Giotto: via al Mistero (scheda 5)

Il compimento
Fonte:
CulturaCattolica.it

(Fig. 1) Negli ultimi sei riquadri quelli situati davanti alle scene della preparazione e dell’attesa: il tempo del compimento:
Nozze della Vergine e Maria torna a Nazaret (in alto)
Ingresso a Gerusalemme e Cacciata dei mercanti (in mezzo)
Ascensione e Pentecoste (in basso)

(Fig. 2) Nel registro superiore, ancora una volta il trionfo degli ultimi, le prospettive rovesciate di Dio. Giuseppe che contrae le nozze con la Vergine Maria è, ora, primo fra tutti, davanti al sommo Sacerdote. Nei due affreschi precedenti,infatti, non era così. Giuseppe era nascosto tra gli ultimi. Anche lui consegna al tempio il suo bastone nella speranza che fiorisca e riveli così il prescelto da Dio, tuttavia rimane nell’ombra quasi certo di non poter essere lui.
Nel riquadro successivo, quando Maria ritorna a Nazareth fra damigelle e gente festante, Giuseppe non c’è, non si vede. Maria compie il tempo della preparazione, tra poco riceverà l’annuncio della divina maternità.
Nel registro centrale un altro ingresso trionfale, quello di Gesù in Gerusalemme. Anche qui trionfa l’umiltà: la cavalcatura di Gesù è un mite asino, i più festanti sono i bambini.

(Fig. 3) Gesù ha la mano benedicente come nei tre affreschi precedenti, quelli delle nozze di Cana e di Lazzaro. Egli è via verità e vita. A Cana si compie la verità: Cristo si rivela dentro il mistero dell’amore (le nozze), Con la risurrezione di Lazzaro si compie la rivelazione di Gesù vita. Con l’ingresso a Gerusalemme Gesù compie la rivelazione di Lui via, che dalla croce passa alla gloria (come vedremo nel registro inferiore).
Accanto Gesù scaccia i mercanti dal Tempio, il gesto benedicente si trasforma nel gesto della giustizia. Si compie la purificazione del tempio, sotto infatti, arcate trilobate molto simili (questa volta del cenacolo) saranno investite dalla gloria di Dio. La Chiesa, cioè il cuore degli uomini abitato dalla grazia, si rivela quale vero tempio dell’Altissimo.

(Fig. 4) Sotto, nel registro inferiore, Gesù ascende al Cielo ed è nella stessa posizione benedicente dei tre affreschi sopra citati. Le mani bucano il “cielo” dell’affresco a significare che il compimento pieno sta oltre la sfera di questo mondo, sta in quel Cielo de-siderato che si dispiega nella cupola in altro. Gli angeli indicano, non più con un gesto orizzontale, come Maria, come il battista, ma indicano l’alto, come il Centurione. Cristo è il Figlio di Dio. Tutta la chiesa è presente: dodici profeti dell’Antico testamento, dodici angeli e dodici personaggi del Nuovo Testamento, gli undici apostoli e Maria.
L’ultimo riquadro compie le scene dell’ultima cena. Si svolge ancora nel cenacolo dove gli Undici a cui si è aggiunto Mattia ricevono il dono dall’Alto. Archi trilobati modulano la scena: è il trionfo della Trinità. Non si scorge niente dello Spirito se non l’irrompere dall’alto, cioè da quel Cielo ove Cristo è assiso e da cui piove il fuoco della charis di Dio. Non a caso del resto la Cappella degli Scrovegni era dedicata alla Vergine della carità.