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"Un altare per la madre" 3 - Un monumento per l'eroica madre

Fonte:
CulturaCattolica.it

Ma la tessera più preziosa e più sconosciuta del mosaico del ritratto della madre si aggiunge il giorno in cui uno ‘straniero’ (in realtà si trattava di un italiano che abitava in un paese vicino, ma parlava in italiano e questo bastava per considerarlo uno straniero…)
“…aveva saputo che la signora era morta ed era venuto a portare la sua testimonianza. Si usa così da sempre, per giorni non si parla che del morto, che quindi non è mai stato così vivo” (p. 64)

Davanti ai familiari raccolti intorno a lui in un piccolo crocevia del paese, con un albero al centro dove un tempo sorgeva un piccolo edificio adibito forse ad ambulatorio del comune, lo straniero racconta un episodio accaduto durante l’ultima guerra:
io scappavo per di qua, loro erano in auto, sparavano dai finestrini e cantavano. La signora era seduta qui, davanti alla muretta. Quando ho girato la curva, mi ha visto e si è alzata in piedi di scatto. Mi ha detto: ”Drento, drento, curi, curi” battendo le mani. Entro di corsa senza respirare, mi butto per terra sotto il muro. L’auto arriva, gira e passa, cantavano e sparavano in aria. Passata la curva non si vede nessuno, frena di colpo e torna indietro. ‘Dov’è scappato,’ ordina uno alla signora. Io non sento risposta, penso che abbia indicato una direzione con la mano. Partono di corsa, le gomme slittano. Aspetto di essere sicuro poi esco. La signora non c’è più, passa un contadino in bicicletta che mi dice: ‘Portata via la Neni’” (p. 41)

Sorpreso e commosso da questa rivelazione, il padre non avrà più pace finchè non sarà riuscito a ricostruire quel piccolo edificio, seguendo esattamente la descrizione dello straniero, perché la madre abbia un monumento che la ricordi.
E il monumento nasce con la collaborazione di tutti:
Ci sono alcuni volontari di altre case, quelli che conoscevano la morta più da vicino. (…) Mio padre lo costruisce anche per amore: l’amore fatto di innumerevoli istanti che non potrà mai raccontare (…) Lo straniero collabora per sdebitarsi ma anche per testimoniare: ciascuna di quelle pietre è rimessa al posto giusto perché è lui che conosce il posto giusto. Noi figli lavoriamo perché in questo modo ricostruiamo nostra madre (…) così finalmente rimediamo alla mancanza di fotografie (…) Nostra madre non sarà sola mai più” (pp. 80-81)
Ma non basta. In occasione della processione che passerà per le vie del paese di lì a due settimane, il padre decide di costruire un altare dentro il monumento, perché quando la processione si ferma accanto agli altari, lì si radunano i malati per la benedizione e così
dove uno ha riavuto la vita gli altri potrebbero riavere la salute” (p. 84).

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