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Tragici giochi di parole

Fonte:
CulturaCattolica.it

Sono sconvolto dalla terribile notizia della strage operata ad Oslo da quel fanatico assassino che si chiama Anders Behring Breivik. Non ha giustificazione il suo gesto. L’odio che lo domina non è degno di un essere umano. E se si è definito anche cristiano, non sa neppure che cosa significhi quella parola.
Certamente cattolico non è (al di là di alcune sconclusionate affermazioni riportate da alcuni siti), e non per operare una sottile distinzione: solo per riaffermare quanto dicono da tempo i papi (e questo è cristianesimo cattolico, e basta): «Non si può uccidere in nome di Dio».
Ho cercato di capire qualcosa di quanto accaduto attraverso internet, mettendo quel famigerato nome nel motore di ricerca.
E ho fatto una scoperta interessante: alla faccia della libera informazione, sembra di assistere al rito del «copia-e-incolla». Le notizie, invece che approfondire e dare vari elementi di giudizio, altro non facevano che ripetere quanto già presente sui vari siti. E quando c’erano commenti, molti erano testimonianza di odio e di demenza (come il solito sito degli atei – che insieme a Dio hanno perso anche la ragione. Bastino questi pochi esempi per farsene una idea [ho lasciato volutamente gli errori, segno della stima nei confronti dei lettori di tali commentatori]: Essere di estrema destra e fondamentalista cristiano, un binomio perfetto che mi fa venire da vomitare.
Maledetta superstizione !!!
O fondamentalisti islamici o cristiani, non è mai finita, maledetti maledetti, maledetti, maledetti…
“…Secondo me è stato il papa…”
Certo! E senza ironia: ogni cristiano è responsabile di qualsiasi eccesso causato dalla sua religione, e vale per tutte le religioni. Dio è il mandante di tutti i crimini commessi in suo nome.
Probabilmente se avesse letto tutto quanto il saggio da cui l’ultranazionalista cattotalebano ha tratto la frase, non l’avrebbe mai pubblicata.
Oh, ma perché nemmeno l’*** dicer che il criminale è un cattolico?
Uno dei pochiossimi cattolici nella luterana e secolarizzata Norvegia
)

Ma, a dire il vero, mi ha sorpreso di più questo modo di informare, a proposito della notizia secondo cui, su Twitter, tale disgraziato avrebbe citato una affermazione di John Stuart Mill: “One person with belief is equal to the force of 100,000 who have only interests.”
Ed è interessante notare come la parola «belief», che in inglese significa più che fede propriamente detta una forte convinzione, un «credo» non solamente in senso religioso, sia, a poco a poco, nelle varie traduzioni in italiano, diventata da «credo» [“Una persona con un credo ha altrettanta forza di 100mila persone che non hanno interessi” Repubblica I° modo] a «fede» [“Una persona con una fede ha la forza di 100.000 che hanno solo interessi” sempre Repubblica, in seguito, e moltissimi altri].
Così il gioco è fatto: è la fede che genera questi mostri, e fede viene così associata a «fondamentalismo», e in questo modo possiamo stare tranquilli.
Affidiamoci pure alla ragione, e questi orrori scompariranno dal mondo. Ho già citato il bellissimo (e purtroppo profetico) libro di Benson Il Padrone del mondo: sembra il trionfo dell’Umanitarismo che, nell’illusione di un’era di pace e benessere, da un lato rende gli uomini schiavi di una ideologia totalitaria e violenta, dall’altro non può che cercare di togliere di mezzo la Chiesa, unico baluardo di autentica civiltà, e questo perché conosce il cuore dell’uomo, non si illude di una sua ipotetica e mitica bontà originaria che sarebbe cancellata dalla esperienza religiosa..
Ma ecco come si esprime Benson:

«Il cattolicesimo, … negava il fulcro stesso della concezione nuova dell’uomo. I cristiani piegano il capo a un essere inventato che non solo è, secondo le loro idee, separato dal mondo, ma addirittura superiore. Per non considerare poi la sciocca leggenda dell’incarnazione che, da sola, basterebbe a far tramontare la loro fede. I cristiani si distaccavano, dunque, deliberatamente da quel Corpo Mistico di cui facevano per natura parte; erano perciò membra morte che, soggiogate a una forza esteriore incapace di vivificarle, mettevano in pericolo l’intera vita del corpo. Questa era l’unica insensatezza che meritasse il nome di delitto. Assassinio, furto, rapina, anarchia: erano colpe leggere se venivano messe a confronto con questa iniqua mostruosità, perché esse ferivano il corpo ma non il cuore; esse facevano sì soffrire gli uomini e meritavano d’essere represse, ma non colpivano la vita nel suo fulcro. Solo il cristianesimo portava con sé un veleno mortale; ogni cellula nella quale veniva inoculato il veleno infettava tutte le fibre che la ricollegavano al centro della vita. Era questo e solo questo il massimo delitto di alto tradimento contro l’uomo. Ed era un delitto che non richiedeva altra ammenda se non la completa estirpazione della fede cristiana».

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