Parte Seconda: L'abolizione dell'uomo
Dall'opera di C. S. Lewis un grave ammonimento, ricordando ciò che disse De Lubac: "Non è vero che non si può costruire una società senza Dio; quello che è vero è che la si costruisce contro l'uomo"- Autore:
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La descrizione più allucinante di una società che si è impadronita in modo perfetto delle tecniche di manipolazione della vita umana risale al 1932; è il famosissimo Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley.
Uteri di vetro foderati di peritoneo di scrofa accolgono gli embrioni dei futuri schiavi del Potere: uomini-isola senza famiglia e senza storia, già predeterminati alla classe sociale (Alfa, Beta, Gamma, Delta, Epsilon), già condizionati al futuro lavoro.
E' tramontato l'uomo-dono ("mamma" nel mondo nuovo è una parola oscena) per lasciare il posto all'uomo-prodotto, al puro fattore biologico. Non a caso l'educazione di questa società è basata su riflessi condizionati e su automatismi appresi tramite ipnosi; del rapporto umano si è perso anche il concetto.
In una luciferina e rabbiosa sfida, l'uomo si autoproclama "Signore della Creazione".
Ed ecco così l'ultimo atto: la manipolazione genetica, la scorciatoia per giungere all'Uomo Nuovo senza passare dal cambiamento del cuore.
L'uomo diviene oggetto di esperimento per se stesso, tenta di gonfiarsi a Superman, di decidere il destino della stirpe. Ecco nascere il Mutante: un uomo-non-più-uomo. Ma l'antico tarlo (la sfida di Prometeo) rode nel fondo.
"Se fossi un credente" disse d'un tratto il pilota "chiamerei tutto questo un caso di vendetta divina."
"Eh?" fece Chatvieux.
"Pare che siamo stati abbattuti a causa di... si dice hubris? Orgoglio? Arroganza?"
"Hybris" corresse Chatvieux.
"Ci vuole una buone dose di presunzione per pensare di seminare uomini, o qualcosa che somigli agli uomini per lo meno, in su e in giù per le Galassie."
"Non è vero che noi fabbrichiamo uomini. Noi li adattiamo, li condizioniamo in modo che possano vivere sui pianeti simili alla nostra Terra, senza averne a soffrire."
Questo dialogo tra due scienziati precipitati su un pianeta alieno col loro carico di embrioni condizionati, è tratto da Il seme tra le stelle di J. Blish.
La lingua batte dove il dente duole: hybris, orgoglio, arroganza: l'uomo capisce di arrogarsi un potere non suo, di farsi demiurgo di una parodia della Creazione. E' l'esperimento chiamato "Pantropia", ossia "Cambiamento totale": un progetto rischiato sulla pelle degli altri, per creare l'uomo-protozoo, l'uomo-scimmia, l'uomo-foca...
Le motivazioni apparentemente umanitarie della "Pantropia" (permettere alla specie umana di sopravvivere tra le stelle) nascondono una concezione sottilmente totalitaria: i "Condizionati" infatti non possono esprimere il proprio parere; sono strumenti di altri, manipolati in nome della Causa.
E non a caso la "Pantropia" si conclude con l'emarginazione dei "Condizionati", dei Diversi: un nuovo razzismo è in agguato verso i Mutanti.
Il vero problema però di questi "cambiamenti totali" basati sulla manipolazione genetica dell'uomo è un altro: coloro che decidono la forma della nuova umanità, quale immagine di uomo instilleranno nei loro prodotti? Sarà ancora un uomo, questo "uomo nuovo"?
C. S. Lewis, nel finale del suo libro L'abolizione dell'uomo, risponde senza esitazioni: la Razza-Padrona dei Condizionatori, che si accingesse a produrre lo stadio finale dell'Umanità, liberandosi dal passato e quindi dalla Tradizione, non creerebbe affatto uomini: abolirebbe gli uomini, poiché strapperebbe loro i desideri e le istanze che fanno di un uomo una sete di infinito. Un essere puramente biologico sarebbe l'esito finale di questo tipo di storia umana.
Non resta così che l'uomo-insetto, schiavo del collettivo, privo di misericordia e docile strumento di invasione del mondo. In tal modo il desiderio di diventare Superuomini finisce miseramente nell'imbestiamento più totale.
Solo un'apertura al senso religioso, al senso della nascita potrebbe consentire all'umanità di fermarsi sull'orlo dell'abisso e di gettare, come Frodo ne Il Signore degli Anelli, l'anello malefico del Potere nella bocca del vulcano. "Fare una scoperta scientifica è una cosa grande, ma non farla è una scoperta grande al quadrato" diceva il vecchio genetista de La formula dell'immortalità di Dneprov, ritraendosi con orrore di fronte alle sue stesse invenzioni. Ma l'umanità del Duemila è già molto al di là di questa soglia fatale.