Storia della malattia e della cura 3 - Le novità del Medioevo
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L'epoca ellenistica
L’epoca successiva a quella classica greca, cioè l’epoca ellenistica, vede fiorire molte scuole, e la scuola di Ippocrate continua a Roma con Galeno, medico, prima dei gladiatori, poi di molti patrizi e di alcuni imperatori. A Roma molti medici sono di origine greca e il fatto che fossero stranieri creava una certa diffidenza nei loro confronti. Inoltre il medico appariva come colui che si arricchiva sulle disgrazie e le malattie altrui. Questa componente della professione medica si manifesta in modo particolare durante le epidemie: i medici sono i primi a riconoscere un’epidemia, e dunque scappano, per non rischiare di morire. Il giuramento di Ippocrate ebbe infatti grande fortuna solo in epoca cristiana, mentre era praticamente sconosciuto ai contemporanei che non seguivano alcun codice deontologico. Per quanto riguarda i luoghi della cura, nel mondo romano si erano sviluppati i prototipi degli ospedali, denominati “valetudinaria”, che assolvevano il compito, fondamentale per una potenza militare come Roma, di curare esclusivamente i soldati malati o feriti in battaglia,
Oltre a questo luogo, limitato ai soli accampamenti militari, i luoghi in cui si praticava medicina rimanevano sostanzialmente le ricche “domus” per il ceto abbiente e la nobiltà e i templi per la plebe. Dunque abbiamo due modi diversi di curare a seconda del gruppo sociale, cioè l’approccio teurgico e quello naturale.
E questo rimarrà fino al secolo scorso, con le forme di medicina popolare nella campagna
L’approccio alla malattia in epoca medioevale: le svolte apportate dal Cristianesimo.
I testi latini sono trascritti, in epoca medioevale, dai monaci amanuensi, conservati e tramandati all’interno dei conventi. I monaci copiavano i testi in lingua latina e qualcosa in greco (non tutto e facendo numerosi errori, dal momento che non conoscevano più il greco). Poi, nel XIII secolo, sono stati gli Arabi che hanno permesso di tramandare tutte le opere scritte in originale in Greco, senza errori. Dunque nel Medioevo Ippocrate non era conosciuto.
Nell’Alto Medioevo, i conventi avevano un ospizio (da hospes, ospite) dove si ospitavano i malati e i poveri. L’epoca del primo monachesimo, come si sa, è un’epoca di crisi della città, della struttura urbana e di qualunque servizio sociale, l’unico riferimento è rappresentato dai monasteri. Essi colgono e si assumono il compito dell’assistenza al malato, si tratta soprattutto dei malati pellegrini che, nel loro viaggio, caduti ammalati, si fermavano nel convento. Abbiamo, sin dal secolo VI, una assistenza indifferenziata al pellegrino che si ammala o al malato pellegrinante, volta a rimettere in cammino il viator, cioè appunto il pellegrino. Per questo il monastero è anche un luogo di cura (all’interno degli ospizi). Poi ci sono anche le infermerie monastiche, riservate ai monaci che non possono seguire la regola benedettina perché malati. I monaci non si limitano a trascrivere, ma con notevole creatività, studiano, sperimentano e usano medicamenti tratti dalle erbe, scoprono, per esempio, l’importanza terapeutica della corteccia del salice. Nell’’800 esso diverrà l’acido acetilsalicilico, più noto oggi con il nome commerciale di Aspirina. Altra importante scoperta dei monaci è la quella del valore terapeutico dalla pianta denominata Digitalis purpurea, da cui i monaci ricavano un farmaco per rallentare i battiti cardiaci. Queste scoperte sono molto importanti, perché cominciano a entrare in uso alcuni farmaci di origine naturale. Detto questo va precisato che nell’Alto Medioevo si perde di vista la figura del medico che fa solo quella professione, il monaco e coloro che si dedicano all’assistenza non sono infatti medici in senso specifico.
Nel Basso Medioevo rinascono le città , nascono così i primi ospedali e i Lazzaretti per gli appestati e i lebbrosi (si chiamano così perché il loro protettore era Lazzaro, colui che Cristo aveva resuscitato). Anche negli ospedali del Basso Medioevo chi si occupa dei malati non sono tanto medici quanto i religiosi e/o i laici delle Confraternite. Ciò non toglie che l’opera di misericordia verso i sofferenti significhi anche cura. Un segno di questa attenzione alla cura è dato dal fatto che tra XII e XIII secolo inizi la distinzione tra povero e malato e si realizzi una collaborazione tra curatori d’anima e curatori di corpo.