Il padrone del mondo 14 – Le radici culturali dell’Umanitarismo
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Nel 2003 Roberto Filippetti diede alle stampe per i tipi di Itaca un volume composito, dal titolo “Fiabe d’identità”. In esso l’Autore dedicò un ampio e approfondito capitolo a “Il padrone del mondo” di R. H. Benson, riassumendone mirabilmente le tematiche con citazioni illuminanti. Al termine della sua esegesi, Filippetti collocò una scheda culturale di grande importanza: “Radici filosofiche della ‘Religione dell’Umanità’”. Il pregio di tale contributo consiste nel fatto che si pongono in evidenza delle dinamiche del passato che sono all’origine dell’Umanitarismo. Pertanto tale concezione filosofica non spunta come un fungo nel bosco dopo la pioggia, ma vanta antenati illustri cui forse non si è dato il doveroso rilievo.
Filippetti prende l’avvio dalla spaccatura avvenuta tra i discepoli di Hegel (filosofo tedesco morto nel 1831): a una “destra” che tenta di conciliare l’Hegelismo con la fede cristiana, fa riscontro una “sinistra” (i cui massimi rappresentanti sono Bauer e Feuerbach) che reputa la religione come un mito, Gesù come un simbolo e la coscienza religiosa come un’alienazione da cui liberarsi.
Feuerbach nel suo saggio “L’essenza del Cristianesimo” (1841) sostiene: “La svolta storica sarà il momento in cui l’uomo prenderà coscienza che il solo Dio dell’uomo è l’uomo stesso. Homo homini Deus”. L’adorazione va quindi rivolta all’Umanità.
Filippetti accosta poi queste tesi a quelle del francese Saint-Simon (1825 - fautore di “una nuova religione, laica e progressista, i cui sacerdoti saranno gli scienziati”), e di A. Comte, fondatore della sociologia: il nuovo Dio è l’Umanità. Riprendendo l’episodio della Rivoluzione francese in cui la “Dea Ragione” era stata intronizzata a Notre Dame (1793) Comte preconizzava un futuro in cui Notre Dame sarebbe diventata il tempio del suo nuovo vangelo.
Filippetti conclude: “L’umanitarismo positivista è l’ideologia congeniale alla società industriale avanzata, la quale… si preoccupa del “come” della realtà e impone di non chiedersi il “perché”… L’individuo deve dissolversi nella collettività, guidata scientificamente dai sapienti; non è ammesso il dissenso del singolo”.
Sono impressionanti i riscontri che nel romanzo “Il padrone del mondo” si possono ravvisare rispetto a queste posizioni filosofiche, del resto ben note a Benson. E altrettanto evidenti sono gli influssi di tale pensiero sulla mentalità oggi dominante.