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Alexandru Rusu, vescovo greco-cattolico martire (1884-1963)

Autore:
Cipriani, Elisabetta
Fonte:
CulturaCattolica.it

Alexandru Rusu è nato a Seulia de Campie, nella provincia del Mures, il 22 novembre 1884.
Ha condotto studi teologici a Bistrata, Blaj e Budapest divenendo dottore in teologia, quindi rettore dell’Accademia teologica di Blaj.
A capo dell’Eparchia greco-cattolica del Maramures (regione della Romania settentrionale, un tempo a maggioranza cattolica) dal 1931, viene eletto metropolita di Blaj nel marzo del ’46, ma la sua elezione non è riconosciuta dal neo-governo comunista di Petru Groza, presso cui ha già fama di strenuo lottatore in difesa dei diritti della Chiesa e della nazione romena.
Arrestato nell’ottobre del ’48, è prima lungamente interrogato nella sede del Ministero degli Interni, quindi trasferito nel carcere di Sighet, dove sopravvive al freddo, alla fame e ad un periodo di isolamento nella famigerata “cella nera”, loculo senza finestre né riscaldamento in cui il detenuto restava incatenato e denudato nella più completa oscurità.
Assieme ai vescovi Hossu e Balan, nel 1956 redige un memorandum di rivendicazione dei diritti della Chiesa romena unita con Roma (greco-cattolica), in seguito al quale è condannato a 25 anni di lavori forzati da scontarsi nel penitenziario di Gherla. Assegnato alla cella sotterranea n.10, vi contrae una grave patologia renale.
Muore nel maggio del ’63. E’ sepolto senza alcuna cerimonia nel cimitero dei detenuti politici di Gherla: inizialmente il tumulo reca un numero identificativo, il 133, poi arato su ordine della Securitate perché non ne restasse traccia.

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