Il pensiero di Chesterton – Critica delle teorie filosofiche moderne 6 – Lo scetticismo è invivibile.

Nessuno scettico agisce in maniera scettica, nessun fatalista agisce in maniera fatalistica; tutti senza eccezione agiscono basandosi sul principio che è possibile accettare ciò che non è possibile credere.
Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
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L'obiezione che Chesterton porta contro lo scetticismo è che esso è semplicemente invivibile. Lo scettico vive solo in quanto non conduce fino in fondo il suo pensiero, perché non lo conduce fino alle conseguenze pratiche.
Interrogarsi sulla realtà dell'atto di conoscenza è illogico:
Un uomo deve o rispondere a quella domanda in modo affermativo, oppure non rispondere mai a nessuna domanda, mai porre una domanda, mai neppure esistere intellettualmente, per rispondere o per domandare. Suppongo sia vero in un certo senso che un uomo possa essere fondamentalmente scettico, ma non può essere null'altro, certamente neppure il difensore di un fondamentale scetticismo. Se un uomo sente che tutti che tutti i movimenti della sua mente sono insignificanti, allora la sua mente è insignificante, ed egli stesso è insignificante; e non significa nulla cercare di scoprire il suo significato. La maggior parte degli scettici fondamentali sembra sopravvivere perché non ha una consistenza scettica e non è affatto fondamentale. Negherà dapprima ogni cosa per poi ammettere qualcosa, anche solo per amore della argomentazione - o spesso piuttosto dell'attacco senza argomentazione”. (GKC, San Tommaso d’Aquino, pag. 124)
La ragione dello scettico come quella del pazzo ha perso la sua funzione di comprensione della realtà. Rinunciando alla comprensione del mondo a favore del dubbio, lo scettico non rinuncia però al mondo. Non potendo usufruire del suo unico strumento per comprendere la realtà l'uomo scettico, se vuole vivere, deve ridursi ad accettarla così come si offre.
Gli scettici perciò, come anche i materialisti:
Agiscono in contrasto con quelle stesse filosofie, o non agiscono affatto.
Nessuno scettico agisce in maniera scettica, nessun fatalista agisce in maniera fatalistica; tutti senza eccezione agiscono basandosi sul principio che è possibile accettare ciò che non è possibile credere. Nessun materialista, che crede che la propria mente agisca per lui, attraverso l'argilla, il sangue e l'ereditarietà, ha alcuna esitazione nel decidere. Nessuno scettico, che crede che la verità sia soggettiva, ha alcuna esitazione nel trattarla come obbiettiva
”. (Ibidem, pag. 155)
Per questo la conseguenza pratica dello scetticismo è il delitto e la follia. Gli assassini dei racconti di Padre Brown appartengono a due categorie soltanto: coloro che hanno fermato la loro ricerca prima di approdare al significato delle cose, ponendo un particolare come fine e giustificazione ultima di tutto e quindi come termine ultimo della loro volontà, delle loro passioni e delle loro azioni (ciò che abbiamo identificato in pratica con l'idolatria), e gli scettici a metà, che dubbiosi della realtà sovrannaturale e delle realtà morali, pongono però tutta la loro consistenza nei beni di questo mondo, di cui pur in teoria dovrebbero dubitare; ma l'uomo non può semplicemente vivere dubitando di tutto.
I primi sono il tipo del materialista. Egli ha trovato un principio capace di spiegare parte della realtà e ha preteso farne l'alfa e l'omega di tutto, il principio esplicatore di tutta la realtà, fermando ad esso la sua ricerca intellettuale, rifiutando l'invito del reale a cercare una spiegazione più esauriente si è rinchiuso nella sterile ripetizione dei suoi assiomi arbitrari. I secondi sono espressamente ma non coerentemente scettici. Lo scetticismo totale è la paralisi totale.
Questa rapida corsa attraverso gli "Ismi" di fine secolo non può mancare infine di un accenno al pragmatismo. Chesterton riconosce che il criterio con il quale sta vagliando le filosofie che si offrono all'uomo suo contemporaneo, quello della sanità mentale, è un criterio pragmatico. Malgrado il suo porsi come tentativo di costruzione e la riconosciuta utilità del suo metodo Chesterton ritiene però che anche il pragmatismo, o almeno certo pragmatismo, sia complice di questo annichilimento della ragione:
Questa svelta rassegna delle forze demolitrici del pensiero non sarebbe completa senza un accenno al pragmatismo, giacché sebbene io qui mi sia servito, e sia in ogni caso disposto a difendere il metodo pragmatista come guida preliminare alla verità, pure c'è un'estrema applicazione di questa dottrina che implica l'assenza assoluta di una qualsiasi verità. Mi spiego brevemente: io sono d'accordo coi pragmatisti che l'apparente verità obbiettiva non è tutto, e che c'è un bisogno primordiale e inderogabile di credere alle cose che sono necessarie alla mente umana. Ma io dico che una di queste necessità è precisamente quella di credere alla verità obbiettiva. [...] Oggetto del pragmatismo sono i bisogni umani; e uno dei primi bisogni dell'uomo è quello di essere qualche cosa di più di un pragmatista”. (GKC, Ortodossia, pag. 50)