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Iconoclasti di casa nostra

Fonte:
CulturaCattolica.it
Non c’è bisogno di andare in Pakistan per vedere distruggere immagini sacre

Purtroppo basta andare sul solito sito dei nostri atei nostrani, quelli che fanno della irrisione al cristianesimo la loro ragione di essere, per accorgersi che i tempi che si preparano sono scuri.
La questione non è tra fede e incredulità ma tra senso dell’umano e barbarie, o – sembra – stupidità.
Ricordate la scena del Conte Ugolino? Nelle parole di Dante c’è tutta la compassione per il male provocato dall’uomo: «Ben se’ crudel, se tu già non ti duoli / pensando ciò che ’l mio cor s’annunziava; / e se non piangi, di che pianger suoli?» Di che piangere vedendo l’obbrobrio, il disprezzo per i simboli religiosi, l’uso dei giovani per una azione di vilipendio? Non sto qui a citare il detto per cui vale dare la vita perché chiunque possa testimoniare la verità in cui crede (e non per infangare l’altro, in nome di una libertà di pensiero che non riconosce né alla libertà né al pensiero alcun valore se non quello di poter umiliare chi ci sta di fronte), ma come gioire e godere per la dissacrazione di ciò che costituisce la forza di tanti uomini e donne, provati dal dolore, dall’odio e dalla violenza? C’è un disgusto più grave che lo schifo provocato da questo immondo spettacolo: è il compiacimento imbecille di questi sedicenti razionalisti di fronte ai valori più grandi della umanità calpestati con nonchalance in nome di una (inesistente) espressione artistica. È vero, disprezzano Cristo, ma ci sarà pure una ragione. Non è forse perché stanno dalla parte di Giuda? Dalla parte di chi opprime l’uomo? Sono in ottima compagnia, anche Hitler e Stalin e il Dott. Mengele (per citarne solo alcuni) avevano questo odio viscerale e profondo. Ricordiamo però: se c’è da scegliere dalla parte di chi stare, io non vorrei mai essere con chi umilia l’uomo. C’è una parola che questi boriosi atei non sanno dove stia di casa: è la dignità. Sono pieni di disprezzo, presuntuoso e saccente, per tutto ciò che sa di cristianesimo, ripetono fino alla noia le solite baggianate, senza un minimo di vergogna. E poi, quando la realtà li contraddice (basti pensare alla sentenza riportata sul sito CulturaCattolica.it), meglio fare finta di niente, come se nulla fosse accaduto. Poveretti!

A me lo scempio dell’uomo e dei suoi valori e dei suoi affetti e della sua dignità «suole far piangere». E sono fiero che questa parola, compassione, così ricca di significato nella vita di Cristo, sia anche tenuta in considerazione da alte forme di religiosità (penso al significato della maitri nel mondo buddista).

Vergognatevi di non vergognarvi di questa stupida e saccente superficialità! Noi siamo fieri di avere avuto compassione dello strazio di Gheddafi, e non certo perché ne abbiamo condiviso metodi e mentalità!

Il Tuo Volto, Signore, io cerco

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