#Alfie svela le due bestie dell'Apocalisse
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Anche oggi la NBQ prosegue la sua meritoria battaglia per Alfie in difesa della vita umana con tre articoli assolutamente da leggere:
• «Anche mia figlia Kaila è morta di fame e di sete a Liverpool»
• A migliaia sono già morti come Alfie: ecco perché
• Alfie, padre Gabriele rispedito in Italia
L’editoriale di Pillon, sempre sulla NBQ, è dedicato alle posizioni sempre più eterodosse di Francesco D’Agostino (presidente dell’associazione Giuristi cattolici), che ha diffuso un suo commento sul caso Alfie riferendosi, fra l’altro, alla ventilazione come a una forma di accanimento terapeutico. Un’affermazione chiaramente falsa.
Conclude Pillon: “Il bambino anglo-italiano non è mai stato sottoposto in alcun modo ad accanimento terapeutico. Una persona della finezza intellettuale di Francesco D’Agostino non poteva non cogliere siffatte sfumature. […] Possibile che non lo abbia capito il presidente D’Agostino? E se lo ha capito, perché scrive cose simili?”
Si può benissimo fare la stessa domanda a tutta la conferenza episcopale inglese. La risposta, purtroppo, è tanto semplice quanto dolorosa, perché in effetti Alfie ha svelato i pensieri di molti cuori. Ecco la risposta alla domanda di Pillon, che può essere capita solamente da chi possiede il dono della fede teologale.
Partiamo dal Magistero di Evangelium vitae (EV) di S.S. Giovanni Paolo II, che insegna cosa c’è in ballo nell’attacco alla vita umana:
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«Il drago si pose davanti alla donna... per divorare il bambino appena nato» (Ap 12, 4): la vita insidiata dalle forze del male. Nel Libro dell’Apocalisse il «segno grandioso» della «donna» (12, 1) è accompagnato da «un altro segno nel cielo»: «un enorme drago rosso» (12, 3), che raffigura Satana, potenza personale malefica, e insieme tutte le forze del male che operano nella storia e contrastano la missione della Chiesa. Anche in questo Maria illumina la Comunità dei Credenti: l’ostilità delle forze del male è, infatti, una sorda opposizione che, prima di toccare i discepoli di Gesù, si rivolge contro sua Madre. Per salvare la vita del Figlio da quanti lo temono come una pericolosa minaccia, Maria deve fuggire con Giuseppe e il Bambino in Egitto (cf. Mt 2, 13-15). Maria aiuta così la Chiesa a prendere coscienza che la vita è sempre al centro di una grande lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Il drago vuole divorare «il bambino appena nato» (Ap 12, 4), figura di Cristo, che Maria genera nella «pienezza del tempo» (Gal 4, 4) e che la Chiesa deve continuamente offrire agli uomini nelle diverse epoche della storia. [...] Proprio nella «carne» di ogni uomo, Cristo continua a rivelarsi e ad entrare in comunione con noi, così che il rifiuto della vita dell’uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo. (n.104 di EV)
Il rifiuto della vita dell’uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo. Il corsivo è nel testo originale di EV, testo che lega inscindibilmente il rifiuto della vita e della sua difesa al rifiuto di Cristo. Il rifiuto di Cristo, per chi ha conosciuto le dolcezze dello Spirito Santo, è l’apostasia della fede. Imperdonabile peccato contro lo Spirito Santo.
Giovanni Paolo II per ricordare alla Chiesa cosa è in atto e quale perverso piano è in opera contro la vita ricorre al capitolo 12 dell’Apocalisse di San Giovanni con il drago che non riuscendo a divorare il Bambino si scaglia contro la Donna, figura sia di Maria Santissima, sia della Chiesa.
Per spiegare questo capitolo mi farò aiutare dal padre domenicano R. Th. Calmel (1914-1975), il quale ha scritto un libricino che, per spiegare l’attualità, vale più di tutti i mass media del mondo. Si tratta del libro “Teologia della storia” edizioni Kolbe reperibile in formato pdf.
Sul destino di questa Chiesa fatta a immagine di Maria e che, come la Madonna, è rappresentata dalla Donna, l’apostolo Giovanni ci svela dei profondi misteri. […] Dalla sua fondazione, la Chiesa ha ricevuto “le due ali della grande aquila” per volare al luogo del suo rifugio; lì è al sicuro fino all’ultimo giorno, assistita dallo Spirito di Gesù, nutrita, riconfortata dal suo corpo e dal suo sangue sotto le specie eucaristiche.
Che cosa fa allora il Drago? Irritato dal proprio insuccesso, recluta alleati per lanciarli contro la Chiesa. Per mezzo loro proseguirà la lotta; una lotta senza respiro che si svolge per quarantadue mesi: in altre parole, per tutta la durata dei tempi storici.
Si apposta sull’arena del mare (12,18). Vede salire dal fondo dell’abisso una Bestia enorme e mostruosa a cui comunica le sue forze e la sua grande potenza; senza indugiare oltre, la Bestia si scatena (13,1-10).
Tradotta correttamente, questa allegoria significa che il demonio si introduce nel potere politico allo scopo di volgerlo contro la Chiesa. Il primo degli imperi da lui utilizzati per l’esecuzione della sua volontà di persecuzione è l’impero romano. San Giovanni lo indica come la Bestia del mare poiché Roma, nei confronti dell’isola di Patmos, sorge sull’altra sponda del Mediterraneo; e, poiché Roma è edificata su sette colli, la Bestia del mare viene rappresentata con sette teste (“le sette teste sono le colline sulle quali è assisa” [Babilonia], 17,9).
Così il demonio si introduce nella città politica al fine di combattere con più efficacia la Chiesa e i santi. Ha incominciato servendosi di Roma, e da allora non ha mai smesso. Dopo la caduta dell’impero, quando si instaurò poco alla volta una cristianità, ossia una città relativamente sana, onesta, retta e sottomessa alla Chiesa, il demonio non fu più in grado, come prima, di servirsi delle istituzioni per porre in atto i suoi disegni; le istituzioni, bene o male, erano conformi alla giustizia e permeate di spirito cristiano. Che cosa faceva allora il demonio? Tentava di distogliere i re e gli uomini dall’ideale di giustizia cristiana che era quello della città. Tuttavia, finché la città, nell’insieme, rimaneva cristiana, non diveniva in quanto tale uno strumento dal demonio; non si identificava con la Bestia del mare. Ma da due o tre secoli a questa parte la città politica ha assunto nuovamente le caratteristiche della Bestia rifiutandosi di riconoscere Cristo e la sua Chiesa, è nuovamente persecutrice, sia apertamente che con sistemi camuffati. Tuttavia, diversa in ciò dalla Roma pagana, la città moderna non è al servizio dell’idolatria ma piuttosto dell’apostasia: un genere di apostasia che all’occasione possiede la capacità di nascondersi sotto definizioni cristiane. Di modo che la Bestia è più pericolosa ora che all’epoca di san Giovanni.
Ma la Bestia del mare non è sola; un’altra l’aiuta, ed è la Bestia della terra (13,11-18). Imperversa ai giorni nostri più che nei primi secoli, al tempo in cui san Giovanni scriveva la sua opera. Nonostante le tregue momentanee, non sarà sconfitta che alla fine del mondo. Questa Bestia della terra, secondo i più autorevoli commentatori, simboleggia i falsi dottori e le false dottrine, le gerarchie con il loro Vangelo deformato, i portavoce dell’apostasia (sia che neghino il contenuto della rivelazione, sia che, con una erudita alchimia, sapiente e ipocrita, lo alterino e lo corrompano pur mantenendo intatte talune apparenze); da due secoli sono venuti a confondere il Vangelo sia con la predicazione di una libertà utopistica e sfrenata, come nel diciannovesimo secolo, sia, come nella nostra epoca, con la predicazione di un incessante progresso e di un’evoluzione indefinita, in direzione di un ultra-umano che sempre si allontana.
È così che si presenta, secondo il dodicesimo capitolo dell’Apocalisse, l’antagonismo fra il Drago e la Donna. Quindi il demonio conduce la lotta non solo in persona, ma anche per mezzo di due ausiliari formidabili: in primo luogo le istituzioni politiche e poi i falsi profeti; da una parte le forze dell’autorità, la legge, il potere politico, dall’altra il prestigio e la seduzione dell’intelligenza, il sistema, i falsi dogmi o l’arte corrotta.
In questo caso, l’arte corrotta dell’Alder Hey Hospital è proprio l’arte medica, infatti, a rigore di termini, la medicina non è scienza, ma è di più, è arte.
Come scritto nell’Apocalisse, nel caso di Alfie, Charlie, Isaiah e tutti i martiri innocente hanno agito le due Bestie: quella politica e quella della falsa religione. Alfie ha rivelato chi sono gli accoliti di queste due Bestie: lo Stato inglese e la conferenza episcopale inglese. Un mio caro amico frate mi ha chiesto: “Ma il Papa prenderà provvedimenti?”. Lo spero per la salvezza della sua anima.
Chiosa finale. P. Calmel ci ricordava che i portavoce dell’apostasia sono quelli che, con una erudita alchimia, sapiente e ipocrita, alterano e corrompono il Vangelo, pur mantenendo intatte talune apparenze. Questo è lo schema che i modernisti usano da sempre, anche in campo morale. Allora, si capisce che le parole del professore Francesco D’Agostino sono la perfetta incarnazione di quanto scriveva p. Calmel sui portavoce dell’apostasia:
«Lottare contro le malattie è più che giusto, è doveroso; accanirsi contro di esse è invece assolutamente sbagliato. C’è nell’accanimento terapeutico - giustamente condannato con fermezza dal Magistero della Chiesa già da Pio XII - accanto all’umanissimo e comprensibile desiderio di ritardare il più possibile la morte di una persona, soprattutto se cara, la pretesa arbitraria, futile e inaccettabile di dominare la nostra natura mortale o addirittura di soggiogarla, grazie alla nostra potenza tecnologica. La tragica vicenda del piccolo Alfie ci ha insegnato quanto sia difficile, anche da parte di menti illuminate, capire che il no all’accanimento non è un no alla vita (un no che va sempre condannato), ma un sofferto sì ad una morte che ci apre la strada verso una vita più vera e più piena di quella biologica».
Le parole del professore, che cita pure Pio XII, sono condivisibili se riferite all’accanimento terapeutico, ma sono invece del tutto fuori luogo se riferite al caso del piccolo Alfie. Quelle parole sono esca che nasconde l’amo d’acciaio del drago infernale, in modo che “piscis gaudet quando hamum non videns escam devorat”. Così, con tali suadenti parole, i cristiani possono mettere a dormire la propria coscienza, rimanere più che soddisfatti e senza la minima inquietudine di fronte alla nostra attuale situazione. Ma la loro soddisfazione non è secondo il volere di Cristo. Essa deriva da un compromesso con il mondo e, in primo luogo, da un rifiuto di guardarlo in faccia per paura di riconoscervi l’opera del demonio e di doversi ricordare della croce di Cristo.
Mentre le tenebre si propagano sulla faccia della terra, si trovano dei preti e dei laici che ritengono che le cose non vadano poi troppo male e che abbiamo torto a inquietarci. Parlano e agiscono come se fossero corazzati, blindati di soddisfazione. E forse, in realtà, lo sono. Che cosa sarebbe necessario per aprire loro gli occhi sull’enormità del peccato, per far andare in pezzi la loro corazza di inebetimento?
Forse nemmeno dire che l’ira di Dio incombe su di loro (Gv 3:36). E su tutti noi…
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia
Andrea Mondinelli