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Tit Liviu Chinezu, vescovo greco-cattolico martire

Autore:
Cipriani, Elisabetta
Fonte:
CulturaCattolica.it

Originario di Maioresti (Mures), fu arrestato nella notte tra il 28 ed il 29 ottobre 1948 nella residenza del protopop greco-cattolico di Bucarest e condotto al Ministero degli Interni. Di qui, dopo una breve detenzione al Monastero ortodosso di Caldarusani, è rinchiuso nel carcere di Sighet assieme ai vescovi Hossu, Rusu e Balan, dalle cui mani riceve segretamente l’ordinazione episcopale.
Dal ’54, in seguito alla temporanea scarcerazione dei suddetti presuli, rappresenta a Sighet (con monsignor Chertes) la nuova generazione di vescovi consacrata in clandestinità. Intimato a più riprese di passare all’ortodossia, in base alla testimonianza del comandante del carcere, tale Vasile Ciolpan, pare che un giorno abbia obiettato: “Non capisco come il governo di Bucarest, che fa professione di ateismo, si faccia in tal modo missionario della chiesa ortodossa”. L’ufficiale replicò sarcastico ch’egli non dubitasse di quanto i compagni al governo fossero ferrati in teologia.
Già gravemente debilitato, nell’inverno del ’55 venne isolato in una cella le cui finestre restavano rigorosamente spalancate sui –20 dell’esterno.
Morto dopo cinque giorni, probabilmente assiderato, è sepolto in una fossa comune del “Cimitero dei poveri” di Sighet, nei pressi di Cearda, alla confluenza dei fiumi Izei e Tisa.

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