Quattro chiacchiere su Matrix

"Matrix non è in grado di dirti chi sei (...)"
Autore:
Pagani, Pietro
Fonte:
CulturaCattolica.it
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"Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione.
Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto."

Da Moby Dick o la balena di Herman Melville
[Edizioni Adelphi con l'ottima ed insuperata traduzione di Cesare Pavese]

Poche parole, dopo di queste, hanno saputo descrivere con altrettanta intelligenza e completezza la situazione dell'uomo contemporaneo: la realtà e l'io chiamato a viverla sono luoghi ultimamente incomprensibili. Da qui la necessità seppur affaticata di rintracciare il senso, l'orizzonte ultimo del proprio essere e del proprio agire: è imperativo mettersi "in mare al più presto".
L'intuizione che nasce dalle parole di Melville, l'ho scelta come termine di paragone costante: ogni volta che la intravedo in un libro, in un quadro, in un film o in un brano musicale, a quell'oggetto mi affeziono.

Tra gli anni '80 e '90 una parte della produzione cinematografica, principalmente made in USA, si è rivolta al fumetto per elaborare prodotti più o meno riusciti (1).
Nel 1982 J. Milius gira Conan The Barbarian con A. Schwarzenegger (2): interpretazione, sceneggiatura, costumi, colonna sonora e fotografia hanno dato vita ad un piccolo capolavoro, anche se di genere. Nella pellicola (cosa non nuova per Milius) certe dinamiche emergono e con chiarezza: "…che divinità adori?…" è una delle domande centrali che il protagonista pone ai personaggi che incontra e a se stesso… Il mondo caotico di Conan può trovare ordine e bellezza non solo attraverso la "forza" del protagonista… (3).
Seguirono poi i quasi interminabili film ispirati a Batman, l'uomo pipistrello. Batman (1989) e Batman - Il Ritorno (1992), girati da Tim Burton che avevano come protagonista M. Keaton; i seguiti firmati da Joel Schumacher, Batman Forever (1995; protagonista Val Kilmer) e Batman e Robin (1997, con George Clooney). Tutti quanti prodotti sicuramente interessanti dal punto di vista degli effetti speciali e della fotografia; peccato che i registi abbiano lavorato sul Batman "classico" e non abbiano avuto il "coraggio" di dare spazio alla "nuova" fisionomia (sicuramente più interessante) del "pipistrello" che gli autori del fumetto hanno ridefinito nell'ultimo ventennio. Batman è stato trasformato in un vero e proprio "antieroe". Pessimismo, delusione, un pizzico di cattiveria e di sadismo caratterizzano oggi il Batman delle strisce americane. In questo modo Bruce Wayne è stato capace di diventare "vero eroe": cosciente dei propri limiti e della propria fatica; ribelle nei confronti del suo personaggio che per decenni ha dovuto sottostare alle leggi dell'eroe/uomo americano (sempre all'altezza della situazione, impossibilitato a fidarsi di altri che di se stesso, giudice indiscusso nella nera Gotham City della nera anima dei suoi nemici); "eroe assoluto" dunque, fino alla scoperta, drammatica, che anche lui possiede un'anima… nera. Come non soffrire per questo, come non essere stanchi, come non diventare violenti se l'unico tribunale coincide con la propria dolorante coscienza? Se sugli schermi avessero portato questo Batman certamente mi sarei affezionato ai film…
Nel 1990 esce Dick Tracy per la regia di W. Beatty: il film, nonostante un cast d'eccezione (W. Beatty nel ruolo del protagonista, Madonna, J. Caan, A. Pacino…) non riesce ad essere se non una brutta copia del fumetto di riferimento, che già non brillava di spessore ed intelligenza, figuriamoci ridotto nel tempo limitato della pellicola.
Russell Mulcahy già regista dell'interessante Highlander (1986), nel 1994 sforna L'uomo ombra (A. Baldwin e T. Curry), ma non temete, se non lo avete visto non avete perso nulla.
Per chiudere gli esempi due parole sul "terzo millennio" che, per quanto si preannunci prolifico, non ha ancora superato la soglia del deludente. Nel 2000 B. Singer ci propina il suo X-Men (ho visto puntate di Melrose Place molto più avvincenti…); nel 2002 vedono la luce Daredevil di M. S. Johnson e lo Spiderman di S. Raimi, pellicole "superiori" ai fumetti solo grazie al movimento e agli altri effetti speciali; nell'anno 2003, visto che mancava, è arrivato Hulk di A. Lee e in verità ne avrei fatto volentieri a meno.
Nel frattempo (1999) Larry & Andy Wachowski propongono The Matrix.
La confezione del film è perfetta, con degli ottimi effetti speciali e delle impressionanti coreografie in cui si innestano l'interessante contrapposizione tra il mondo reale e quello della Matrice, e la presa di coscienza del proprio ruolo e delle proprie capacità: insomma, per me un bel film. Della lunga serie di prodotti di tale genere Matrix è, a mio parere, quello meglio riuscito, anche perché sia nei film (4) che nel fumetto è possibile rintracciare l'intuizione di "Moby Melville Dick"…
In Matrix il mondo reale è celato agli occhi e alla coscienza degli uomini.
La Matrice ha creato una realtà virtuale che illude: gli esseri umani dormono e sono mantenuti in vita solo in quanto alimento/energia delle macchine (uomini coltivati ed una volta morti, liquefatti per nutrire i vivi). Le percezioni e le "esperienze" sono indotte: lavoro, famiglia, conoscenze, cibo, pensieri e sensazioni che si provano sono tutti artifici… Ecco la premessa alla storia: l'uomo esiste perché un demiurgo malvagio se ne deve nutrire e la natura delle cose non è quella che appare. "Ammira la sua bellezza e genialità (quella del mondo virtuale): miliardi di persone che vivono le loro vite inconsapevoli".
È a questa "regola" che il protagonista Thomas Anderson (K. Reeves) non riesce ad obbedire: soffre di insonnia, è un disadattato, il suo lavoro ordinario ed il suo pagare le tasse sono una copertura alla sua seconda vita: quella di un hacker ricercato che si fa chiamare Neo. Personaggio da subito interessante, Neo, è caratterizzato da un'ossessione: qualcosa, nella sua esperienza, gli sfugge, "non quadra"… E all'improvviso una notte sul suo computer un messaggio: "Knock Knock Neo; The Matrix Has You…" Rivelazione e chiamata allo stesso tempo: inizia così il rapporto con Morpheus, Trinity e gli altri "terroristi cibernetici" che porterà Neo a porsi la giusta domanda (inizio della vera presa di coscienza): "Cos'è Matrix?". Da qui la scelta di opporsi alla schiavitù con cui la Matrice ha soggiogato gli uomini; da qui l'inizio del tortuoso cammino per uscire dalla "(…) prigione che non ha mura, che non ha odore... una prigione per la tua mente, Neo (…)", come gli rivelerà in seguito Morpheus. E già questo basterebbe a rendere interessante la storia, ma c'è altro…
Il tema della "perfezione/imperfezione" ad esempio.
In un primo livello la "perfezione" non è del mondo creato dalla Matrice: "(…) Il primo Matrix era stato programmato per essere un mondo umano ideale: fu un disastro, nessuno si adattò a quel programma; interi raccolti andarono perduti. (…) Non credo che fosse un semplice errore di programmazione, è che il genere umano, come specie, riconosce come propria una realtà di miseria e sofferenza e quello del mondo ideale era un sogno dal quale il primitivo intelletto degli uomini cercava di liberarsi…" (7). Come non considerare allora che la natura umana non ha nulla a che spartire con l'idea astratta di perfezione? La Matrice non riesce a definire quale sia il vero oggetto del desiderio dell'uomo, può solo rilevare che la non corrispondenza tra oggetto e desiderio genera insoddisfazione, rifiuto, morte… poiché "Matrix non è in grado di dirti chi sei (…)" (8).
Va da sé che, anche nel secondo livello (quello della sceneggiatura), la "perfezione" non è rintracciabile; il mondo di Matrix porta in sé una serie di paradossi: fascino ed esagerazione; premonizioni e pezzi di realtà; fantasie senza limiti e brandelli di umanità. È interessante come, per quanto ci si sforzi di "creare" ed avendo a disposizione infinite possibilità fantastiche, non si riesca mai ad immaginare qualcosa di veramente differente da quello che siamo o che conosciamo, e che dunque non porti in sé il germe della finitezza, del limite…
Altro spunto interessante potrebbe essere il tema della "libertà".
Matrix mostra che neppure la presa di coscienza basta a liberare la ragione e la vita dai limiti che si possiedono (primo tra tutti quello originale, meglio definito dal temine "peccato"): esempio nel film ne è la figura di Cypher che, pur avendo coscienza di che cosa sia Matrix, tradirà i suoi compagni (e se stesso) consegnando Morpheus alle macchine. Il prezzo (assai interessante come idea) del tradimento lo fisserà lui stesso: "(…) voglio essere ricco e famoso… un attore… Ma non voglio ricordare nulla…" Anche qui una "intuizione felice": il prezzo da pagare, per la costruzione artificiale del proprio io è la dimenticanza della realtà… L'alternativa alla fatica della lotta a Matrix è l'oblio… Gli autori di Matrix hanno saputo ricordarci una delle leggi fondamentali dell'esistenza: poter ritrovare se stessi, ovvero essere liberi, ha come condizione una lotta, una fatica; ma non solo: senza l'evidenza dello scopo tale lotta non dura nel tempo.
Ed infine (ma solo per questioni di spazio…) non si può non ricordare il tema della "fede".
La fede nel film è un moto primario: che sia in uno scopo elevato (Morpheus alla ricerca dell'Eletto che dovrà liberare il mondo dalla Matrice) o in un vicino amore (quello di Neo per l'affascinante Trinity) poco importa (ciascuno vede, guarda ed opera con la misura di cui è capace), ciò che importa (a me) è il "peso" (o la non censura) che a tale moto nella pellicola si dà.
Coraggiosa scelta quella di inserire, in un mondo di razionalismi e macchine, un protagonista come Morpheus che è caratterizzato da un carisma oggettivo (è uno dei comandanti della resistenza più autorevoli e stimati) e da una forza di coinvolgimento dei propri uomini nella guerra alla Matrice, che sorgono oggettivamente dalla convinzione (che qualcuno definirebbe quasi fanciullesca) dell'esistenza dell'Eletto e della realizzazione di una profezia che darà esito positivo alla lotta degli uomini contro le macchine. Il moto della fede in Morpheus genera forza, intelligenza, spirito di sacrificio ed umanità e attualizza, con i suoi atti, un assunto che non mi lascia indifferente: "l'uomo ha bisogno di credere…"

Note

1. Vorrei ricordare un esperimento di tendenza inversa. Nel 1972, attraverso la regia di Sydney Pollack, la sceneggiatura di E. Anhalt / J. Milius e l'interpretazione (magnifica) di Robert Redford, arriva sugli schermi cinematografici il film Corvo rosso non avrai il mio scalpo (titolo originale Jeremiah Johnson). Tratto dal romanzo "Mountain Man" di Vardis Fisher e dal racconto "Crow Killer" di Raymond W. Thorp, questo film (a cui sono molto affezionato) ha ispirato la famosa serie di fumetti western di Berardi e Milazzo Ken Parker.
2. Avrà anche un seguito: Conan the Destroyer per la regia di R. Fleischer del 1983, nemmeno lontanamente paragonabile al primo episodio.
3. J. Milius affronta il tema del senso ultimo dell'agire dell'eroe in molti dei suoi film; cfr. Il vento ed il Leone (1975), Un mercoledì da leoni (1978); il già citato Conan il barbaro e Rough Riders (1997).
4. Mi riferisco al primo ed al secondo film di di Larry & Andy Wachowski… il terzo non l'ho ancora visto e penso che aspetterò di poterlo noleggiare…
5. E pensare che alle superiori avevo un professore di letteratura che fondava tutta la sua visione del mondo, e tutta la sua "ragione", su di una premessa simile - l'uomo è sulla terra e Dio lo guarda come se stesse davanti alla TV - povero Prof. Fanizza…
6. Cfr. "The Matrix": Il dialogo tra l'agente Smith e Morpheus, quando quest'ultimo viene catturato.
7. Ibidem.
8. Cfr. Primo dialogo tra Trinity e Neo.