12 ottobre - CRISTOFORO COLOMBO e la leggenda nera.

Oggi 12 Ottobre ricordiamo la scoperta del continente americano da parte di CRISTOFORO COLOMBO (Genova, fra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451 – Valladolid, 20 maggio 1506) proprio nel momento in cui viene violentemente contestato dal pensiero diffuso dominante e dalla cosiddetta “cancel culture”, che negli Stati Uniti ha portato le autorità ad abbattere alcune statue a lui dedicate.
Vedi qui.

Per una documentata e rigorosa contestazione dell'operazione si può consultare anche il saggio di Angela Pellicciari, “Una storia unica. Da Saragozza a Guadalupe", Cantagalli ed.,
Vedi qui la recensione molto accurata e senza peli sulla lingua di Pietro Piccinini su "Tempi" del 17 novembre 2019.

"Da diversi anni ormai la nostra epoca, immersa nella mediocrità, mal riesce a sopportare, anche nelle valutazioni storiche, la grandezza di avvenimenti e di persone, tutto annegando nel sociologismo, nell’economicismo, nella storia della lunga durata o del rispettivo quotidiano. E di grande «avvenimento», come di «grande ammiraglio», ha parlato più volte, in occasione del Quinto Centenario del Descubrimiento, anche il papa Giovanni Paolo II.
In occasione di questa ricorrenza abbiamo assistito al diffondersi e quasi al prevalere, nei mass media, di un clima culturale e propagandistico che, già delineatosi negli anni precedenti, è venuto precisandosi e chiarendosi; abbiamo assistito ad una diffusa e imponente campagna contro la scoperta, la conquista, l’evangelizzazione e, attraverso queste polemiche, contro il passato e il presente della Chiesa cattolica, contro la civiltà cristiana e contro quei paesi, soprattutto la Spagna che, in quei secoli, ne furono sostegno ed espressione".
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Oggi 12 Ottobre è il giorno di Cristoforo Colombo.

La campagna culturale contro la sua figura può essere descritta con l'immagine di una grande orchestra.

UN’ORCHESTRA COMPOSTA DA VARI STRUMENTISTI.
Un primo gruppo, esiguo ma strumentalizzabile, è costituito dai cosiddetti indianisti che, sulla base di un’immagine assolutamente falsa delle culture precolombiane, propongono un ritorno ad una «concezione collettivista... e comunitaria del continente, basata sulla filosofia dell’uguaglianza», l’espulsione dei missionari e di ogni organizzazione di assistenza e la guerra ai servi dell’imperalismo, discendenti dei conquistatori protagonisti della «barbara irruzione dell’Europa», in nome di un confuso millenarismo incaico presente anche nell’ideologia marxista-leninista di Sendero Luminoso. Ciò in una comprensibile consonanza con Fidel Castro che si è proclamato «indigeno americano onorario».

Un secondo gruppo, anch’esso esiguo ma rumoroso e organizzato, è costituito da quei sedicenti cattolici sempre pronti a raccogliere l’invito alla demolizione della tradizione cattolica, alla fustigazione del passato della Chiesa; ciò non senza accettazione più o meno convinta da parte di più ampie espressioni della cultura cattolica, abituate a «lasciarsi presentare il conto, spesso truccato, senza discutere», per riprendere i termini di Jean Moulin in una conversazione con Vittorio Messori. Non a caso si è parlato, da parte di un autorevole settimanale francese, di un «complot médiatique» portato avanti da «théologiens de la liberation; ...théologiens d’Europe opposés au credo de leur propre Eglise; groupes de presse: vedettes universitaires viellisantes» e volto ad impedire il viaggio del papa a Santo Domingo.

Ma la parte maggiore nell’operazione propagandistica hanno avuto i mass media americani, in preoccupante e non casuale consonanza con la sempre più forte penetrazione delle sette di ispirazione protestante nell’America latina, in completo oblio (quasi, anzi, in una sorta di transfert) delle forme di colonizzazione anglosassone e riformata nell’America settentrionale. Ciò sulla spinta della nuova sinistra Politically Correct; «un modo come un altro - è stato giustamente detto da Saverio Vertone - per alimentare quel blablabla di una certa intelligenza che in tutto il mondo ha ormai perso ogni riferimento ai fatti, alle necessità, ai problemi di chi sta certamente male... [un lasciarsi] cullare dalle parole e dai manierismi intellettuali di chi sta abbastanza bene, e si nutre non solo di buone bistecche e patate ma anche di ignoranza. Poter dare del «fallocratico», «eurocentrico», «sessista» al povero Colombo...».

Ecco quanto dice il Pappalardo in "Voci per un dizionario del pensiero forte" al seguente link Su frate Toribio (l'anti Las Casas)

Sulla scoperta dell'America.

Sulla statura personale di Colombo.

PER APPROFONDIRE PROPONIAMO LA SEGUENTE NAVIGAZIONE.

Sull’intera vicenda storica le pagine equilibrate e precise di Alberto Torresani

Sulla figura tanto discussa della regina Isabella e sul ruolo della monarchia spagnola nella tensione tra conquistadores e missionari.

Per una revisione della leggenda nera sulla conquista spagnola dell'America Latina.

Sul colonialismol

Ancora su Toribio

Una diffusa letteratura anticattolica e antispagnola ha utilizzato e strumentalizzato l’opera di Las Casas pubblicata a Siviglia nel 1552 -, le cui denunce, impressionanti e unilaterali, si sono rivelate presto eccessive e inaffidabili così da non poter essere utilizzate come fonti storiche esclusive e attendibili. Lo storico e ispanista Aldo Albònico osserva che "[ ... ] lo scritto in questione è un pamphlet e, come tutti di libelli, impiega artifici retorici e gonfia i dati reali", ipotizzando "[ ... ] che il suo autore fosse conscio di mentire", sia pure "a fin di bene".

Frate Toribio è fra i primi a smentire le affermazioni del domenicano con una serie di lettere alle autorità locali e all’imperatore. Partendo dalla sua vasta esperienza di missionario e dalla profonda conoscenza degli indios, delle loro lingue e delle loro culture, innanzitutto imputa a Las Casas l’ignoranza del mondo indigeno, di cui non imparò neanche gli idiomi, la scarsa solerzia missionaria, l’abbandono senza licenza reale della sede episcopale a lui affidata nelle Indie e la manifesta prevenzione nei confronti degli spagnoli di cui il domenicano nega sistematicamente la buona fede.

Alla martellante polemica di Las Casas contro gli amministratori delle cose terrene e di quelle spirituali nelle colonie, Motolinia replica con la difesa energica delle buone disposizioni della stragrande maggioranza dei civili e con l’esaltazione della santità dei religiosi inviati in America.

Denuncia quindi la faziosità e le cifre iperboliche contenute nella Brevìsima relaciòn de la destruiciòn de las Indias, dove si sostiene la tesi del genocidio degli indiani da parte dei nuovi arrivati, e ha buon gioco nello screditare l’imprecisione dell’avversario con i dati desunti dall’esperienza sua e dei più autorevoli testimoni dei fatti.

La catastrofe demografica dei popoli amerindi ha la sua causa nelle grandi epidemie - provocate dal contatto fra due realtà biologiche estranee - e non in una presunta politica razzista e di sterminio messa in atto dagli spagnoli, i quali, invece, hanno tutto l’interesse a garantire la sopravvivenza dei nativi e a favorire la fusione fra vincitori e vinti.

Motolinia contesta al domenicano anche l’illustrazione idilliaca della natura dei Nuovo Mondo e la descrizione angelica dei suoi abitanti ricordando la natura tirannica dei regni precolombiani, costruiti a prezzo di guerre sanguinosissime e fondati sull’oppressione di gran parte della popolazione, sulla schiavitù e sulla pratica dei sacrifici umani.

La descrizione raccapricciante dei templi e degli altari grondanti sangue contrasta drammaticamente con i tentativi di Las Casas di rendere più accettabile ai lettori il cannibalismo e di difendere la pratica del sacrificio umano, fino al punto di mettere in dubbio che quest’ultima contrasti con la legge naturale.

Il tragico fallimento di quasi tutti i tentativi di colonizzazione pacifica - l’evangelizzazione fu ordinariamente segnata dal sangue in assenza di protezione militare e non ci fu missione disarmata che non contasse dei martiri - conferma, agli occhi di frate Toribio e della maggior parte degli spagnoli presenti in America, la necessità di far precedere la missione religiosa dalla conquista armata.

Motolinia sottolinea inoltre il ruolo positivo dell’istituto della encomienda, una signoria limitata, revocabile dal sovrano e non trasferibile ad altri, le cui forme giuridiche non prevedevano l’espropriazione della proprietà indigena e miravano, insieme alla ricompensa dei conquistadores, alla protezione dei diritti dei nativi.

In polemica con Las Casas, che aveva denunciato il carattere oppressivo dell’istituto, abusivamente connesso alla presunta riduzione in schiavitù degli indios, difende l’encomienda con una serie di motivazioni che vanno dal necessario radicamento degli spagnoli nelle nuove terre al miglioramento delle condizioni di vita e dei costumi degli indigeni, fino all’integrazione pacifica fra le due etnie.

La conclusione della lettera, che rievoca un intervento miracoloso della Vergine Maria in favore di spagnoli e di indios, allude appunto alla nascita di una nuova e originale civiltà - prefigurata nel volto meticcio della Vergine di Guadalupe - esito non di una violenta sovrapposizione ma di una felice sintesi culturale, che si realizza sotto il segno del cattolicesimo