“Padrone della vita...” 4 – Umanità vs Persona: un falso dilemma
"Io amo l’umanità, sono gli uomini che non sopporto”, diceva Lucy nei “Peanuts” di Schulz.- Autore:
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“Questo è un lavoro per uomini senza cuore. Poppy (Piano per il Controllo della Popolazione) è l’organizzazione più crudele che mai l’uomo abbia creato e approvato con una legge”.
Il romanzo di Silverberg, concepito mentre negli USA dominava la cosiddetta “fantascienza sociologica”, è una specie di “summa” delle problematiche legate alla questione demografica. All’inizio l’accento è posto sul controllo della popolazione, mentre man mano che la storia si complica entrano in gioco fattori più connessi coi viaggi nello spazio (uscire dalla Terra renderebbe superflui sia l’aborto che l’eutanasia! Questo la dice lunga sulle supposte motivazioni umanitarie di tali pratiche, comunque presentate nel romanzo come eugenetica pura: “Ma perché trasmettere dei morbi tremendi alle generazioni che ancora dovevano nascere? Perché permettere a un adulto idiota di sporcare il mondo con una progenie subnormale? Perché costringere un uomo malato di cancro incurabile a trascorrere giorni e mesi e anni di sofferenza ineluttabile, consumando del cibo prezioso e delle cure preziose e dello spazio prezioso? Spiacevole? Certo. Ma il mondo aveva votato quel progetto”).
Lo scrittore, assumendo il punto di vista del protagonista, ne condivide le oscillazioni e la debole, irresoluta incapacità di giudizio. D’altra parte, chi sono gli antagonisti di questo Piano Mondiale, considerato dall’ONU indispensabile per il futuro dell’umanità?
Da una parte i ricchi latifondisti riuniti in associazione segreta di congiurati: odioso simbolo del potere economico dei privilegiati, essi riescono a mettere sassi negli ingranaggi di Poppy, ma vengono sconfitti e spietatamente eliminati. Dall’altra parte gli “estremisti” herscheliani: radicali che chiedono, citando “l’immortale Darwin” di liberare il mondo da coloro che “non sono degni di sopravvivere”. E quindi “l’adozione immediata della sterilizzazione degli umani non perfettamente sani, un controllo delle nascite obbligatorio, con pena di morte per i trasgressori, e mezza dozzina di altri rimedi radicali per il problema della sovrappopolazione”. E’ solo questione di gradi, non di qualità della proposta: infatti Silverberg commenta: “Benché le loro teorie non fossero errate, l’opinione pubblica, ovviamente, non poteva sopportarli”. Ovviamente: si dà per scontato che il popolo sia ancora in grado di cogliere l’odiosità dei provvedimenti contro la vita:
“Walton ricordava il giorno in cui le Nazioni Unite avevano finalmente concesso la loro approvazione, avevano scatenato il Centro, il Piano per il Controllo della Popolazione, come una belva feroce e famelica in un mondo troppo sbalordito per reagire... E poi le sei settimane successive, durante le quali l’odio si era formato ed era continuato a crescere. Nessuno amava Poppy”. Ma il nostro protagonista è convinto di stare “nel giusto mezzo”. Fedele al motto: “Se vuoi conservare la ragione, pensa a quella gente come a pedine su una scacchiera, non come a esseri umani, mai, in nessun caso”, Roy Walton rimane sempre più isolato nella sua torre di comando, senza preoccuparsi mai dei suoi vicini, senza mai sospettare l’esistenza di una vita di comunità. E quale è il giudizio dei suoi collaboratori sugli uomini? “Sette miliardi di idioti, di deficienti integrali!”. L’importante è pianificare tutto, per poter manovrare i cittadini della Terra. Dal momento che “il fine giustifica i mezzi” (pensa Walton) non è poi così grave, solo per una volta, usare messaggi subliminali per convincere la gente. Ma quale è il fine? Salvare l’umanità, cioè i sette miliardi di idioti e deficienti integrali, dalla sovrappopolazione. Il gioco mostra la corda: “Io amo l’umanità, sono gli uomini che non sopporto”, diceva Lucy nei “Peanuts” di Schulz.