Lo stupro delle coscienze
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Di fronte allo spettacolo Sul concetto di Volto nel figlio di Dio del regista e sceneggiatore Romeo Castellucci, che si terrà al Teatro Parenti di Milano dal 24 al 28 gennaio prossimo si sono levate molte voci, dal dissenso più assoluto (che – per esempio in Francia – è arrivato ad una specie di guerriglia per impedire la manifestazione) a forme di approvazione, come tentativo alto di esprimere la condizione umana di fronte a Dio.
Da sempre abbiamo imparato che quello che conta è un giudizio, e che la ragione, per essere tale, deve saper tenere in considerazione tutti i fattori.
Non ho visto – e non intendo vedere – questo spettacolo (e non mi si dica che allora non posso giudicare, perché anche tanti tra i moltissimi che ne hanno parlato non l’hanno visto…). Quello che mi preme sottolineare è che non se ne può più di una critica sostanzialmente ideologica e spesso legata a logiche di mercato, che in nome di propri criteri (e sostanzialmente nel disprezzo del popolo) stabilisce metri di giudizio, dando pagelle e promozioni a senso unico. Non credo che si possa – no, non si può – considerare arte la «Merda d’artista» con cui ci hanno preso letteralmente in giro anni fa, e neppure questo spettacolo sostanzialmente blasfemo.
Bisogna ritornare al significato profondo dell’arte e della bellezza. Solo così potremo ricominciare a costruire spazi per l’uomo. Col sito abbiamo avuto modo di introdurre il tema della bellezza (abbiamo parlato della lezione in classe come «Ora della bellezza») e questo ha suscitato una ricchissima serie di interventi, non solo di educatori, ma anche – e soprattutto – di giovani che, di fronte alla possibilità di esprimere una passione per l’umano, hanno saputo comunicare una profondità e una responsabilità straordinarie.
Insomma, è ora – come affermo nell’articolo pubblicato sul sito – di dire «pane al pane e… sterco allo sterco», senza paura di essere per questo ostracizzati dai salotti buoni. A dire il vero preferiamo altri compagni di strada, e costruire spazi umani di autentica civiltà. I maestri non mancano, basta solo che ci si sappia mettere insieme.
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P.S.1: Come ricorda l’Avv. Gianfranco Amato, ci sono leggi che puniscono certe azioni, come l’imbrattare oggetti sacri. Sarà l’eredità del «Codice Rocco», mi si dirà. E che quindi non conta, perché non è al passo con i tempi, e con l’arte. È il solito ragionamento degli «intelligenti» che si ritengono superiori alle leggi, quando non le condividono, salvo poi farsi paladini di leggi e Costituzione Repubblicana quando si applica al comportamento di altri. I soliti «due pesi e due misure»…
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P.S.2: Nonostante mi fossi ripromesso di non guardare questo spettacolo, mi è capitato di vedere il finale contestato, così come si presenta in Youtube. Mi ha colpito vedere che a lanciare oggetti contro il bellissimo volto di Cristo sono dei giovanissimi. E' una scena fastidiosa, lunghissima, che pare non finire mai. Guardavo e mi è venuta in mente la terribile maledizione di Cristo: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali!...». Credo che lo stupro delle coscienze sia ugualmente grave come quello – indegno – dei corpi dei piccoli. «Miserere nostri Domine».