Il padrone del mondo 6 - "Il diavolo è scimmia di Dio"

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il contesto ecclesiale del romanzo
Desta sorpresa in molti lettori, soprattutto studenti contemporanei, che Benson dia tanta importanza al fattore religioso e alla storia della Chiesa, ma il giovane convertito, con saggezza tutta cristiana, sapeva cogliere il flusso degli avvenimenti come lotta non solo tra fazioni politiche o tra ideologie, ma tra Cristo e la sua Chiesa da una parte, e il nemico, satana, dall’altra parte.
Benson ripropone quindi la dialettica tra cattolicesimo e avversari-persecutori già presentata nel suo precedente romanzo Con quale autorità (1904), ma stavolta lo sfondo si fa cosmico e il dramma della storia umana raggiunge le sue dimensioni definitive.
Durante il suo soggiorno romano, Benson aveva avuto modo di incontrare Papa Pio X e di assistere a una sua Santa Messa, e l’ammirazione del giovane inglese per il Pontefice risuona anche ne “Il padrone del mondo”. Nel 1907 Pio X aveva pubblicato l’enciclica Pascendi sui pericoli del Modernismo, variegato movimento di pensiero sorto in ambito cattolico (e spesso esposto a tentazioni eterodosse) per tentare di conciliare la cultura cattolica con il mondo moderno; il Papa condannò il modernismo come la sintesi di tutte le eresie.
Benson amplifica questo pericolo proiettandolo fino ai suoi estremi sviluppi futuri.
Nel romanzo la crisi del cristianesimo ha raggiunto livelli impensabili: la parola “apostasia” ricorre come fil rouge nel “Prologo” in cui il vecchio Templeton scandisce tappa dopo tappa il declino della fede in Cristo. Nel suo volume “Dies Irae. I giorni dell’Anticristo”, Padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, esamina accuratamente il romanzo di Benson, e tratteggia in una approfondita analisi le caratteristiche di tale apostasia, come lo scrittore stesso le enuncia: “tentazione di restringere la vita umana al solo orizzonte terreno… baldanzosa (e miope) fiducia nel trionfo dell’uomo… cancellando ogni aspirazione dello spirito al mistero di Dio, e identificando addirittura nel cattolicesimo… l’ultimo insopportabile ostacolo alla vittoria della religione dell’uomo” (8). A questo sfacelo i cristiani stessi nel romanzo hanno dato un contributo con una teologia riduttiva, “modernista”, giungendo a negare l’ispirazione divina della Bibbia e la divinità di Gesù Cristo. La nuova “religione” che tende a soppiantare il cristianesimo si chiama, come già accennato, Umanitarismo: un insieme di massoneria, socialismo e progresso tecnico-scientifico che porta l’uomo ad adorare sé stesso come un Dio.

Una chiave di lettura: “Simia Dei diabolus”
L’espressione “il diavolo è imitatore di Dio” si trova in Tertulliano, poi la frase più pesante: “diavolo scimmia di Dio” è presente in molti autori cristiani tra cui Lutero. Cioè il diavolo scimmiotta il Creatore, vuole mettersi al suo posto ma con risultati miseri ed orribili. Nel romanzo “Il padrone del mondo” Benson, che pur non avendo la ricchezza stilistica e la qualità letteraria di Orwell è comunque un valido scrittore, articola la sua storia procedendo per contrasti.
La chiave di lettura di tutta la vicenda è formulata con chiarezza nell’episodio in cui Padre Percy assiste a Roma alla Santa Messa del Papa:
Ecco, davanti alla mente del giovane prete, le due città di Agostino (9). L’una, quella di un mondo autonomo, autosufficiente e indipendente, rivelato da uomini quali Marx ed Hervè, socialisti, materialisti, e, di conseguenza, epicurei; questo mondo faceva capo a Felsemburgh. L’altra città, invece, che si apriva con quello spettacolo, parlava di un creatore e di una creazione, di un progetto di Dio sulla terra, di una redenzione, di un mondo trascendentale ed eterno da cui tutto viene e al quale tutto ritorna. Uno di questi due era il vicario, l’altro la contraffazione di Dio: Giovanni e Giuliano.” (10)
Due città quindi, in lotta inconciliabile: questo dualismo viene continuamente riproposto: Roma “microcosmo della fede”, l’ultima città aperta del mondo, e Londra, la cui vita è sotterranea, chiusa in un bunker spirituale; l’Esperanto come lingua universale contrapposto al Latino della Chiesa; la preghiera di Padre Percy descritta minuziosamente in tutte le sue fasi di immersione nel rapporto con Dio, e la “meditazione trascendentale” di Mabel, esercizio fantastico di immaginazione panteistica e solipsistica. L’Estrema Unzione, sacramento del conforto al malato grave, e l’eutanasia, amministrata da “pietose suore laiche” in graziose e delicate “Case di rifugio”. Le quattro Feste della nuova religione umanitaria: la Maternità che vuole sostituire il Natale cristiano; la Vita che si colloca in alternativa alla Pasqua; la Solidarietà che subentra al Corpus Domini; la Paternità che si colloca in opposizione all’Avvento.
Ma il contrasto si fa addirittura speculare nel confronto dei due protagonisti principali. Padre Percy (che poi diventerà Papa Silvestro) è il perfetto sosia di Giuliano Felsemburgh: entrambi di 33 anni, entrambi dai capelli bianchi, identiche le fattezze del viso. Benson ha voluto plasticamente raffigurare il contrasto tra i due antagonisti: Percy (da Perceval, il cavaliere del Sacro Graal) contro Giuliano (come l’Apostata, il traditore, addirittura l’Anticristo).
E nello scontro di queste due città inconciliabili, ecco entrare in scena un’altra parola, drammatica ma reale: persecuzione, martirio. Il trionfo dell’Umanitarismo, del sedicente e preteso uomo nuovo diventato Dio a se stesso, avviene attraverso l’eliminazione fisica dell’avversario: distruzione di Roma, Legge di professione, ricerca dell’ultimo Papa per eliminarlo. Non a caso l’ultimo Ordine religioso, creato per resistere all’emergenza, prende il nome da Cristo crocifisso.

NOTE
8. P. Livio Fanzaga, Dies Irae. I giorni dell’Anticristo, Sugarco edizioni 1997, pag. 79.
9. Si tratta delle due città descritte da S. Agostino nel suo “De civitate Dei”.
10. R. H. Benson, Il padrone del mondo, cit., pag. 150.