Sacrificio
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Sacrificio
(1986)
Titolo originale: Offret
Fotografia: Sven Nykvist
Musica: "Erbarme Dich", dalla PASSIONE SECONDO MATTEO di J. S. Bach
Musica strumentale giapponese (flauto: Suzo Watazumido)
Canti di pastori di Dalekarlie e Harjdalen
Produzione: Argos Film, Parigi; Svenska Filminstitutet, Stoccolma
colore (Eastmancolor) e B/N
durata: 149'
In quest'ultimo film-testamento ci sono tutti i temi trattati in precedenze: la terra (l'albero impiantato nel terreno e bagnato ogni giorno), il "pazzo di Dio" e il suo angelo (il postino che addirittura viene colpito dall'ala dell'angelo), Bach, Leonardo, la figura del padre, l'Amore.
In Nostalghia il gesto liturgico, il rito di purificazione personale del protagonista era stato l'attraversamento della piscina con la candela; qui, il rito di purificazione assume una portata universale, cosmologica, e si realizza, nuovamente sotto rivelazione del "pazzo", nella ierogamia tra Alexander e Maria, la "strega".
In più compaiono alcuni elementi presi dalla cultura giapponese: l'albero è giapponese, la musica, il kimono indossato dal protagonista; a proposito dello haiku, un genere di poesia giapponese, Tarkovskij aveva scritto: "è impossibile coglierne il significato. […] Chi legge la poesia haiku deve dissolversi in essa come ci si dissolve nella natura…" (da Scolpire il tempo, pg. 98). Non è tanto una simpatia verso una sorta di Buddismo ma un riferimento primordiale (la frase citata è degli anni dello Specchio) a ciò che poi si realizzerà compiutamente con Sacrificio (che è ciò che si è realizzato nella vita stessa di Tarkovskij); il sacrificio, cioè la fedeltà alla vocazione (di artista) che genera una moralità, che genera un uomo vero, un grande uomo; il sacrificio è appunto il dissolversi nella volontà di un Altro per gli altri. Cristo stesso disse: "chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per amor mio, la troverà" (Mt 16,25). Alexander non perderà la vita ma ciò che di più prezioso aveva trovato in essa; lui, "pensatore", perderà l'uso dell'intelletto trasformandosi però lui stesso in un pazzo che è diventato tale per Amore verso Dio, un "pazzo di Dio".
Anche il protagonista del mio film successivo, Sacrificio, è un debole nel senso usuale di questa parola. Egli non è un eroe, ma è un pensatore ed è una persona onesta, capace di compiere un sacrificio in nome di superiori considerazioni. Quando la situazione lo esige, egli non sfugge alle sue responsabilità, non cerca di scaricarle sulle spalle degli altri. A rischio invece di non essere compreso egli agisce non soltanto con decisione, ma anche in maniera terribilmente distruttiva dal punto di vista delle persone che stanno attorno a lui: in questo consiste la particolare acutezza della drammaticità e della giustezza del suo atto. Ma egli tuttavia compie questo atto, oltrepassa il confine del comportamento umano ammissibile e normale, rischiando di essere qualificato semplicemente come pazzo, perché avverte la propria appartenenza al tutto, al destino del mondo, se volete. Ciò facendo egli è soltanto un docile esecutore della propria vocazione quale egli l'ha percepita nel proprio cuore: egli non è signore del proprio destino, bensì un suo servitore, ed è grazie ai suoi sforzi, di cui forse nessuno si accorgerà e che forse nessuno comprenderà, che si regge l'armonia universale… (da Scolpire il tempo, pg. 186).
Appigliandosi al fatto che noi, tutti insieme, ossia l'umanità, stiamo costruendo una certa civiltà, sfuggiamo costantemente ad ogni responsabilità personale e, senza avvedercene, scarichiamo sulle spalle degli altri la responsabilità di ciò che sta avvenendo (da Scolpire il tempo, pg. 193).
Di fronte a una simile catastrofe globale l'unica cosa da farsi e quella più importante è porre il problema della responsabilità personale dell'uomo, della sua disponibilità a compiere un sacrificio spirituale, senza il quale non si può più parlare di un principio spirituale come tale (da Scolpire il tempo, pg. 194).
"Perché papà?" chiederà infine Ometto; la risposta è dentro a quel "principio" che è il Verbo di Dio e quel legno che attraversa gli elementi della natura e i mondi ultraterreni.