Il pensiero di Chesterton - L'uomo naturale e l'enigma del mondo 9 - Il poeta e il santo vedono la realtà delle cose
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Il rovesciamento con cui l'uomo buono si trasforma in santo consiste nel guadagnare una posizione in cui è possibile vedere le cose come sono:
La trasformazione dell'uomo buono in santo è di per sé una sorta di rivoluzione, perché in seguito ad essa colui per il quale tutte le cose spiegano e illuminano Dio diviene uno per il quale Dio spiega e illumina tutte le cose. E' quasi come lo scambio per cui l'innamorato dice che la sua donna somiglia ad un fiore, per affermare poi che tutti i fiori gliela ricordano. Un Santo e un poeta che si trovano accanto allo stesso fiore pare che dicano la stessa cosa; eppure, per quanto entrambi sinceri, esprimono diverse verità. Per l'uno la gioia di vivere è motivo di fede, per l'altro ne è piuttosto una conseguenza. E un effetto di tale differenza è che il legame che ci unisce alla divinità è per l'artista quasi un vivido bagliore di fiamma, per il santo piena luce del giorno. (GKC, San Francesco, pagg. 56 e 57)
Questa è la differenza profonda tra la Laude di S. Francesco e una qualsiasi poesia che celebri la natura, tra l'intuizione della realtà propria del poeta e quella del santo. La Laude esprime in maniera esemplare quella sorpresa colma di gratitudine che l'osservazione attenta della natura della realtà esige dall'uomo.
Ma questo eccezionale poeta che è San Francesco loda realmente la creazione, nel senso dell'atto creativo. Egli loda il passaggio o transizione dal non essere all'essere [...] Egli non solo apprezza ogni cosa, ma anche il nulla dal quale ogni cosa fu fatta.(Id. Ibid.)
L'essenza della realtà è la sua estraneità e contingenza e questo detta le regole al rapporto che l'uomo ha con essa, che deve essere un rapporto di salvaguardia e di cura sgorgante dalla gratitudine per la sua stessa esistenza sospesa sull'abisso del nulla.
Questa percezione della realtà richiede un rovesciamento del punto di vista che è insieme, in accordo alla natura umana che è ragione e libertà, un atto intellettuale e morale, quindi una conversione. Questo rovesciamento permette di vedere le cose tenendo conto della loro origine, di vederle come risultato di un atto creativo implicante sia il nulla dal quale sono tratte, sia la forza che dal nulla le ha tratte: le cose appaiono così sospese alla misericordia di un'entità che possiamo chiamare Dio, benché possa ancora essere un dio privo di volto.
Il senso di somma gratitudine e di sublime dipendenza non era [per S. Francesco] una frase e neanche un sentimento; era, essenzialmente la rocca stessa della realtà. Non era una fantasia, ma un fatto; anzi, davvero al paragone tutti i fatti sono fantasie. Che noi tutti dipendiamo, in ogni particolare, a ogni istante, da Dio - come direbbe un cristiano - o dalla esistenza e dalla natura delle cose - come direbbe un agnostico - non è una illusione fantastica; al contrario è il fatto fondamentale che celiamo - come per mezzo di tende - con l'illusione della vita ordinaria. [...] Colui che ha osservato l'intero mondo sospeso a un capello per la Grazia di Dio, ha visto il vero, possiamo anche dire la cruda verità. Colui che ha osservato la città capovolta, l'ha vista nella posizione giusta. (Id. Ibid. pagg. 57-58)
Sottolineiamo che questo capovolgimento che riporta l'uomo al giusto punto di vista cui guardare le cose, che è la loro origine, ha come due modalità, due gradi: quello del poeta che vedemmo a suo tempo che è, per quanto intenso, episodico, un'intuizione improvvisa, un’ispirazione; arriva come suo apice a paragonare la propria amata al fiore; il secondo grado, che è quello dell'uomo perfetto, del santo, è il compimento del primo ed è un possesso duraturo, un modo definitivamente diverso di guardare, come l'innamorato per cui tutti i fiori assomigliano alla sua donna: l'oggetto dell'amore è diventato un criterio interno e sempre presente, un definitivo modulo di interpretazione della realtà; ma questo stato non è più l'esito di una capacità della natura umana, bensì implica l'intervento di una energia estranea, che è la Grazia.