“Padrone della vita...” 5 – Eutanasia: il patibolo del futuro

"Il fine giustifica i mezzi". Una bella giustificazione, pensò, che gli permetteva di fare quasi tutto. Gli veniva in mente la fredda, logica conclusione di Ivan Karamazov: senza Dio, ogni cosa è permessa. Ma oggi Dio e Dostoievski sono cose superate, o almeno lo sembrano, si ricordò.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Robert Silverberg è persona colta e nel suo romanzo trovano spazio numerosi riferimenti importanti per la questione “eutanasia come controllo della popolazione”: ci sono Darwin, Hitler e Stalin, Machiavelli e i fratelli Karamazov. Proprio nella pagina d’inizio il Piano di Controllo è paragonato al “pubblico patibolo di qualche secolo prima”: la ghigliottina del Terrore giacobino. Giacobini che tengono le masse umane in stato di minorità: “I dittatori erano necessari, pensò Walton... L’umanità, senza dittatori, non avrebbe mai potuto andare avanti neppure d’un passo”. Walton “per il bene dell’umanità” diventa sempre più duro e disumano: “Strappò un foglio di carta dal suo blocco d’appunti e scrisse un breve motto: ‘Il fine giustifica i mezzi!’. Con questo motto come guida, si preparò a iniziare il lavoro”. I soprassalti di rimorso vengono soffocati: “In quanto al sotterfugio dei caleidovortici (i messaggi subliminali per ipnotizzare le masse, ndr)... quello, pensò Walton, era un colpo sotto la cintura, era evidentissimo. Ma lui aveva deciso che tutti i mezzi dovevano essere leciti, nel corso dell’attuale crisi. Ci sarebbe stato tempo per la morale dopo...” E ancora: “'Il fine giustifica i mezzi'. Una bella giustificazione, pensò, che gli permetteva di fare quasi tutto. Gli veniva in mente la fredda, logica conclusione di Ivan Karamazov: senza Dio, ogni cosa è permessa. Ma oggi Dio e Dostoievski sono cose superate, o almeno lo sembrano, si ricordò. Dio è oggi un giovanotto magro, con un ufficio al ventinovesimo piano del Cullen Building (la sede del Piano per il Controllo della Popolazione, ndr)... e in quanto a Dostoievski, sapeva soltanto scrivere dei libri, e perciò non avrebbe mai potuto essere di grande importanza, lui”. Ecco qui evidentissima l’hybris dell’uomo senza Dio: diventare “padrone della vita, padrone della morte” al posto del Creatore. Il buon senso del popolo (‘Non abbiamo più il popolo dalla nostra parte, Lee’... ‘Non l’abbiamo mai avuto, se è per questo’) lo coglie senza esitazioni: “...Stabiliremo un controllo rigido per decidere chi deve vivere e chi no”, afferma uno degli Herscheliani, estremizzazione radicale del potere. “E chi sarà a stabilire questo controllo? Lei?” Come affermava C. S. Lewis nel suo aureo libretto “L’abolizione dell’uomo”, la Razza-Padrona dei Condizionatori, che si accingesse a produrre lo stadio finale dell'Umanità, liberandosi dal passato e quindi dalla Tradizione, non creerebbe affatto uomini: abolirebbe gli uomini... Un essere puramente biologico sarebbe l'esito finale di questo tipo di storia umana. Il romanzo di Silverberg, pur nella sua ambigua ideologia, è una agghiacciante parabola del nostro futuro non così remoto.