i viaggi straordinari
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Anche il filone dei viaggi impossibili presenta una puntuale continuità, sia come tema accessorio, sia come tema principale di molte opere. A questo proposito si può distinguere tra i viaggi in terre lontane e magiche, e i viaggi nel reame superiore alla realtà, spesso in forma di visione o di sogno. Il trecentesco "The buke of John Maundeville" riprende materiali da Vincenzo di Beauvais e Odorico di Pordenone, e parla del favoloso regno del prete Gianni in India e del giardino dell'Eden.
Il viaggio nel regno dell'Aldilà è descritto dall'"Echtrae Brain" dell'VIII secolo, nella "Navigatio Sancti Brendani", nella ripresa del "Somnium Scipionis", soprattutto nella versione commentata da Macrobio e culmina nelle opere di Chaucer e soprattutto in Dante. In esse possiamo vedere come il desiderio della salvezza incomincia a essere pensato come una attiva ricerca, sulla scorta della affermazione di sant'Anselmo: "la fede richiede l'intelletto".
Si fa strada una nuova visione secondo la quale amore e ricerca sono al centro della vita cristiana. Tale concezione darà vita al filone della "Quest", la ricerca. In essa il racconto della ricerca da parte del protagonista di un luogo, di una persona o di un oggetto, diventa metafora della ricerca di un significato esistenziale, e il fantastico e il sovrannaturale indirizzano il lettore al livello più profondo che soggiace all'avventura.
La stessa visione avventurosa della vita genera il romanzo. Il materiale è ripreso dall'antichità, e questo non sorprende, dal momento che gli autori di opere come il Roman de Thèbes, il Roman de Troie, e il meno famoso Roman d'Enée, sono clerici, intellettuali cioè formati nelle scuole di grammatica sulle opere dei grandi dell'antichità. Anche quando la sostanza del racconto si richiama ad avvenimenti reali e storici, come nelle molte opere concernenti la figura del grande Alessandro Magno, l'elemento fantastico è sempre presente e preponderante.
Destinato però a imperitura fama è il ciclo arturiano. La sua materia, le vicende di re Artù e dei suoi Cavalieri, ed in particolare la ricerca del Santo Graal, abita ancor oggi il regno del fantasy, ma le sue origini si perdono nella nebbia del tempo, nelle antiche tradizioni orali che saranno poi depositate negli scritti, anzitutto nella "Historia Regum Britanniae" di Geoffrey of Monmouth, poi nel "Brut d'Angleterre" di Robert Wace ed infine nei cinque romanzi di Chrétien de Troyes. In essi in particolar modo l'aspirazione dei personaggi a vivere l'ideale cavalleresco diventa l'espressione dell'aspirazione umana alla perfezione spirituale, e propone all'imitazione successiva la ricchezza inesauribile di questa significazione.
Un altro filone importante del fantasy medioevale è quello che prende corpo intorno alle avventure di Carlo Magno.
Non dobbiamo però credere che questi diversi filoni abbiano attinenza con la storia e la geografia reale e le loro delimitazioni spaziotemporali, perché la materia fantastica può essere liberamente incrociata: in "Roman d'Auberon"(1310) Cesaro, imperatore di Roma, sposa la figlia fata di Giuda Maccabeo e dalla loro unione nasce Giulio Cesare, padre a sua volta di Oberon re delle fate, che ha dalla fata Morgana…
Nel XIII secolo si assiste ad un duplice tentativo: da un lato legare più strettamente il ciclo arturiano alla concezione cristiana, dall'altro organizzarlo in un tutto coerente. Il risultato è il ciclo composto da "Lancillotto", "La ricerca del S. Graal" e "La morte di Artù". Il simbolismo già presente nell'opera di Chrétien de Troyes diventa allegoria, ma contemporaneamente ci si preoccupa di dare una patina di autenticità storica. Ovviamente le due tendenze non potevano non entrare in un certo contrasto e la loro compresenza imprime caratteristiche diverse alle diverse parti del ciclo: "La morte di Artù" tende infatti a limitare la presenza del meraviglioso che resta preponderante invece nelle altre due sezioni.
Nel tardo medioevo e nel Rinascimento non viene meno il gusto per il romanzesco, anzi cresce il ricorso al meraviglioso, sempre più fine a sé stesso, però, e slegato dal simbolismo allegorico. Si enfatizza inoltre la tendenza verso romanzi aperti, in cui ogni avventura è pretesto per una nuova avventura. Capolavori di questo genere sono "Morte di Artù" di Malory, "La regina delle fate" di Spencer, "Amadis de Gaule" in spagnolo e ovviamente l'"Orlando Furioso" dell'Ariosto.
Il rinascimento vede crescere l'importanza del fantasy nel romanzo, in cui si fa largo, in maniera originale, il tema amoroso. "Orlando innamorato" del Boiardo e il già citato "Orlando Furioso" ben illustrano questi sviluppi. Né si può dimenticare l'opera di Rabelais.
Dopo il Concilio di Trento il clima intellettuale di maggior serietà è fra le cause principali del declino del fantasy e della divisione tra arte alta e arte popolare e tra verosimile e fantastico. Il fantastico guadagna però nuovi spazi nel teatro. Dal fantasma del padre di Amleto alle streghe di Macbeth è costante la sua presenza nelle opere di Shakespeare. Ciò sarà fondamentale per la storia del fantasy in Inghilterra: gli autori successivi infatti non esiteranno a utilizzare questo genere, sentendo di rimanere sulle orme di un indiscutibile modello.
Sulle scene teatrali compare anche il doctor Faust, ad opera di Marlowe, che lo riprende dalla tradizione tedesca, facendone un simbolo dell'inquieta ricerca dell'uomo rinascimentale. Molti altri autori, tra cui Calderon De La Barca, riprendono in qualche modo il mito faustiano. Dopo, esso conoscerà un periodo di oblio fino alla sua ripresa ottocentesca.
Benché si stia affermando il gusto per opere maggiormente realistiche, la narrativa fantastica continua ad essere scritta e soprattutto letta. Il fantasy rimane anche veicolo per messaggi più profondi, come nell'allegorico "The Pilgrim's progress" di John Bunyan.
Anche i racconti di viaggi immaginari continuano il loro successo; tuttavia sta cambiando il contesto. Nel XVII secolo si fa strada l'interesse scientifico per il mondo e le opere di questo genere sono considerate le antesignane del genere fantascientifico. Meritano di essere menzionate "The man in the moon" di F. Godwin e l'"Historie comique des états d'empires de la lune" di Cyrano de Bergerac e inoltre "The Blazing World", un romanzo doppiamente al femminile, essendo donne sia l'autrice, Margaret Cavendish, sia la protagonista.
Se la Cavendish non si vergogna di affermare di essersi "inventata un mondo", dal momento che "non era in grado di conquistarsene uno", vediamo invece nei primi due romanzi citati la nuova preoccupazione di dare una patina di credibilità alla materia fantastica mostrando la possibilità degli eventi narrati.
Nel secolo successivo questo genere di racconti acquisterà piuttosto un intento satirico: basti pensare alle opere di Swift, in particolare "Gulliver's travels", a "The life and adventures of Peter Wilkins" di R. Paltock, o ancora a "Le avventure del barone di Munchausen" narrate da R.E. Raspe.
Malgrado ciò il ruolo del fantastico tende a diminuire a causa dell'interesse crescente per la realtà osservabile e la scienza. Nasce la distinzione tra "romance" e "novel": il primo rimane consacrato alla fantasia, il secondo al realismo. Tuttavia le opere di Voltaire testimoniano che anche l'età dei lumi non sa fare a meno del fantastico: pensiamo a "Zadig", "Micromégas" e al famoso "Candido".
Tra la fine del '700 e l'inizio dell'800 ha luogo un evento importante per la storia del genere fantastico: l'ingresso dei racconti folkloristici nell'alveo della letteratura d'autore. Tale fenomeno era accaduto sporadicamente in passato, ma tra il 1785 e il 1789 in Francia viene pubblicata una collana interamente dedicata ai racconti di fate (Cabinet des Fées). Due opere emergono per importanza: quella di Perrault, per la prima volta dedicata espressamente ai bambini, che consacra la fama imperitura di alcune favole e "Les mille et une nuit" di A. Galland, che dà avvio ad un interesse irrefrenabile per l'Oriente, esplicitatosi tanto in nuove traduzioni, quanto in componimenti originali spacciati invece per traduzioni di opere provenienti dall'Oriente, e ancora in numerose opere ambientate nell'esotico Oriente.
Un grande interesse per i racconti popolari di streghe e magie si ha anche nel Romanticismo tedesco; in esso prende corpo la ribellione contro il razionalismo dell'epoca precedente. Il soprannaturale esprime per questi autori l'irriducibile aspetto irrazionale dell'esperienza. In questo filone possiamo annoverare fra gli autori delle origini del fantasy giganti della letteratura quali Goethe, che trae nuovamente dall'oblio il già famoso Faust, e Coleridge.
Alla fine del '700 nasce anche il progenitore più diretto del romanzo fantasy moderno: il romanzo gotico.
"The Castle of Otranto" di Horace Walpole è il primo esemplare del genere, da cui nascerà il romanzo horror moderno.
Come il romanticismo, il romanzo gotico esprime l'interesse per il lato oscuro e irrazionale della psiche, ed usa i fenomeni fisici per esplorare il reame dell'inconscio. Il tentativo dell'Illuminismo di far brillare ovunque la luce della ragione ebbe invece l'effetto di porre in evidenza l'opposizione fra luce e tenebra. In letteratura la reazione al realismo perseguito dall'Illuminismo fu appunto il romanticismo.
In sintesi la storia letteraria dell'Occidente dimostra che è il fantasy ad esserne il padrone, ed il realismo ad essere un giovane nuovo arrivato. Il fantastico esprime il tentativo umano di infrangere i propri limiti, unisce il piacere dell'avventura all'espressione di un sostrato più profondo di verità filosofiche o religiose, ed infine celebra il potere dell'immaginazione di trasformare la realtà.