Eutanasia: a che cosa servono i vecchi? - 2
Come sempre, le opere di questo genere aiutano in qualche modo ad entrare nelle problematiche di attualità.- Autore:
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Tra spinte malthusiane ed individualismo radicale
Il racconto “L’esame” di R. Matheson pone a tema, con cinquant’anni di anticipo, una serie di questioni sulla vita e sulla morte divenute oggi di estrema attualità. Nella società futura ipotizzata da Matheson (e collocata nel 2003, quindi già passata rispetto a noi) è possibile eliminare legalmente gli anziani. Ci sono due modalità per farlo: la “Domanda di eliminazione”, diretta e brutale, oppure il “Test”, apparentemente più neutrale e “scientifico”: è come l’esame per rinnovare la patente, se non lo superi non puoi più guidare.
Ci sono due motivazioni nella nuova legislazione che permette l’eutanasia (attiva) anche dei vecchi non consenzienti: in primo luogo quella di tipo sociologico. Sovrappopolazione, abbassamento del tenore di vita, scarsità dei raccolti... Parafrasando una vignetta satirica degli anni dell’aborto (che diceva: “La disoccupazione aumenta. E’ ora di legalizzare l’aborto”) si potrebbe sintetizzare: “I pensionati aumentano. E’ ora di legalizzare l’eutanasia”.
Ma Les, il figlio di Tom Parker protagonista del racconto, sa benissimo che quelle motivazioni sono solo l’aspetto giustificatorio, di alibi scientifico dietro cui si nasconde la vera radice culturale: “La legge era passata perchè la gente non voleva pesi morti in famiglia, perchè tutti volevano vivere la loro vita”. E’ l’individualismo radicale divenuto ormai la religione dominante: mancano i legami tra persone, la condivisione del dolore, la ricerca di un senso. “Siccome il dolore non ha senso, la vita diventa indegna a causa della malattia e l’eliminazione è una pura soluzione” (in “La mistica dell’abbandono”, Tempi 5/10/06).
Nel racconto, Les si trova drammaticamente in mezzo al guado: non è ancora un Mutante come stanno diventando i suoi figli (“La morte del loro nonno non gli fa né caldo né freddo, pensò amaramente Les, non gliene importa assolutamente niente... Del resto, perché dovrebbe importargliene? si disse; non è ancora venuta la loro volta. Perché costringerli a pensarci? Toccherà anche a loro, e fin troppo presto”). Anziché di un patto solidale, amoroso tra generazioni, siamo qui in presenza di un conflitto generazionale crudele, da “homo homini lupus”, simile a una licenza di uccidere monodirezionale (per ora). Les però “malgrado la sua educazione morale, malgrado i princìpi cristiani inculcati in lui fino dall’infanzia” oscilla tra l’amore filiale e il calcolo egoistico, si odia per questo, è lacerato fino alle fibre più intime. La moglie è più fredda e spietata, desidera l’eliminazione del nonno, ma questo introduce una drammatica separazione anche col marito: “...sentì il braccio di Terry stringersi attorno a lui, come se cercasse di manifestargli il suo amore con quel gesto, perché d’amore non si poteva parlare”. La logica dell’egoismo è irrefrenabile, la divisione tra gli uomini teorizzata nell’eutanasia non ha confini e travolge tutto. Matheson sottolinea i “princìpi cristiani” come ultima (fragile, se non alimentata) barriera alla devastazione: è proprio quello cui stiamo assistendo oggi, solo la Chiesa si fa paladina dell’umano. Mentre ambedue le specie di motivazioni dell’eutanasia, quelle sociologiche e quelle culturali, sono disumane nella loro radice.
Come ci si sente a ottant’anni?
“Les rimase a guardare suo padre in silenzio... vedeva chiaramente le linee sottili e rosse dei capillari rotti sotto la pelle delle guance. Guardò quella pelle secca, rugosa, giallastra, chiazzata dai disturbi di fegato. Ottant’anni, pensò; come si sente un uomo quando ha ottant’anni?”
Tom Parker è un uomo fiero, appartiene ad una generazione in cui la sanità mentale ed umana è più diffusa e normale. Inizialmente sembra sottomettersi alle nuove disposizioni di legge, pur covando dentro di sé un grande risentimento (“Non sarebbero riusciti a fregarlo, domani: era più in gamba lui di quegli assassini e della loro maledetta legge”). Si prepara all’esame ma una crepa insanabile si è insinuata nel rapporto con i familiari: “Ci avete pensato voi a fare in modo che... che...” Nella sua mente si fa strada una soluzione che sembra salvare la sua dignità offesa: anziché recarsi all’esame va in farmacia e si fa dare delle pastiglie mortali. In questo modo (“fanno tutti così” dice Les) la società del Test diventa una società del suicidio incoraggiato: l’uomo apparentemente afferma sé stesso, in realtà si inchina ai desideri del Potere: eliminare comunque i vecchi dal contesto sociale. Questo gesto romanticamente eroico non è altro che una resa solo apparentemente dignitosa. E quel silenzio che conclude il racconto è segno di una sconfitta generale. Non c’è più nulla da dire, sembra volerci comunicare lo scrittore, “No one was saved” (The Beatles, Eleanor Rigby).
(2- continua)