Le teorie sul genere 5 - Tutti isolati e tutti transessuali
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Una nuova, subdola forma di totalitarismo, tutti isolati e tutti transessuali.
E’ questa l’idea di libertà che sta attualmente dietro i grandi valori dell’Occidente :il rispetto delle differenze, la tolleranza, la giustizia.
In un bel testo consigliato nel corso a Friburgo (M. Boyancé, Hommes, femmes, entre identités et différences), a questo proposito, si cita il Documento dell’ONU Obiettivi del millennio (2000) dove si parla dello sviluppo umano inteso come possibilità di sviluppo di tutte le potenzialità dell’essere umano. Vi si dice che occorre dare a tutti le uguali chances, insomma dare a tutti libertà di scelta e l’uguaglianza in tale libertà. Dunque la giustizia sta in questa uguaglianza di possibilità di scelta, la promozione della giustizia è la promozione di questa uguaglianza. Attenzione: in questo quadro allora tutte le diseguaglianze sono ingiustizie e vanno combattute, come dire che la differenza è di per sé una diseguaglianza, pertanto, specularmente, l’uguaglianza non può tener conto delle differenze perché tutte le differenze sono discriminatorie, sono appunto considerate ineguaglianze. Non c’è infatti un criterio che distingua differenza da ineguaglianza, cioè che veda quali differenze sono discriminatorie e quali no. Non si può dire cosa sia giusto. Il principio di uguaglianza, dice Boyancé, è «matematico». Puntando su questa idea di uguaglianza degli individui, si arriva ad affermare che tutte le differenze sono legittime perché ogni individuo ha diritto che la sua differenza sia trattata in modo uguale alle altre. Carmine Di Martino sottolinea questo paradosso: oggi si celebrano moltissimo le differenze, ma esse sono completamente svuotate, formalizzate, tutte egualmente ammesse in quanto ingiudicabili, arbitrarie, solo soggettivamente valutabili, annullate in una in-differenza «l’indifferenza alle differenze rappresenta la forma suprema dell’omologazione» … Si realizza in sostanza un decisivo e inindagato trasferimento di piano: da quello etico dell’uguaglianza nella dignità a quello ontologico e gnoseologico dell’uguaglianza nella verità» (Carmine Di Martino). Hadjadj si esprime così: al posto dell’amore al prossimo i Diritti dell’Uomo. Questa nuova visione si sta affermando in modo imponente, si pensi anche al nuovo concetto di salute che ne deriva: io sono malato se sono privato di qualcosa che la tecnica potrebbe darmi, la medicina diviene quell’insieme di tecnologie a servizio della soddisfazione della domanda sociale.
Ecco allora la nuova funzione che assume lo stato liberale e democratico: secondo Collin siamo di fronte ad una visione costruttivista dello Stato liberale, infatti tale visione, partita come contestazione culturale e marginale, combinandosi con il sapere tecnoscientifico e la mentalità che abbiamo delineato, ha preso a poco a poco possesso dello Stato, che imposta la sua azione politica e giuridica sulla permissività, sul riconoscimento di ogni tipo di diritto, sulla «uguaglianza» delle differenze, sulla parità tra differenza e ineguaglianza. Ma la permissività non è una concezione neutrale, anche se appare il massimo della tolleranza e della libertà. Questa apparente neutralità ha come esito il fatto che ultimamente l’essere umano è costruito dallo Stato, approdiamo ad una nuova forma di totalitarismo. Anche Hadjadj sottolinea questo approdo sottolineando come il rifiuto del corpo sessuato e del suo possibile significato significhi rifiuto della singolarità e irripetibilità dell’individuo, cioè anche del luogo, della famiglia, della cultura di origine. Il francese, con le sue incisive espressioni, osserva che c’è un rapporto tra lo stato civile e l’estasi genitale, in altri termini, il corpo sociale si fonda sull’amore dei corpi, ma ciò è censurato. Il venire al mondo, a partire dal sesso, comporta precise determinazioni, ma oggi questo non è riconosciuto. Il pubico (sempre Hadjadj) non è più pubblico, oggi pubicamente ci sono solo i piaceri sessuali, mentre pubblicamente ci sono solo individui asessuati, come dire che non c’è un rapporto tra oikos e polis, domina l’individualismo democratico. L’individuo diviene presto un individuo solo, malleabile da parte dello Stato.
Ancora secondo Hadjadj: l’individuo «liberato» dal giogo carnale delle solidarietà familiari, è sottomesso allo Stato. Ammettere questa oscura origine familiare, sessuale, in cui lo Stato non c’entra è duro per lo Stato. E’ un evento radicale che lo Stato non riconosce, infatti il suddito del regime totalitario non deve essere nato, è necessario che sia prodotto. Lo Stato ha bisogno di prendere un individuo gettato, per dirla con Heidegger, e produrlo, ma, cosa che anche Heidegger dimentica, l’individuo è accolto prima che gettato. Dunque per negare la nascita bisogna bandire padri e nonni.
Dunque qual è la novità dei regimi totalitari? E’ l’individuo disincarnato e isolato. In tal modo il suddito ideale del sistema totalitario è colui per il quale non c’è più distinzione tra realtà e finzione (e oggi l’uomo del mondo virtuale corrisponde benissimo a questa tipologia, perché, appunto, isolato e disincarnato). L’individualismo quindi, prosegue Hadjadj, è la base del totalitarismo e non il suo nemico principale come si crede. Uomini isolati senza attaccamento a un tessuto religioso e familiare, pronti a fondersi in una sola massa. L’isolamento è pretotalitario. In 1984 è normale vaporizzare i nonni, perché costituiscono una autorità storica e memoriale che nuoce al monopolio della dottrina.
Il totalitarismo è dunque rifiuto della nascita, Hadjadj va fino in fondo nella motivazione: la nascita significa che l’uomo non dipende interamente dal sistema, ma dalla comunità sessuale dei genitori e degli antenati e siccome questa comunità non l’ha creato, dipende da una trascendenza, e per l’ideologia questo è troppo, il suddito di uno stato totalitario non deve essere nato perché non deve dipendere da altro se non dallo Stato, deve essere prodotto da esso. Con altra espressione forte, il filosofo francese dice che attualmente, in quanto disincarnati, siamo tutti transessuali, esibiamo la nostra carne solo come oggetto patinato, ignoriamo il destino che la vera carne segue, siamo anche tutti eugenisti perché anche se condanniamo quella nazista, vogliamo che gli accidenti della nascita facciano spazio alla certezza della fabbricazione.