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Il pensiero di Chesterton - L'uomo naturale e l'enigma del mondo 4 - L'incontro con San Tommaso

Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it

La genialità tomistica è tutta nel non rinnegare, ma nel tenere fermo il primo principio, di realtà; e dedurre dall'insensatezza apparente del mondo, dalla sua contingenza, inconsistenza e mutabilità ciò che ben prima di aver mai sentito parlare dell'Aquinate Chesterton aveva messo in bocca ai suoi personaggi: siamo nel retro dell'arazzo; c'è una completezza dell'Essere che noi non vediamo, che non cade sotto i nostri sensi, ma senza la quale noi non possiamo più credere neppure ai nostri sensi. Per rendere conto dell'essere di cui facciamo esperienza dobbiamo ammettere l'Essere.

Nessun dubbio sull'esistenza dell'essere, anche se talora sembra un divenire; questo perché quello che scorgiamo non è la pienezza dell'essere (per mantenere un certo dialetto popolare) noi non vediamo mai l'essere nella sua pienezza. Il ghiaccio si scioglie in acqua fredda e l'acqua fredda evapora nell'acqua calda, non può essere tutte e tre le cose a un tempo. Ma questo non significa che l'acqua sia irreale o relativa; significa solo che la sua essenza è limitata ad essere una sola cosa per volta. Ma la pienezza dell'essere include tutte le possibilità della sua essenza; e senza questo le minori o approssimative forme dell'essere non potrebbero essere spiegate, a meno di spiegarle come nulla. (GKC, San Tommaso d'Aquino, pag. 141)

L'approdo al cattolicesimo è un prodotto, l'ultimo risultato di quella sorpresa di fronte al reale che è per Chesterton la prima esperienza di esso. Un sentimento forte della fattualità delle cose spinse il nostro autore a cercare una filosofia in grado di rendere conto dell'esistenza del reale senza alcuna censura e senza discioglierlo in un definitivo nulla.

Pertanto, in vari modi, tutti iniziarono a osservare una cosa come qualcosa di più sottile di una cosa; un'onda, una fragilità, un'instabilità astratta. S. Tommaso, per usare lo stesso rozzo paragone, vede una cosa più spessa di una cosa; e persino più solida dei fatti solidi e secondari che egli aveva incominciato con l'ammettere come fatti.(Id. Ibid. pag. 142)

L'unico modo di salvaguardare l'esperienza della sorpresa è ammettere che
Le cose cambiano perché non sono complete, ma la loro realtà può solo essere spiegata come parte di qualcosa che è completo. Ed è Dio. (Id. Ibid. pag. 142)

E' importante sottolineare come queste intuizioni siano state elaborate ben prima dell'incontro di Chesterton con la filosofia di S. Tommaso. L'affermazione di Syme in L'uomo che fu giovedì appartiene ad un periodo precoce, quando Chesterton ancora non sapeva nulla di teologia cattolica e come ebbe a dire non aveva
Alcuna idea di diventare cattolico, come non l'avevo di diventare cannibale (GKC, Autobiografia, pag. 152)
Il successivo incontro con il cattolicesimo permetterà di conferire a queste intuizioni dignità fIlosofica con il definitivo avvallo dell’autorità di S. Tommaso, ma esse erano già in nuce nella definizione del reale come sorpresa che fu per Chesterton un esperienza originaria ed originale.
Questo oscuramente io pensavo prima di scrivere e avevo sentito prima di pensare (GKC, Ortodossia, pag. 90)

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