2. "L’osteria volante" e "Il padrone del mondo"
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La letteratura "di anticipazione" fra utopia e immaginazione

Sarà, però, il Novecento che vedrà nascere altri esperimenti narrativi di 'anticipazione', basati sulla fantasia, che da sempre, del resto, ha prodotto opere letterarie, dall'Iliade all'Odissea, passando per Dante Alighieri; grandi opere letterarie sono anche quelle in cui l'autore ha lasciato liberamente correre la propria fantasia e la propria immaginazione. Strano a dirsi, proprio nel corso del Novecento la cultura ufficiale ha finito per considerare queste opere di immaginazione, di fantasia come opere minori, di evasione, come fughe dalla realtà, quindi non letteratura 'classica' o di livello. È una strana peculiarità del Novecento, quando per secoli l'uomo aveva scritto grandi opere letterarie partendo proprio dalla fantasia e dall'immaginazione.
Ecco, dunque, che il Novecento vede la nascita di queste opere di anticipazione, le quali, però, spostano la propria attenzione, la propria analisi, la propria denuncia, non focalizzandosi più esclusivamente sugli esiti possibili della scienza, bensì anche su quelli della società. Questo accade, in alcuni casi, con grande anticipazione rispetto agli eventi più drammatici del XX secolo, come la prima e la seconda guerra mondiale. Vedremo più avanti alcuni autori, come George Orwell e Aldous Huxley che, a partire anche dagli eventi bellici, da quello che era accaduto nel mondo, produssero opere di anticipazione fra le più famose del Novecento (v. "Il mondo nuovo" di Huxley e "1984" di Orwell). Ma prima di questi autori, che potevano scrivere avendo visto gli orrori delle guerre, è veramente singolare come si immaginarono il mondo e i possibili scenari futuri alcuni autori di inizio secolo. Ad esempio, uno di essi, che non è esattamente uno degli scrittori 'utopistici', ossia Gilbert Keith Chesterton, considerato piuttosto un umorista, scrive nel 1904, giusto cento anni fa, un libro intitolato "L'osteria volante", dove immagina un'Inghilterra di cento anni dopo, quindi dei nostri tempi, un'Inghilterra islamizzata. Nonostante il titolo faccia pensare a qualcosa di comico, all'ennesimo racconto piacevole e umoristico alla Padre Brown, "L'osteria volante" è invece un romanzo che fa veramente pensare. In Inghilterra i grandi poteri economici hanno stretto un'alleanza con l'Islam, ritenendo che sia comunque meglio del Cristianesimo per mantenere un adeguato controllo sociale della popolazione; uno strano connubio fra i potentati economici e un Islam che si è diffuso già in Inghilterra …Mi chiedo come Chesterton abbia potuto immaginare una cosa del genere nel 1904! Ben altro era lo scenario, e in Inghilterra penso che non ci fosse un solo musulmano nel 1904, se non qualche sceicco in visita … Bene, eppure si immagina tutto questo con alcune conseguenze: fra l'altro, l'introduzione nelle norme inglesi di leggi islamiche che, ad esempio, mettono fuori legge gli alcolici. Perciò un capitano irlandese, Patrick Dalroy, fomenta una rivoluzione popolare, portando in giro per l'Inghilterra l'insegna di un pub, l'Osteria volante. E da qui parte una rivolta… Non vuol essere un romanzo propriamente utopistico e nemmeno intesse una visione coerente di società, eppure colpisce e lascia stupefatti questa capacità di intravedere un futuro che, all'epoca, è assolutamente inimmaginabile. Analogamente, era inimmaginabile lo scenario che, più o meno in quegli anni, un altro personaggio della letteratura inglese – Robert Hugh Benson – andava fantasticando nel suo romanzo "Il padrone del mondo". Egli morì nel 1914. Era un prete, il figlio del Primate anglicano d'Inghilterra, e arrivò a convertirsi al cattolicesimo, ovviamente non senza grossi problemi nei rapporti familiari. Una volta diventato cattolico e anche sacerdote, produsse tutta una serie di scritti teologici e apologetici, ma, accanto a questi, scrisse anche questo strano romanzo utopistico, dove si immagina un mondo a venire, nel quale i problemi della sua contemporaneità – le tensioni internazionali tra le grandi potenze, il nascere del socialismo ecc. - non sembrano essere presi da lui in considerazione come i veri problemi e pericoli del futuro. Il vero problema, a suo vedere, è la nascita di un unico potere mondiale, cosa impensabile a dieci anni dalla prima guerra mondiale. L'Ottocento, infatti, era stato il secolo dei nazionalismi, dei particolarismi l'un contro l'altro armati.…ed ecco che Benson va a pensare ad un mondo futuro dove invece c'è un unico potere mondiale, un pensiero unico che si accanisce pesantemente, seppur in maniera molto subdola, contro il cristianesimo. Quest'ultimo sembra essere rimasto l'unico vero nemico: le ideologie contrapposte sono arrivate a una sorta di sintesi nel nome dell'umanitarismo, si è realizzato questo pensiero unico in cui si sono superati i conflitti fra le opposte ideologie liberale e socialista, e questo modello di grande governo umanitario mondiale impone a tutti un'unica visione delle cose e della vita. Chi non è riducibile a questo progetto è appunto il cristianesimo, o meglio la Chiesa, che finisce perseguitata, ridotta a un piccolissimo gregge, ma resiste fino all'ultimo… E' una visione che poteva sembrare pessimistica e assolutamente infondata; in realtà, ciò che distingue le grandi opere d'immaginazione dalla banale fantascienza è proprio il fatto che riescono a individuare scenari assolutamente impensabili. Non era forse assolutamente impensabile, per i contemporanei, quello che ha immaginato Chesterton nel 1904, nell'Osteria volante? La grande Inghilterra vittoriana dominata dall'Islam, proprio quando essa trionfava sul mondo, era la massima potenza mondiale, e gli Stati Uniti erano poco più che un paese di cow-boys…! Come si poteva scrivere una cosa del genere? Chi prendeva in mano questo libro pensava che l'autore fosse un pazzo o un idiota! Ma, riletto cent'anni dopo, vi si vede tutta una serie di consequenzialità. Probabilmente molti avranno pensato la stessa cosa leggendo "Il padrone del mondo" di Benson. Egli, circa cent'anni fa, in fondo ha immaginato e descritto lo scenario della 'globalizzazione', di un pensiero unico, purtroppo oggi visibile soprattutto in Europa: non si lascia spazio né parola o significatività a chi non si adegua a questo pensiero, a questo dettame apparentemente buono, umanitario e tollerante, in realtà profondamente intollerante.