19 Gennaio - ERIC VOEGELIN: una meditazione sul totalitarismo moderno a partire dallo gnosticismo.

Oggi ricordiamo (assieme a tanti esponenti della cultura anarchica e socialista) ERIC VOEGELIN, (Colonia, 3 gennaio 1901 – Palo Alto, 19 gennaio 1985) uno dei più importanti filosofi della politica con Strauss, la Arendt e Gadamer.
Tutta la sua opera infatti è dedicata alla elaborazione di una filosofia della politica capace di criticare radicalmente i totalitarismi del suo tempo (nazismo e comunismo)

Senza dubbio, il tema dominante degli scritti di Voegelin è L’ORDINE E IL DISORDINE, nella società come nell’animo umano.
Le forme di disordine sono naturalmente molteplici: oppressione, violenza, criminalità, squilibrio mentale e tutte le altre sottili specie di alienazione che possono affliggere gli esseri umani. La tradizione religiosa comprende questo disordine nelle conseguenze della caduta e del peccato originale, ma Voegelin è intenzionato ad intraprendere una ricerca più attenta, sia per trovarne la fonte sia per analizzare la nostra incapacità di uscire da questo stato.

Una possibile risposta a questa domanda è rappresentata dallo gnosticismo. Questa antica corrente di pensiero (sviluppatasi nei secoli II e III nell’ambito del cristianesimo, influenzata da tendenze religiose orientali e da elementi filosofici ellenistici) riaffiorò a più riprese e in varie forme nel corso della storia: lo gnosticismo sostiene che il mondo materiale è intrinsecamente pervertito e corrotto, e che non può essere purificato o redento, in quanto esso non proviene da una causa buona e positiva.

In altre parole, il mondo è creato da Satana, e se qualcuno vuole avvicinarsi a Dio deve trovare il modo di fuggire e di allontanarsi dal mondo materiale. Il nostro utilizza “gnosticismo” come termine generale per indicare tutte quelle vie che gli uomini hanno sperimentato nella loro ricerca di un mondo più alto, più spirituale, più vero.

Nell’ottica di Voegelin, lo gnosticismo non riveste semplicemente un interesse storico o erudito. Al contrario, questo quadro concettuale costituisce il cuore del mondo moderno, soprattutto sotto l’aspetto politico-sociale. Egli inizia così una severa critica della modernità: per “modernità” intende l’insieme di tutte quelle ideologie politiche che nei secoli recenti hanno iniziato ad allontanarsi dai dogmi della tradizione giudaico-cristiana e dalle posizioni filosofiche di Platone ed Aristotele.

Lo gnosticismo, insieme con la modernità, è un rifiuto della realtà, sia della realtà del mondo materiale sia di quella della saggezza ereditata dalle generazioni passate. Dal momento che gli gnostici sono in perenne rivolta contro la realtà, essi devono crearsi un secondo mondo dove poter vivere: detto altrimenti, essi inventano una dimensione fantastica dove poter risistemare e riaccomodare gli elementi della realtà.

Per Voegelin, il MARXISMO E IL NAZISMO SONO FORME DI GNOSTICISMO che hanno proprio questi precisi obiettivi: l’idea di una fuga fuori-dal-mondo è stata trasformata in una fuga all’interno del mondo stesso, ma in una nuova forma d’essere. In entrambi questi movimenti politici, un’élite spirituale stabilisce il bene e il male in termini rigidamente dualistici e considera come proprio compito l’estirpazione del male dal mondo per fondare un nuovo ordine sociale.

La dimensione storica dell’esistenza umana, con i suoi limiti e le sue contraddizioni, è respinta, in favore di una visione apocalittica di purificazione della società attraverso un’orgiastica celebrazione della violenza: le moderne forme di gnosticismo si esplicano in quelle che Voegelin chiama le ideologie dell’uccidere. A suo parere, la base concettuale che ha permesso lo sviluppo di queste ideologie è stata elaborata nell’Ottocento da Hegel, Marx e Nietzsche, pensatori “spiritualmente malati” che il nostro sottopone ad una critica fulminante.

Tuttavia, questa “discesa negli inferi”, come la chiama Voegelin, non si sarebbe potuta verificare se altri pensatori non avessero permesso a questi giganti del pensiero di appoggiarsi e trovar sostegno nelle tradizioni religiose, filosofiche e morali dell’Occidente.
Egli afferma che gli esseri umani, in ogni epoca, possono aprirsi alla realtà, oppure chiudersi ad essa ed inventare una seconda realtà gnostica: è veramente uomo solo colui che impara dalla saggezza del passato, colui che interagisce in modo etico e costruttivo con gli altri uomini suoi pari, colui che risponde all’influenza del divino.

Secondo Voegelin, l’essere umano vive “nel mezzo”: la coscienza umana si trova così ad affacciarsi da un lato sulla natura e sul mondo materiale, dall’altro su Dio, sul Creatore; l’uomo è allora in perenne bilico; ed essere veramente aperti al mondo e alla realtà in cui ci troviamo porta con sé la capacità di trovare la strada che porta all’ordine, sia nella società che nell’animo umano.

Voegelin considera la filosofia e la rivelazione come le due principali fonti di intuizione dell’ordine: per filosofia intende primariamente Platone ed Aristotele, e poi tutti quei pensatori successivi che hanno costruito sopra di essi; per rivelazione intende le scritture giudaico-cristiane e le tradizioni teologiche che sono sorte a partire da esse. Il Nostro vede qui due differenti forme di teofania, ovvero dei mezzi tramite i quali l’uomo può divenire cosciente dell’influenza del divino come la vera fonte di ordine nell’anima e nella società.
In definitiva, si può considerare Voegelin come un filosofo neo-ortodosso, per il suo atteggiamento allo stesso tempo rispettoso e critico nei confronti del passato.
Per tutto il percorso sul "nuovo totalitarismo" vedi qui.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Oggi, 19 gennaio, dobbiamo occuparci anche di anniversari in qualche modo connessi con la tradizione anarchica, socialista e marxista.

Che Benedetto Craxi detto Bettino morto nel 2000 in esilio abbia avuto almeno il merito di dare vita ad un impegno politico che si colloca nell’alveo del socialismo riformista, rifiutando la tentazione massimalista e pseudo-rivoluzionaria tipica di gran parte della sinistra italiana ed europea è un assunto che nemmeno il suo più acerrimo nemico potrebbe oggi negare. Vedi a tal proposito la voce di Wikipedia qui e il servizio di Radio Radicale intitolato “La parola a Craxi” qui.

Nel 1865 muore poi Pierre-Joseph Proudhon, grande iniziatore del pensiero anarchico e libertario, ispiratore della linea anarchica del movimento operaio dei primi decenni, nemico dello Stato moderno e valorizzatore dell’autogestione dei lavoratori.

Nel 1886 muore Carmelo Palladino, anarchico italiano anomalo, di professione avvocato e di statura morale integerrima riconosciuta anche dalla polizia del suo tempo.

Nel 1910 muore Andrea Costa , leader del socialismo italiano e fondatore del Partito socialista, figura importante del movimento operaio che trovò anche una sua vicinanza col movimento cattolico “intransigente” nella lotta contro lo Stato liberale nei moti di Milano del 1898.

Nel 1947 muore Luigi Bertoni , leader degli anarchici svizzeri.

Ma soprattutto nel 1969 muore Jan Palach , studente di filosofia ceco, che con la sua lotta non violenta contribuì non poco alla crisi del partito comunista di tipo sovietico