Il “Caso Alagoinha” 11 - La bambina viene trasferita in una località sconosciuta
L'unico mezzo attraverso il quale quell'aborto avrebbe potuto essere eseguito sarebbe stato lo spostamento della madre e della bambina in una località sconosciuta, fino a quando l'aborto non fosse stato consumato. Sapevano che il padre della bambina si opponeva all'aborto, e sapevano anche che in questi casi non si sarebbe potuto legalmente eseguire un aborto contro la volontà anche di un solo genitore.- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Offesi e turbati da ciò che stava succedendo, e dal modo con cui essi e il Sig. Erivaldo erano stati ricevuti all'IMIP, i consiglieri hanno cercato aiuto, dopo essere tornati quella notte ad Alagoinha. Hanno preso contatto con il Vescovo di Pesqueira, alla cui diocesi appartiene la città di Alagoinha, e attraverso di lui sono entrati in contatto con l'assistenza giuridica dell'Arcidiocesi di Recife.
Diversamente da tutto ciò che era accaduto fino a quel momento, queste persone hanno dimostrato un'attenzione totale e, quando hanno capito la gravità di ciò che stava succedendo, hanno cancellato tutti i loro impegni personali, per potersi dedicare pienamente ad aiutare quella famiglia. E dopo questo primo contatto, anche se era già tardi nella notte, queste persone del servizio giuridico della Arcidiocesi si sono messe a loro volta in contatto con medici e altri professionisti nel campo della psicologia, per poter capire bene ciò che stava succedendo.
L'indomani mattina ancora molto presto, l'arcivescovo di Recife era già a conoscenza del caso in tutti i suoi dettagli. Ha chiamato al telefono il Dott. Antonio Figueira, direttore del IMIP, chiedendogli un incontro personale. Ha spiegato al medico ciò che stava accadendo, il fatto che i genitori della bambina avessero una posizione contraria all'aborto, il modo con cui erano stati trattati all'ospedale, il modo con cui la stampa divulgava informazioni scorrette; inoltre voleva sapere quale fosse il vero stato di salute della bambina. Il Dott. Antonio Figueira ha risposto all'arcivescovo che avrebbe chiesto al servizio medico dell'ospedale di sospendere qualsiasi procedimento di aborto finché tutta quella situazione non venisse chiarita, e si è diretto al Palazzo di Manguinhos. Già nel Palazzo di Manguinhos, la residenza arcivescovile, il direttore dell'IMIP ha dichiarato davanti a tutti i presenti che la bambina in realtà non era in imminente pericolo di vita e che, se i genitori non desideravano eseguire l'aborto, lei avrebbe potuto portare a termine la gravidanza, se le fosse stata offerta l'attenzione medica di cui il suo quadro clinico aveva bisogno. All’inizio del pomeriggio il Sig. Erivaldo è ritornato a Recife per incontrarsi con il servizio di assistenza giuridica dell'Arcidiocesi, dove ha firmato un documento di proprio pugno in cui chiedeva la cessazione definitiva dei procedimenti di aborto e la dimissione della figlia dall'ospedale. Ha firmato anche un procura per l'avvocato. La diocesi, da parte sua, aveva individuato un medico e una psicologa che sarebbero andati, insieme con il Sig. Erivaldo, all'IMIP. Il medico si sarebbe incontrato con il personale medico dell'ospedale per capire il vero stato di salute della figlia del Signor Erivaldo, mentre la psicologa si sarebbe incontrata con la madre della bambina. Quando queste persone hanno raggiunto l'ospedale alla fine del pomeriggio di martedì, sono state informate che la madre non era più nell’edificio. Secondo l'IMIP, la madre aveva chiesto la dimissione della bambina e, poiché non c'era nessun rischio imminente di vita, l'ospedale non aveva potuto rifiutare la dimissione. Questa è stata la spiegazione. Però nessuno sapeva dire dove mai fossero andate. La madre era sempre vissuta ad Alagoinha, una città di 20 mila abitanti, non aveva soldi, non sapeva leggere né scrivere, e non conosceva nulla delle grandi metropoli come Recife, una città di 4 milioni di abitanti. Come mai così all'improvviso avrebbe chiesto la dimissione e sarebbe andata immediatamente via? Poco dopo medico, psicologa ed Erivaldo sono stati avvisati che il gruppo “Curumim”, un'organizzazione non governativa che lavora per la legalizzazione dell'aborto, era stato in ospedale, aveva parlato liberamente con la madre della bambina e l'aveva convinta a chiedere la dimissione della figlia. Hanno saputo anche che la dottoressa ginecologa Vilma Guimarães, coordinatrice del Centro di Attenzione alla Donna dell'IMIP e presidente della Società di Ginecologia e Ostetricia di Pernambuco era uscita insieme con la madre e la bambina.
L'ospedale non è stato in grado di fornire il telefono della Dottoressa Vilma. Secondo l'edizione del “Diário de Pernambuco” di venerdì 27 febbraio, la Dottoressa Vilma Guimarães aveva dichiarato alla stampa, anche prima di aver visto personalmente la bambina e quando era solo a conoscenza dei fatti attraverso la stampa, che in situazioni di rischio (come quella) "LA MIGLIOR COSA SAREBBE INTERROMPERE LA GRAVIDANZA".
http://www.diariodepernambuco.com.br/2009/02/27/urbana1_1.asp
Colpisce in questa storia la contraddizione di come, fino a un giorno prima, l'ospedale aveva rifiutato al Sig. Erivaldo ogni possibilità di pensare a una dimissione o alla sospensione dei
procedimenti di aborto, dovuta esattamente al supposto pericolo imminente di vita in cui sarebbe stata la figlia, mentre ora si concedeva la dimissione proprio in base al fatto che non c'era nessun rischio di vita imminente per la bambina. Anche se l'ospedale ha dichiarato che non sapeva nulla del luogo nel quale la madre si sarebbe recata, il fatto è che la dottoressa coordinatrice del Centro di Attenzione alla Donna dell'IMIP era uscita con lei, e quindi il coordinamento dell'Ospedale sapeva dove sarebbero andate. Il coordinamento dell'IMIP sapeva che in pochi minuti sarebbe arrivato il padre della bambina, insieme con il suo avvocato, un medico e una psicologa, che non avrebbero potuto essere ingannati, come avevano fatto due giorni prima con il Sig. Erivaldo, e come certamente avranno fatto con la madre della bambina. Hanno deciso dunque che l'unico mezzo attraverso il quale quell'aborto avrebbe potuto essere eseguito sarebbe stato lo spostamento della madre e della bambina in una località sconosciuta, fino a quando l'aborto non fosse stato consumato. Sapevano che il padre della bambina si opponeva all'aborto, e sapevano anche che in questi casi non si sarebbe potuto legalmente eseguire un aborto contro la volontà anche di un solo genitore.