20 maggio - PAUL RICOEUR: «Muore il personalismo, torna la persona!»

Oggi, 20 maggio, molti sono gli eventi e gli anniversari importanti (1444 - Bernardino da Siena; 1506 - Cristoforo Colombo; 1912 - Arcangelo Tadini; 1959 - Alfred Schutz; 1961 - Papa Giovanni XXIII pubblica la Lettera Enciclica "Mater et Magistra" sulla cristianità e il progresso sociale; 1970 - Viene emanato in Italia lo Statuto dei lavoratori; 1974 - Jean Daniélou; 1985 - Franco Fornari; 1999 - le BR uccidono - Massimo D'Antona, docente di diritto del lavoro all'Università "La Sapienza" di Roma; 1992 - Giovanni Umberto Colombo; 2001 - Renato Carosone; 2002 - Stephen Jay Gould); scegliamo di approfondire la figura di PAUL RICOEUR, morto nel nel 2005, uno dei maestri più grandi della filosofia del secolo scorso.

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Vita e opere (fonte filosofico.net)
Con l'altro grande maestro dell'ermeneutica fìlosofica novecentesca, Hans Georg Gadamer, Paul Ricoeur, per la sua costante opera intellettuale e per la sua intensa attività di magistero e di dialogo che si estende ormai su scala planetaria e che è stata unanimemente riconosciuta nelle sedi più autorevoli della comunità culturale, scientifica e fìlosofica internazionale (come testimoniano anche il premio Hegel di Stoccarda nel 1985 e il premio Balzan per la filosofia conferitogli nel 1999), può essere considerato uno dei testimoni e dei protagonisti più sensibili della coscienza filosofica del Novecento.

Testimone prezioso non solo per il valore intrinseco della sua multiforme opera, ma anche per il suo collocarsi in un ideale crocevia delle molteplici e più vitali tendenze della ricerca filosofica odierna, "tendenze che raramente si sono incontrate e che spesso hanno preferito seguire percorsi talora paralleli, ma reciprocamente ignorantisi " (D. Jervolino, "Ricoeur. L'amore diffìcile").

Da questa prospettiva, nella storia della filosofia del Novecento l'originale snodarsi del cammino riflessivo di Ricoeur dalla fenomenologia all'ermeneutica e dalla metafìsica alla morale rappresenta una rilevante e significativa eccezione:
"egli può contemporaneamente essere riconosciuto come un autorevole filosofo 'continentale' ed essere accettato dagli 'analitici' come un interlocutore interno alla loro problematica ".

Nell'epoca di pensiero post-hegeliano, lo stile riflessivo della filosofia deliberatamente frammentario praticato da Ricoeur è uno " stile di mediazione incompleta tra mediazioni rivali " (P. Ricoeur, "Per un'autobiografia intellettuale"); questo stile, al quale Ricoeur si è mantenuto fedele nel corso di tutto il suo fecondo itinerario filosofico, costituisce di fatto un ampio tentativo di mediazione tra le esigenze epistemologiche della fenomenologia, delle scienze umane a base strutturale, e di taluni esiti delle filosofie analitiche da una parte - e l'ermeneutica nei suoi risvolti ontologici ed esistenzialistici dall'altra.

Lo stesso Ricoeur, in una delle sue ultime opere, "La nature et la règle" del 1998 ("La natura e la regola. Alle radici del pensiero"), ha precisato la sua personale posizione filosofica scrivendo:
"Ritengo di appartenere a una delle correnti della filosofia europea che si lascia essa stessa caratterizzare da una certa diversità di etichette: filosofia riflessiva, filosofia fenomenologica, filosofia ermeneutica.

Riguardo al primo termine - riflessiva -, l'accento è posto sul movimento attraverso il quale la mente umana tenta di recuperare la propria capacità di agire, di pensare, di sentire, capacità in qualche modo nascosta, perduta, nei saperi, nelle pratiche, nei sentimenti che l'esteriorizzano rispetto a se stessa. Jean Nabert è il maestro emblematico di questo primo ramo della corrente comune.

Il secondo termine - fenomenologica - designa l'ambizione di andare alle 'cose stesse', cioè alla manifestazione di ciò che si mostra all'esperienza, priva di tutte le costruzioni ereditate dalla storia culturale, filosofica, teologica; quest'intento, diversamente dalla corrente riflessiva, porta a mettere l'accento sulla dimensione intenzionale della vita teorica, pratica, estetica, ecc. e a definire ogni tipo di coscienza come 'coscienza di...'. Husseri rimane l'eroe eponimo di questa corrente di pensiero.

Riguardo al terzo termine - ermeneutica - ereditato dal metodo interpretativo applicato in un primo tempo ai testi religiosi (esegesi), ai testi letterari classici (filologia) e ai testi giuridici (diritto), l'accento è posto sulla pluralità delle interpretazioni legate a ciò che si può chiamare la lettura dell'esperienza umana.

Sotto questa terza forma la filosofia mette in questione la pretesa di ogni altra filosofia di essere priva di presupposti. I maestri di questa terza tendenza si chiamano Dilthey, Heidegger, Gadamer
".

Amico di Emmanuel Mounier, partecipa attivamente al movimento personalista anche come uno dei fondatori e collaboratori della rivista "Esprit".

Legato all'Italia da intensi rapporti intellettuali stabiliti con gli studiosi della sua opera filosofica ed ermeneutica, ha partecipato ai colloqui filosofici organizzati a Roma da Enrico Castelli e alle attività culturali dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Muore il 20 maggio 2005.

Il suo contributo è particolarmente significativo su due versanti molto caldi del dibattito: il rapporto fede-ragione e il rilancio della riflessione politica sulla giustizia e sulla persona.

Sul primo punto è molto significativa l’intervista rilasciata a Bertrand Revillon in occasione dell’attribuzione del prestigioso premio Balzan per la filosofia,
(cfr intervista).

Sul secondo la sua riflessione sullo schema ternario dell'etica della persona, in cui cerca di procedere dopo il fallimento del personalismo a rifondare il concetto di persona. (cfr. file)

La bibliografia essenziale delle sue opere è contenuta nel file seguente.

Intervista a Revillon
La persona in Ricoeur