Tipologia religiosa della persecuzione

La Chiesa spagnola nella persecuzione
Autore:
Mattioli, Vitaliano
Fonte:
CulturaCattolica.it

Se la guerra civile cominciò il 18 luglio 1936, abbiamo visto che la persecuzione religiosa iniziò molto prima di questa data, fin dal 1931 con l'avvento della Seconda Repubblica, con la distruzione delle chiese ed uccisione di sacerdoti.
Per questo è insostenibile la tesi di una storiografia, sia spagnola come straniera, che ha preteso spiegare il fenomeno persecutorio contro la Chiesa come risposta della parte repubblicana contro la ribellione militare che scatenò la contesa fratricida: "La tesi difesa a sazietà da numerosi storici d'ispirazione marxista o liberale che la persecuzione religiosa fu la risposta dei repubblicani alla repressione avviata dai militari nella zona nazionalista è priva di ogni fondamento" (91).
Dopo il 18 luglio 1936 sino al termine della guerra, la Chiesa che si trovava nei territori repubblicani ufficialmente cessò di esistere; dovette vivere in clandestinità; mentre negli altri territori aveva libertà di culto e di espressione. Ancora Carcel Orti in un altro scritto: "Alla tristissima situazione religiosa della Spagna governativa faceva netto contrasto quello della Spagna nazionale, dove la vita religiosa si svolgeva normalmente, notandosi anzi un consolante risveglio spirituale e una maggiore frequenza ai sacramenti" (92).


Si può evidenziare una escalation della veemenza persecutoria.
Nel maggio 1931 si assisté ad un impeto anticlericale consistente nella distruzione di chiese e conventi, spalleggiata dalla passività completa delle Autorità, fino ad una calcolata legislazione anticlericale. Poi arrivò la rivoluzione nelle Asturie con l'incremento degli atti vandalici e l'uccisione di sacerdoti. Dopo il cambio del febbraio 1936 con la vittoria del Fronte Popolare fino al luglio, la situazione si fece sempre più critica per la Chiesa.
Il periodo dal luglio al settembre 1936 (sotto il governo del repubblicano José Giral) fu certamente il più critico: si scatenò la crudeltà ed il terrore persecutorio: dal 18 al 31 luglio abbiamo 861 uccisioni nel clero; nell'agosto 2.077.
Dal settembre al dicembre 1936 il numero totale delle vittime era già salito a 6.500. Dal maggio del 1937 alla fine della guerra (marzo 1939) nella Spagna rossa la persecuzione continuò, ma andando sempre più defluendo man mano che i Nazionalisti sottraevano il territorio ai Repubblicani. Pur tuttavia ci furono ugualmente vittime (quelle contate in questo periodo sono 332), tra le quali il vescovo Anselmo Polanco ed il padre Filippo Ripoll, uccisi il 7 febbraio 1939, pochi giorni prima della fine della guerra, a sangue freddo e calcolatamente, in un momento in cui la loro uccisione non aveva più senso (93).
"La violenza epurativa non è però esclusiva dello Stato durante la guerra. Vi è anche il massacro popolare e la violenza epurativa popolare. L'esempio più clamoroso è costituito dalla violenza che si abbatte sui membri del clero nella zona repubblicana nei primi mesi successivi allo scoppio della guerra.... L'appartenenza al clero era spesso passibile della massima pena, senza riguardo alle azioni ed ai comportamenti... La persecuzione di cui fu oggetto il clero durante la guerra civile è solo la più trasparente illustrazione della continuità di quella violenza epurativa. Il complotto 'comunista-massonico', la 'quinta colonna', sono la versione rinnovata di comuni demoni familiari che pervadono una violenza epurativa che aveva in Spagna una lunga tradizione" (94).
I motivi di questa decrescita vengono annoverati sostanzialmente in due.
Un primo in quanto ormai la maggioranza ormai era stata uccisa e la poca rimanente si era salvata per miracolo, nascosta o riuscita a fuggire.
Un secondo molto importante: man mano che le notizie di queste efferatezze si diffondevano all'estero, le autorità repubblicane si impegnarono più decisamente a far cessare questo spettacolo orrendo ingiustificato in quanto le discreditava di fronte agli occhi di tutto il mondo e le alienava le simpatie. Fu questa dettagliata descrizione della persecuzione contenuta specialmente nella lettera collettiva dei vescovi del 1 luglio 1937, che commosse l'orbe cattolico e non, e che provocò l'adesione moralmente unanime dell'episcopato del mondo intero.
Il numero completo delle persone consacrate uccise (senza contare i laici), come detto, è di 6.832: 4.184 sacerdoti diocesani, 2.365 religiose e 283 suore. In rapporto alla totalità: le vittime dei sacerdoti diocesani furono il 13%, dei religiosi il 23% della Spagna. Ma queste percentuali cambiano se si tiene conto che la persecuzione durante la guerra civile avvenne solo nella metà della Spagna (quella gestita dai rossi): pensare che nella sola diocesi di Barbastro le vittime tra il clero diocesano furono l'87,8%; praticamente una intera diocesi immolata al furore blasfemo (95).

Note

91) V. Carcel Orti, La persécucion religieuse en Espagne, art. cit., p. 95; dello stesso Autore cfr. Anche: Martires Españoles del Siglo XX, o.c.,p. 30.
92)V. Carcel Orti, La denuncia degli orrori, L'Osservatore Romano, cit., p. 8.
Cfr. Positio Anselmi Polanco, o.c., p. 45.
G. Ranzato, o.c., p. 92 e 94.
Cfr. J. F. Alonzo, I martiri della Spagna, in Biblioteca Sanctorum, Prima Appendice, Città Nuova, Roma, 1987, p. 1291- 1308.
V. Carcel Orti, Martires Españoles del Siglo XX, o.c., p. 29.
97) Per una esposizione sul significato del martirio cristiano: cfr. C. Noce, Il martirio, Studium, Roma 1987; Numero monografico della Rivista Presbyteri, Anche oggi l'esperienza del martirio, 10 (1996); inoltre la Bolla di indizione del Giubileo del 2000, n. 13).
98) Per ambedue le citazioni ed approfondimenti: cfr. F. Husu, Una legione decimata, Roma 1992, p. XXIV s.
99) V. Carcel Orti, Martires Españoles del siglo XX, B.A.C., Madrid 1995, p. 19.
100) Cit. in A. Montero Moreno, o.c., p. 728.
101) Pio XII, Discorsi e Radiomessaggi, Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano, 1960, vol. I, p. 53.
102) Le biografie di questi martiri sono state raccolte da Vicente Carcel Orti nel suo libro citato Martires Españoles del siglo XX, da p. 109 a 608. L'elenco si ferma al 1995, con la biografia del 218° martire. L'elenco invece delle vittime ecclesiastiche, anche se non beatificate, si trova in A. Montero Moreno, o.c., p. 763-883. Notizie particolari sui processi si possono trovare presso i vari Istituti di appartenenza. Per quanto riguarda i martiri dell'Istituto clarettiano, ci sono due opere importanti: T. Vinci, Martiri Clarettiani a Barbastro, a c. Postulazione Generale, Roma 1992 e Francesco Husu, Una legione decimata, Roma 1992.
103) J. F. Alonzo, o.c., p. 1297.
104) S. de Madariaga, o.c., p. 421.
105) J.M. Garcia Escudero, Historia politica de las dos Españas, Ed. Nacional, Madrid 1976, II ed., p. 1448.
106) S.G. Payne, El catolicismo español, Planeta, Barcelona 1984, p. 214.
107) P. Broué - E. Témime, La révolution et la guerre d'Espagne, Ed. de Minuit, Paris 1961, p. 132.
108) G. Hermet, Les catholiques dans l'Espagne Franquiste. Cronique d'une dictature, Presses de la Fondation Nationale des Sciences Politiques, Paris 1981, p. 60.
109) G. Ranzato, o.c., p. 92-94.
110) Per un approfondimento circa il 'martirio delle cose', descrizione e statistiche consiglio lo studio del capitolo p. 627-653 dell'opera già citata di A. Montero Moreno.
111) Riportato da L. Carreras, Grandeza cristiana de España. Notas sobre la persecución religiosa, Tolosa 1938, p. 42.
112) V. Carcel Orti, Martires Españoles del Siglo XX, o.c., p. 108; anche Q. Aldea - E. Cárdenas, o.c., vol. X, p. 329-342.
113) M. Azaña, Memorias politicas y de guerra, ed. Critica, Barcelona 1978, vol. II, p. 256).
114) J. S. Vidarte, Todos fuimos culpables. Testimonio de un socialista español, Grijalbo, Barcelona 1978, p. 369.
115) H. Raguer, L'Eglésia i la guerra civil 1936-1939, in Revista Catalana de Teologia, 11 (1986), p. 212.
116) Cfr. V. Carcel Orti, Martires Españoles del XX Siglo, o.c., p. 105, nota 107.
Ibidem, o.c., p. 106 s.
118)Cfr. I. Antoniutti, Memorie autobiografiche, Udine 1975, p. 35.
119) V. Carcel Orti, Martires Españoles del Siglo XX, o.c., p. 107 s.