Il pensiero di Chesterton – Critica delle teorie filosofiche moderne 2 – Il materialismo
Il materialista accarezza l'ambizioso progetto di spiegare tutto tramite un unico principio, la materia; ma la sua concezione pone più limitazioni di quella religiosa che intendeva superare perché a suo dire limitativa.- Autore:
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La prima polemica é quella contro il materialismo: “Guardate, per esempio, un materialista intelligente e sincero come il signor McCabe, e avrete precisamente questa unica impressione. Egli capisce tutto, e nulla vale la pena di essere capito. Il suo mondo può esser completo in ogni vite, in ogni rotella, ma è ancora più piccolo del nostro. Il suo schema, come il lucido schema del pazzo, sembra inconsapevole delle energie ad esso estranee e della larga indifferenza della vita; trascura le più elementari realtà, le lotte dei popoli, l'orgoglio delle madri, il primo amore, la paura del mare. La vita è così grande, e il mondo così piccolo [...] La vita universale sarebbe molto più grigia, ristretta e volgare che non i vari lati di essa. Le parti sarebbero maggiori del tutto”. (GKC, Ortodossia, pagg. 32 e 33) Il materialista accarezza l'ambizioso progetto di spiegare tutto tramite un unico principio, la materia; ma la sua concezione pone più limitazioni di quella religiosa che intendeva superare perché a suo dire limitativa: “La filosofia materialistica (vera o non vera che sia) pone delle limitazioni superiori a quelle di qualsiasi religione” - dice Chesterton – “Un cristiano è limitato nello stesso senso in cui è limitato un ateo. Egli non può pensare che il cristianesimo sia falso e continuare ad essere cristiano, così come un ateo non può credere che l'ateismo sia falso e continuare ad essere ateo. Ma può darsi che sotto qualche particolare riguardo, il materialismo sia più restrittivo dello spiritualismo. Il signor McCabe mi considera schiavo perché non sono libero di credere nel determinismo. Io posso considerare schiavitù la mancanza in lui della libertà di credere nelle fate. Ma se noi esaminiamo i due veti, vediamo che il suo è più di un semplice veto come il mio. Il cristiano é pienamente libero di credere che in molte cose c'è un ordine prestabilito e uno sviluppo inevitabile, mentre al materialista non è lecito ammettere nel suo meccanismo senza imperfezioni una, sia pur lieve, macchia di spiritualismo o di miracolo. Il povero signor McCabe non è padrone di credere al più minuscolo spirito folletto, neanche così piccolo da entrare in una pimpinella. Il cristiano ammette che l'universo è multiforme e miscellaneo”. (Ibidem, pag. 34) Per trovare credibile la spiegazione del mondo propugnata da questo materialismo tutto sommato ingenuo occorre insomma una fede molto più cieca di quella cristiana e un dogmatismo molto più ostinato. Il materialista può sostenere il suo materialismo fintanto che guarda alla realtà con lo schermo di un pregiudizio, quello per cui tutto è materia, in modo tale da accettare come reale solo ciò che può essere ridotto a materia. Egli per esempio non crede ai miracoli non perché abbia constatato che non avvengano, ma perché ha deciso, in base alla sua visione del mondo che non possono, e quasi non debbono, avvenire: “Chi crede nei miracoli li accetta (a torto o a ragione) perché sono evidenti per lui; chi non ci crede li nega (a torto o a ragione) perché ha una dottrina contro i miracoli. [...] Se devono bastare le testimonianze umane, è impressionante la cataratta di testimonianze umane in favore del soprannaturale. Se la respingete, una delle due: o respingete la storia del contadino sugli spiriti perché si tratta di un contadino, o perché si tratta di una storia di spiriti. Vale a dire: o voi negate il primo principio della democrazia o affermate il primo principio del materialismo - la impossibilità astratta del miracolo. Padronissimi di farlo; ma allora siete voi i dogmatici. Siamo noi, cristiani, che accettiamo la evidenza reale; siete voi razionalisti che la rifiutate in conseguenza della vostra credenza”. (Ibidem, pag. 206)