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"La boutique del mistero" 7 - I due autisti

Fonte:
CulturaCattolica.it

Lo struggente testo finale della raccolta intitolato “I due autisti” sembra riallacciarsi al tema del viaggio introdotto da “I sette messaggeri” e riaffiorato con forza qua e là in altri racconti.
Lo spunto narrativo chiaramente autobiografico è ora dato dall’accompagnamento delle spoglie della madre dello scrittore verso il cimitero di Belluno. Dino Buzzati che segue il furgone funebre sull’autostrada si domanda di che cosa staranno parlando i due autisti, perché sono le ultime voci umane che la madre possa udire.
Ma questa è solo la prima di una serie di domande e di riflessioni che nascono in lui miste a rimorso e a sensi di colpa al pensiero di tanti esempi del proprio egoismo di figlio nei confronti della pur amatissima madre

il costrutto della mia stessa vita, l’unico mio vero sostegno, l’unica creatura capace di comprendermi e di amarmi, l’unico cuore capace di sanguinare per me…”

"Ma adesso è tardi, spaventosamente tardi…" per colmare la solitudine dell’anziana madre ammalata e placare così i propri rimorsi.

No, quei giorni che lei era malata e sapeva di morire non possono più tornare indietro. Lei tace, non mi rimprovera, probabilmente mi ha anche perdonato, perché sono suo figlio. Anzi, mi ha perdonato di sicuro. Eppure, quando ci penso, non so darmi pace”.

Il mistero della morte e del dolore subìto o procurato si impone dunque in questo racconto dedicato alla scomparsa della creatura da lui più amata.

Lei non mi vede. Lei è morta e distrutta, non sopravvive, o meglio non restano più che i residui del suo corpo orrendamente umiliato dagli anni, dal male, dalla decomposizione e dal tempo.”

In mancanza di una fede che permetta di addentrarsi nel mistero della morte, la ragione dell’uomo si ribella ed esplode in un grido:
Niente? Proprio niente rimane. Di mia mamma non esiste
più nulla?”


Quando ormai lo sconforto sembra prendere il sopravvento, fa capolino ancora la speranza (Chissà), un piccolo pertugio aperto da qualche ‘intermittenza del cuore’:

Chissà. Di quando in quando, specialmente nel pomeriggio,
se mi trovo solo, provo una sensazione strana. Come se qualcosa
entrasse in me che pochi istanti prima non c'era, come
se mi abitasse un'essenza indefinibile, non mia eppure immensamente mia, e io non fossi più solo, e ogni mio gesto,
ogni parola, avesse come testimone un misterioso spirito.
Lei! Ma l'incantesimo dura poco, un'ora e mezzo, non di
più. Poi la giornata ricomincia a macinarmi con le sue aride
ruote
.”

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