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Abbiamo agito in tempo, (forse) lasciati soli

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia»

Ho letto con attenzione la «Lettera al popolo di Dio» di Papa Francesco, e mi ha colpito questa considerazione: «Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite» come pure l’indicazione che sarebbe il clericalismo all’origine di tanti comportamenti errati «Ciò si manifesta con chiarezza in un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa – molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza – quale è il clericalismo, quell’atteggiamento che “non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente”. Il clericalismo, favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo».

Già nel 2010 (forse già in ritardo, ma in anticipo rispetto a tanto clamore suscitato in questi ultimi tempi) denunciavamo pubblicamente (e lo hanno riconosciuto vari mass-media, vedendo il numero di firme raccolte nel giro di pochi giorni) quanto il settimanale Panorama sbandierava in un numero la cui copertina parlava delle «Notti brave dei preti gay». Reagivamo con disgusto a questa che pareva una diffusa pratica omosessuale negli ambienti ecclesiastici di Roma, chiedendo esplicitamente che i responsabili di tale lurido commercio omosessuale fossero banditi dalla Chiesa cattolica (adducendo anche la motivazione che il marcio del loro comportamento infangava i tanti buoni e onesti sacerdoti e laici cattolici che cercavano di essere testimoni della fede negli ambienti in cui vivevano, e non imboscati in comode carriere ecclesiastiche).
Ma soprattutto indicavamo la causa del successo di tali sconci comportamenti, suggerita dalla ghettizzazione ed esclusione dei sacerdoti provenienti dai movimenti nelle varie responsabilità ecclesiali.
Non so se Papa Francesco con il termine «clericalismo» intendesse colpire tale attitudine di alcune gerarchie ecclesiastiche. Io per me ritengo che la Chiesa cattolica, se avesse seguito con più fedeltà questo invito a valorizzare questi carismi suscitati dallo Spirito, non si troverebbe con tanta «sporcizia» al suo interno.

I vari Bianchi, Alberigo, Brambilla, Melloni, Piana e compagnia bella, che con la lettera del 1989 diffusa da Famiglia Cristiana hanno preso le distanze e contestato, in compagnia di altri autorevoli (?) maestri come Rahner e Haering, il Magistero morale della Chiesa e la sua autorevolezza, e che ora – almeno quelli vivi – inneggiano al pontificato attuale condannando senza se e senza ma chi anche solo pone domande o dubbi all’autorità della Chiesa, questi «maestri» non pensano di avere qualche responsabilità «morale» in questa grave situazione? Forse leggere Humanae Vitae, Veritatis splendor e Evangelium vitae aiuterebbe a correggere, se non a estirpare, tanto male e tanta immoralità nella Chiesa, la bella sposa di Cristo.

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