26 Giugno - FRANCISCO PIZARRO: conquista dell'America latina o nascita dei DIRITTI UMANI?
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Abbiamo già segnalato i contributi che demoliscono in modo inconfutabile tale Leggenda nera (cfr. Colombo); segnaliamo oggi un contributo molto importante di Fidel Gonzàles-Fernàndez, nel quale dopo aver tracciato un bilancio storiografico equilibrato del rapporto tra Europa e America Latina stabilisce una precisa genesi dei diritti umani dalla riflessione fatta dalla scuola teologica di Salamanca nell’ambito cattolico.

Ecco le sue argomentazioni.
La storiografia protestante, a partire dal secolo XVII, e poi la cultura liberal-illuminista hanno accusato la storia latino americana di tre peccati originali: la violenta colonizzazione spagnola, il cattolicesimo di cui essa è permeata e il corrotto «meticciato».
A questa storia segnata da tanta rovina si contrapporrebbe la civilizzata, pura e rispettosa presenza anglosassone e protestante. Il protestantesimo avrebbe creato nell’America del Nord l’unica terra promessa di libertà e progresso. Le Chiese della Riforma e le sette protestanti attuali hanno sempre considerato i popoli latino americani come non evangelizzati.
Secondo loro il cattolicesimo è una forma sincretista e carnale di un cristianesimo pagano. Già a partire dal secolo XIX i regimi liberali hanno tentato di sradicare i popoli del continente dalle loro radici cattoliche e di aggiogarli al liberalismo protestante del Nord, con l’appoggio della cultura illuminista e del potere nordamericano. In questo progetto ebbe un ruolo fondamentale la massoneria e più tardi la cosiddetta «invasione» delle sette fondamentaliste protestanti arrivate dal Nord.
Da un’altra sponda le attuali correnti «indigeniste» sostengono la stessa tesi anche se partono da presupposti differenti. Per essi ciò che accadde a partire dal 1492 sarebbe stato l’inizio di un incontro tragico tra due mondi, il principio di un genocidio fatto di guerre di conquista, lavori forzati, punizioni disumane, malattie importate e un’evangelizzazione sotto il segno della spada. La scoperta e la conquista avrebbero generato un sistema iniquo che dura ancora oggi. I conquistatori iberici avrebbero imposto con la forza una lingua, una cultura e una fede.
Tre dunque sono i grandi capi di accusa:
1. La scoperta dell’America inizia la conquista, lo spoglio e la repressione dell’identità millenaria del continente americano.
2. L’evangelizzazione degli indios fu strumentalizzata da parte della Corona Spagnola con la collaborazione della Chiesa al servizio della ragione di Stato e per giustificare lo spoglio delle terre.
3. Il genocidio degli indios e lo spopolamento sistematico fu il risultato finale.
In appoggio a questa triplice tesi si segnalano fatti storici e si fa ricorso ad una interpretazione sulla falsa riga di quanto già alla fine del Cinquecento aveva fatto il fiammingo Theodoro de Bry con le affermazioni di Fra Bartolomè de las Casas nella sua "Brevisima historia de la destrucción de las Indias".
E la sua conclusione.
Qui ha le sue radici il grande paradosso di questa storia. Non tutti quegli uomini furono santi né peccatori incalliti. Missionari e scopritori, santi e conquistatori, tutti hanno un ruolo fondamentale nella storia dell’evangelizzazione dell’America Latina. Al di là di ogni giudizio manicheo, bisogna riconoscere a questi ultimi la coscienza di appartenere a una storia. La concezione cattolica del mondo ha costituito il pilastro fondamentale delle personalità della maggior parte di loro, a partire dallo scopritore Cristoforo Colombo fino al conquistatore Hernán Cortés.
Non esiste contraddizione tra questa affermazione e il dire, in modo altrettanto categorico, che non erano santi. In essi a volte vediamo mischiati alla fede salda e all’umiltà, alla rassegnazione e alla generosità, l’orgoglio, l’attaccamento al denaro e ai privilegi, il sospetto, la parzialità e la ristrettezza di vedute. Come ha scritto un grande conoscitore di Colombo, P.E. Taviani, non sono stati né grandi né piccoli santi. Sono stati, in tutta la loro vita, dei convinti profondi e tenaci defensores fidei. La presenza dell’Avvenimento cristiano in America nasceva, prendeva carne e riceveva la sua consistenza dalla coscienza che sia i santi missionari sia gli scopritori peccatori avevano della loro identità e della loro appartenenza alla Chiesa di Cristo.
Conoscevano anche la loro debolezza. Per queste ragioni una tale identità ha potuto generare una cultura: la cultura cattolica latino-americana, la quale ha dato origine - come si può leggere nell'opera di Francisco da Vitoria (1492-1546) "De indis et iure belli relectiones. Relectione theologicae" - alla prima formulazione dei diritti umani.
1. Per nascita gli uomini sono liberi.
2. Per diritto naturale nessuno è superiore agli altri.
3. Il bambino non viene all’esistenza in ragione degli altri, ma di se stesso.
4. È meglio rinunciare al proprio diritto che violare quello altrui.
5. È lecita all’uomo la proprietà privata; ma nessuno è talmente proprietario che non debba, a volte, condividere con altri i suoi beni. In caso di estrema necessità tutte le cose sono comuni.
6. I dementi perpetui – che non hanno e non c’è speranza che avranno l’uso della ragione – sono soggetti di diritto e possono essere proprietari.
7. Al condannato a morte è lecito fuggire, perché la libertà si equipara alla vita.
8. Se il giudice, non curando l’ordine del diritto, ottiene a forza di torture la confessione del reo, non può condannarlo, perché così agendo non si è comportato da giudice.
9. Non si può mettere a morte una persona che non sia stata giudicata e condannata legittimamente.
10. Ogni nazione ha diritto a governare se stessa e può scegliere il regime politico che vuole, anche quando non è il migliore.
11. Tutto il potere del re viene dalla nazione (popolo), perché questa è libera per principio.
12. L’orbe intero, che in certa maniera costituisce una republica, ha il potere di dare leggi giuste e convenienti a tutta l’umanità.
13. Non è lecita una guerra che porti alla nazione un male ben maggiore dei vantaggi che per mezzo di essa si vogliano raggiungere, quali che siano le ragioni e i titoli per cui si ritiene che sia giusta.
14. Se il suddito constata l’ingiustizia della guerra, può rifiutarsi di parteciparvi, anche contro il mandato del principe.
15. L’uomo non è lupo per l’uomo, ma è innanzitutto uomo.