1 Maggio - Esce la CENTESIMUS ANNUS nel 1991 e nel 2011 Giovanni Paolo II viene beatificato.

Oggi 1 Maggio, festa dei lavoratori e della giustizia sociale, ricordiamo un documento particolarmente significativo della dottrina sociale cristiana l’Enciclica “Centesimus Annus”, promulgata da Giovanni Paolo II il 1 Maggio del 1991, a cent'anni dalla "Rerum novarum" di Leone XIII.

A vent'anni esatti, il 1 maggio 2011, viene beatificato a Roma Giovanni Paolo II con una solenne celebrazione che si svolge in presenza di più di un milione di fedeli.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ecco le parole con le quali l'avvenimento è stato annunciato da papa Benedetto XVI..

"Il giorno atteso è arrivato; è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!".
Ad esclamarlo è stato Benedetto XVI, nell'omelia della messa di beatificazione. "Sei anni or sono – ha esordito il Santo Padre – ci trovavamo in questa piazza per celebrare i funerali del papa Giovanni Paolo II. Profondo era il dolore per la perdita, ma più grande ancora era il senso di una immensa grazia che avvolgeva Roma e il mondo intero: la grazia che era come il frutto dell'intera vita del mio amato predecessore, e specialmente della sua testimonianza nella sofferenza. Già in quel giorno noi sentivamo aleggiare il profumo della sua santità, e il popolo di Dio ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Lui. Per questo ho voluto che, nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa, la sua causa di beatificazione potesse procedere con discreta celerità".

Il significato del suo pontificato - per Benedetto XVI - è stato il seguente.

Non abbiate paura. "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!". È questa, secondo Benedetto XVI, la "causa" alla quale Giovanni Paolo II ha voluto mettersi a servizio, durante tutto il suo pontificato, come ha annunciato lui stesso nella sua prima messa solenne in piazza San Pietro. "Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti – ha commentato il Santo Padre – egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile". Citando il testamento del nuovo beato, Benedetto XVI ha sottolineato la "gratitudine" più volte espressa da Giovanni Paolo II per il "grande dono" del Concilio, di cui egli si sentiva "debitore". "Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana – ha detto rivolgendosi, in polacco, ai circa 80 mila pellegrini arrivati dalla Polonia – questo esemplare figlio della nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà" "Ancora più in sintesi", ha proseguito il Papa in italiano, "ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo è Redemptor hominis, Redentore dell’uomo: il tema della sua prima Enciclica e il filo conduttore di tutte le altre".

L’uomo è la via della Chiesa. "L’uomo è la via della Chiesa": è stato questo, secondo Benedetto XVI, il "messaggio" di Karol Wojtyla, che "salì al soglio di Pietro portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo". "Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo ‘timoniere’ il Servo di Dio Papa Paolo VI – ha proseguito il Santo Padre – Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio". "Attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo", Giovanni Paolo II "ha dato al cristianesimo un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia". "Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso – ha spiegato il Papa – egli l’ha legittimamente rivendicata al cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di ‘avvento’, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace".

E infine il ringraziamento a Dio per il lungo periodo (23 anni) di collaborazione personale con il grande pontefice a sancire una continuità tra i papati che ha offerto alla Chiesa gli strumenti per il terzo millennio.

Vorrei infine rendere grazie a Dio anche per la personale esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il beato Papa Giovanni Paolo II. Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nella Chiesa.

Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa Piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: Santo Padre ci benedica! Amen.

Sulla Centesimus annus vedi anche la bella sintesi di Stefano Fontana qui.