Ibrahim Rugova 4 - Una lezione spirituale dimenticata
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UNA GUIDA SPIRITUALE PRIMA CHE POLITICA
Le scelte ed i gesti che Rugova compiva come Presidente di una nazione, non nascevano mai dalle analisi politiche comunemente intese, ma avevano una ispirazione più profonda. Erano dettate dalla consapevolezza che le riforme introducibili nell'area politico-economico-sociale erano parziali ed insufficienti a dare risposte efficaci ai problemi, per cui dovevano procedere in stretta relazione con la "riforme", la conversione, del cuore di ogni persona. Tale concezione è completamente estranea a chi rifiuta la dimensione spirituale della vita, e di conseguenza fonda tutto sulla politica, al punto da farne una sorta di religione civile, e da considerare le sue sconfitte come definitive. E' per questo che era tanto difficile capire allora le scelte di Rugova che superavano i criteri materialisti ed avevano una visione "olistica" dell'uomo. Per questo è importante che dopo alcuni anni dalla sua morte si provi a capire quanto più profondo è il messaggio che questo uomo ci ha lasciato.
Ma poiché l'umanità vive una profonda crisi spirituale, nel senso che la cultura dominante pensa di poterne fare a meno, si trova nell'impossibilità di leggere e capire Rugova che della spiritualità ha fatto il fondamento di vita.
E' questione di relazione tra "personale" e "politico", che in passato erano slegati, che il '68 ha legato in modo che il politico soffocasse il personale, e che oggi le grandi figure dei nonviolenti ci dicono essere inscindibilmente legati ma nel senso che è la dimensione personale con la sua spiritualità che deve guidare quella politica. Per questo possiamo benedire gli apparenti fallimenti di quei grandi del XX secolo che spesso non sono stati compresi e spesso uccisi. Molti di coloro che con sincero entusiasmo benedicono i nonviolenti con la loro proposta spirituale, conservano un retropensiero di scoraggiamento, per cui pensano che certo hanno ragione, ma sono perdenti, irrimediabilmente. Qui si annida la nostra responsabilità di dimenticarci subito il messaggio che hanno mandato, per cui saremmo noi a lasciar morire Rugova se lo giudicassimo solo per i risultati politici e non per la sua grande lezione che si proietta sul futuro dell'umanità.
Che questo giudizio sia fondato lo si vede nei molti errori delle istituzioni internazionali, di cui dico che hanno permesso non solo alcune sconfitte di Rugova, ma anche della nonviolenza, che hanno sempre disprezzato.
Sono stati ciechi e sordi al decennio nonviolento del Kosovo non solo Serbia e Russia, ma soprattutto Onu, Unione Europea, Nato, e i singoli Stati europei.
Essi portano la pesante responsabilità di aver prima cancellato il Kosovo dal trattato di pace di Dayton, e poi, nelle trattative di Rambouillet, di aver ignorato e perfino umiliato Rugova, che si è consapevolmente presentato a quella condizione umiliante, anteponendo la pace al suo legittimo orgoglio.
I bombardamenti della Nato sono arrivati, e in quel momento hanno costituito la difesa del popolo kosovaro sottoposto a terribile pulizia etnica da parte del regime di Milosevic, ma perché non sono state praticate le strade alternative?