La sfida dell’Uomo-Montagna
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Le strategie delle partite a scacchi delle coalizioni e degli apparentamenti sollevano una cortina fumogena sulle vere questioni della politica: il bene comune, il “servizio del cittadino”, i problemi quotidiani della gente-gente. Non è che ogni tanto non affiori qua e là qualche parola d’ordine di programmi o intenzioni: riduzione delle tasse, giustizia, infrastrutture... Stupisce che, come ha notato Gianni Mereghetti in una lettera aperta, rimangano drammaticamente assenti finora dalle prime enunciazioni programmatiche (almeno dei due grandi partiti: PD e PDL), le vere emergenze che segnano la crisi del nostro popolo: in primis quella educativa.
“Prendo atto con grande amarezza che né per Veltroni né per Berlusconi la scuola è una delle questioni su cui si gioca il futuro dell’Italia! Si tratta di un grave errore, perché invece la scuola è una delle questioni serie del paese, e oggi ancor di più dopo anni di riforme mancate che non hanno lasciato la situazione in stallo, ma l’hanno aggravata. Tra l’altro la campagna elettorale si svolgerà mentre la scuola è impantanata, incapace di liberarsi dal fango in cui l’ha cacciata il ministro Fioroni con lo sciagurato decreto sui debiti scolastici e sulle impossibili attività di recupero. La scuola è allo sbando e i leader dei due partiti che si candidano al governo del paese si permettono di non considerare tra le priorità dei loro programmi l’emergenza educazione. VERGOGNA!”. La difficoltà dei leader ad affrontare complessi ma essenziali nodi problematici è emersa con evidenza anche nel caso-Ferrara. Il direttore de “Il Foglio” ha cominciato la sua battaglia per la vita in tempi non sospetti, ed ora ha deciso - con una scelta sicuramente opinabile dal punto di vista strategico - di porre a tema il rispetto della vita con una lista “monotematica”: “Aborto? No, grazie”. Certo è giusto che in campo politico la questione della vita sia nuovamente affrontata, e del resto la difesa della vita non è un monopolio della Chiesa, ma un gesto della ragione. Ben venga allora la salutare provocazione dell’Uomo-Montagna, erede dell’energia polemica con cui Gilbert Keith Chesterton combatteva per difendere la verità, e come lui tetragono a insulti, aggressioni verbali, scomposte reazioni al limite dell’isterico e del “talebano”. Non è forse vero che, come si dice sull’ultimo numero di “Tempi”, l’aborto “come un killer seriale e silenzioso di morti ne ha fatto un miliardo in cinquant’anni. E le migliori teste d’uovo dell’Occidente hanno detto: “Qui non è morto nessuno”. Guerre senza nemico, omicidi senza mandante”. Quale è il rischio, come bene ha notato Domenico Delle Foglie sull’“Avvenire” di martedì 19 febbraio 2008? “In sostanza c’è da temere che l’odio civile sia stato allontanato dalla contesa tra le due grandi forze in campo per essere incanalato sul terreno del diritto alla vita e dei suoi difensori”. Ossia che si riprenda la polemica del “muro contro muro” che nessun frutto ha arrecato negli ultimi decenni. Ha detto bene Assuntina Morresi in un articolo su “L’Occidentale”: “Ma nel riparlare di aborto dopo trent’anni e soprattutto dopo il referendum sulla legge 40, faremmo tutti un pericoloso salto all’indietro se si ritornasse al clima degli anni ’70, al muro contro muro di quegli anni, che non aiuta certamente al dialogo e soprattutto alla comprensione di quello che significa una maternità difficile, un figlio disabile, e di tutti quei problemi, più o meno materiali, più o meno risolvibili, che porta con sé una gravidanza non voluta. Niente guerre frontali, insomma, basta urlare. E’ ora di sedersi attorno a un tavolo e cominciare a parlare, tutti quanti”.