Il padrone del mondo 8 - La chiave di lettura di Papa Francesco
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Un’altra chiave di lettura: il primo libro dei Maccabei
Papa Francesco ci offre quindi una nuova chiave di lettura del romanzo (dopo quella presentata nella sesta puntata di questo articolo, che faceva notare la perfetta specularità delle “due città” del futuro: quella di Dio e quella dell’umanitarismo scientista): il parallelo con la situazione del popolo ebreo che, di fronte ad Antioco IV Epifane re di Siria (già presentato nel libro biblico del profeta Daniele come un’incarnazione storica dell’anti-Dio; circa 175 a. C.) tradisce l’Alleanza con Jahvé: l’apostasia.
Ma lasciamo la parola a Papa Francesco, nella cronaca de “L’Osservatore Romano”:
Il Pontefice ha avviato la sua riflessione commentando la lettura tratta dal primo libro dei Maccabei, «una delle pagine più tristi nella Bibbia» ha commentato, dove si parla di «una buona parte del popolo di Dio che preferisce allontanarsi dal Signore davanti a una proposta di mondanità». Questa mondanità nasce da una radice perversa, «da uomini scellerati capaci di una persuasione intelligente: “Andiamo e facciamo alleanza con i popoli che ci stanno intorno. Non possiamo essere isolati” né fermi alle vecchie nostre tradizioni. “Facciamo alleanze perché da quando ci siamo allontanati da loro ci sono capitati molti mali”». Questo modo di ragionare, ha ricordato il Papa, fu considerato buono tanto che alcuni «presero l’iniziativa e andarono dal re, a trattare con il re, a negoziare». Costoro, ha aggiunto, «erano entusiasti, credevano che con questo la nazione, il popolo d’Israele sarebbe diventato un grande popolo». Certo, ha notato il Pontefice, non si posero il problema se fosse più o meno giusto assumere questo atteggiamento progressista, inteso come un andare avanti a ogni costo. Anzi essi dicevano: «Non ci chiudiamo. Siamo progressisti». È un po’ come accade oggi, ha notato il vescovo di Roma, con l’affermarsi di quello che ha definito «lo spirito del progressismo adolescente» secondo il quale, davanti a qualsiasi scelta, si pensa che sia giusto andare comunque avanti piuttosto che restare fedeli alle proprie tradizioni. «Questa gente — ha proseguito il Papa tornando al racconto biblico — ha trattato con il re, ha negoziato. Ma non ha negoziato abitudini... ha negoziato la fedeltà al Dio sempre fedele. E questo si chiama apostasia. I profeti, in riferimento alla fedeltà, la chiamano adulterio, un popolo adultero. Gesù lo dice: “generazione adultera e malvagia” che negozia una cosa essenziale al proprio essere, la fedeltà al Signore». Forse non negoziano alcuni valori, ai quali non rinunciano; ma si tratta di valori, ha notato il Pontefice, che alla fine sono talmente svuotati di senso da restare soltanto «valori nominali, non reali».
Ma di tutto questo poi si pagano le conseguenze. Riferendosi al racconto biblico il Pontefice ha ricordato che presero «le abitudini dei pagani» e accettarono l’ordine del re che «prescrisse che nel suo regno tutti formassero un solo popolo e che ciascuno abbandonasse le proprie usanze». E certamente non si trattava, ha detto il Papa, della «bella globalizzazione» che si esprime «nell’unità di tutte le nazioni» che però conservano le proprie usanze. Quella di cui si parla nel racconto è invece la «globalizzazione dell’uniformità egemonica». Il «pensiero unico frutto della mondanità».
Dopo aver ricordato le conseguenze per quella parte del popolo d’Israele che aveva accettato questo «pensiero unico» e si era lasciato andare a gesti sacrileghi, Papa Francesco ha sottolineato che simili atteggiamenti si riscontrano ancora «perché lo spirito della mondanità anche oggi ci porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero unico». Anzi: come capitava allora, quando chi era trovato in possesso del libro dell’alleanza veniva condannato a morte, succede così anche oggi in diverse parti del mondo «come abbiamo letto sui giornali in questi mesi». (…)
Quello che ci deve consolare, ha concluso il Pontefice, è che «davanti al cammino segnato dallo spirito del mondo, dal principe di questo mondo», un cammino di infedeltà, «sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il fedele. Lui sempre ci aspetta; lui ci ama tanto» ed è pronto a perdonarci, anche se facciamo qualche piccolo passo su questo cammino, e a prenderci per mano così come ha fatto con il suo popolo diletto per portarlo fuori dal deserto. (5)
Le somiglianze col romanzo di Benson sono sorprendenti, e il riferimento a “Il padrone del mondo” giunge quasi inevitabile.
NOTE
5. PAPA FRANCESCO, meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae “La fedeltà a Dio non si negozia”, Lunedì 18 novembre 2013 (da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 265, Mart. 19/11/2013).