La roccia e la sabbia
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La Parola di Dio è il fondamento di tutto, è la vera realtà. E per essere realisti, dobbiamo proprio contare su questa realtà. Dobbiamo cambiare la nostra idea che la materia, le cose solide, da toccare, empiricamente verificabili, sarebbero la realtà più solida, più sicura. Alla fine del Sermone della Montagna il Signore ci parla di due possibilità di costruire la casa della propria vita: sulla sabbia e sulla roccia. Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili riducendo l’orizzonte della ragione aperto alla realtà in tutti i fattori, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Solo apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi che sembravano tutto improvvisamente scompaiono, diventano niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, solo sull’empiricamente verificabile, costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento, la Ragione creativa e redentivi di tutti e di tutto, il Verbo della realtà in ogni ambito cioè la Verità, il Donatore divino di ogni essere dono ed è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà. Quindi dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo. Realista è chi allarga la ragione a tutto, chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, non spettacolare, il fondamento di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in permanenza.
Ogni uomo, originariamente, naturalmente con la ragione è alla ricerca del senso completo della vita cioè della Parola di Dio che glielo rivela. Essa non è semplicemente presente in noi. Se ci fermiamo alla lettera delle Scritture, non necessariamente abbiamo compreso la Parola di Dio. C’è il pericolo che noi vediamo, analizziamo criticamente solo le parole umane, una conoscenza che non è avvenimento perché non rimanda all’origine, al fondamento, al reale e non vi troviamo dentro il vero attore dell’amore, lo Spirito Santo. Non troviamo nelle parole la Parola, il Verbo del Padre nello Spirito, la Ragione creativa e redentiva. Sant’Agostino, in questo contesto, ci ricorda gli scribi e i farisei consultati da Erode nel momento dell’arrivo dei Magi. Erode vuol sapere dove sarebbe nato il Salvatore del mondo, il nato Re, il Messia cioè la Ragione creativa e redentiva, il Verbo del Padre nello Spirito Santo. Essi lo sanno, danno la risposta giusta: a Betlemme. Sono grandi specialisti delle Scritture, conoscono tutto. E tuttavia la loro conoscenza non è avvenimento, non rimanda all’origine, quindi non vedono la realtà che si presenta dinnanzi perché hanno una ragione ridotta, non allargata a tutto l’immediato e il mediato, non riconoscono il Salvatore, il Re dell’universo dinnanzi a loro. Sant’Agostino osserva: sono indicatori di strada per gli altri, ma il loro io non si sente mosso dallo Spirito e non si muovono. Questo è un grande pericolo anche nella nostra lettura storico-critica della Scrittura: ci fermiamo alle parole umane, parole del passato, storia del passato empiricamente documentabili. Così il nostro io non entra nel movimento interiore della Parola, che in parole umane nasconde e apre le parole divine. Perciò c’è sempre bisogno del cercare. Dobbiamo essere sempre in ricerca della Parola nelle parole.
Quindi l’esegesi, la vera lettura della Sacra Scrittura nello stesso Spirito che storicamente l’ha ispirata, non è solamente un fenomeno letterario, non è soltanto una lettura criticamente verificabile di un testo senza il connubio della fede professata, celebrata, vissuta e pregata. Necessita del movimento del mio io, della mia esistenza. E’ il muoversi verso la ricerca della Parola di Dio non immediata ma mediata dalle parole che la testimoniano, verso la sua origine, verso il Donatore divino di ogni essere dono, verso il Verbo di Dio incarnato, la Ragione creativa e redentivi nelle parole umane. Solo conformandoci al mistero di Dio, al Signore che è la Parola, il Verbo del Padre nello Spirito Santo, possiamo entrare all’interno della Parola, possiamo trovare veramente in parole umane immediate, storiche, la Parola di Dio. La fede non è mai una conoscenza immediata ma mediata cioè un avvenimento che rimanda alle origini. Oltre che studiare occorre pregare il Signore perché ci aiuti a mantenere il nostro io in movimento personale sotto la preminente e decisiva azione guida dello Spirito del Risorto, non solo con l’intelletto, con una vera analisi storico – critica, ma con tutta la nostra esistenza, con tutto il nostro amore, con la appartenenza fraterna al noi ecclesiale che si estende in continuità nel tempo e nello spazio cioè al Popolo di Dio soggetto vivo della Parola di Dio attraverso anche, soprattutto la testimonianza delle Scritture.