Chi ascoltò Ratzinger a #Ratisbona?
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I fatti accaduti a Parigi questa settimana hanno scatenato il solito fiume di opinioni sull’Islam: buono, cattivo, medio, dipende. Molti dicono: eh ma ci sono tanti musulmani buoni, il vero Islam è il loro. Certo, ci sono tanti musulmani buoni, chi lo nega? A chi interessa? Ma come si fa a determinare qual è il vero Islam? Mancando un’autorità centrale il terreno resta quello della pura opinione.
Arrivati a questo punto, tuttavia, serve una riflessione più profonda. Non basta più discutere e dibattere sulla vera identità dell’Islam o su chi sono o non sono i veri musulmani.
Il problema è un altro, ed è esattamente quello che aveva posto Papa Benedetto XVI a Ratisbona, non ci sono altri punti da trattare, prima bisogna rispondere ad una domanda molto semplice: è ragionevole l’Islam? È ragionevole considerare Maometto come un profeta del Dio dell’Antico Testamento? Un uomo che nel corso della sua vita ha ammazzato e decapitato, che ha stabilito come legittima la guerra santa, l’uccisione di altri uomini per motivi di conquista religiosa..
Oppure la violenza e la sua promozione sono contro la ragione e quindi contro la Natura di Dio, come disse Ratzinger a Ratisbona?
L’Islam ha mai riposto a questa domanda? La violenza è o non è contraria alla ragione e quindi per definizione alla Natura di Dio? Nessuno risponde, e nessuno può farlo, poiché la violenza nel Corano una giustificazione la trova, inutile negarlo, e la violenza trova nella vita di Maometto un esempio, inutile negarlo.
Come mai nessuno ha il coraggio di condannare l’ideologia coranica? Come mai nessuno ha il coraggio di ricordare che non esiste un solo paese musulmano nel mondo dove i non musulmani non siano oppressi, perseguitati, o comunque considerati cittadini di serie B?
Ogni fede religiosa, sotto un certo punto di vista, può essere considerata un po’ irrazionale ma non tutte sono irragionevoli. Ad esempio, non si può dire che il Cristianesimo sia irragionevole. Perché? Ma proprio perché la fede Cattolica non sottopone la salvezza dell’individuo ad una pura e semplice sottomissione ad un insieme di regole, dogmi precetti, leggi religiose. C’è una legge che viene prima di tutte le leggi: ama il tuo prossimo! E non: convertilo con la spada! Mai! Inoltre, la parola Islam vuole dire sottomissione, obbedisci e zitto.
Il cristianesimo non è sottomissione. Siamo tutti rinchiusi in una grande disobbedienza, come diceva San Paolo, non possiamo nasconderci dietro l’alibi della pura sottomissione all’obbedienza, all’esecuzione di pratiche, a fare il compitino.
il Vangelo chiarisce infatti ogni dubbio, cosa giudicherà la nostra condotta? La parola stessa di Gesù lo dice:
“Beati i miti, beati i misericordiosi, beati gli operatori di pace.
Misericordia io voglio e non sacrificio.
Amerai il tuo prossimo come te stesso.
Ciò che avrete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me.
Guai a voi scribi e farisei ipocriti che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: giustizia, misericordia, fedeltà”.
Non è irragionevole credere che un messaggio d’Amore sia un messaggio divino. È irragionevole invece credere in un falso profeta che ha coniato il termine Jihad, e che ha vissuto nel nome di questa Jihad, è irragionevole credere come divino un messaggio che in realtà non contiene altro che barbarie umana della più bassa specie e odio verso l’altro, un libro che dichiara che tutti gli infedeli devono essere annientati o almeno completamente sottomessi.
Non si tratta di condannare i musulmani, si tratta di giudicare un’ideologia religiosa irragionevole e farneticante, che ogni anno causa la morte di migliaia di persone, che massacra migliaia di cristiani in medio-oriente e in Africa, e ne costringe in catene migliaia ovunque, che offre una visione dell’uomo e del mondo spaventosa, quanto quella nazista. Un’ideologia che ci sta portando la guerra civile in casa.
Come affermò Papa Benedetto XVI a Ratisbona:
"Dio non si compiace del sangue, e non agire secondo ragione, „σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…”.
Ma chi lo ascoltò Ratzinger a Ratisbona?