I premi alla Mostra di Venezia 2007
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Alla fine ha vinto Ang Lee con il suo Lust, caution: un film elegante e ben diretto dal regista che a Venezia ha trionfato solo due anni fa, ma non privo di difetti: un’eccessiva lunghezza e troppo spazio concesso a scene di sesso piuttosto esplicite. E’ comunque il minore dei mali. Poteva vincere Brian De Palma e il suo vergognoso Redacted, un film pornografico nel vero senso della parola, che non rinuncia a mostrare di tutto, dai cadaverini dei bambini uccisi ai corpi delle donne incinte (tutto falso e ricostruito a tavolino: le immagini non sono vere e di queste foto non si indica mai l’origine né le circostanze). Un film ideologico che non va a fondo delle ragioni vere del conflitto in Iraq, ma addita semplicemente i colpevoli. Un film ideologico, per non dire collaborazionista, che ha avuto però il suo premio: un Leone d’argento alla regia. Il grande favorito alla vigilia, il bello e positivo, La graine e le mulet di Kechiche si porta a caso solo il Gran Premio della Giuria, ex aequo con il pessimo e cerebrale I’m not here di Todd Haynes. Male anche al scelta degli attori: se Cate Blanchett merita la Coppa Volpi come miglior attrice per lo meno per il lavoro mimetico eccezionale svolto nel film di Haynes, appare incomprensibile se non per ragioni di mercato il premio omologo dato a Brad Pitt che nel film su Jesse James diretto da Andrew Dominik non va oltre molto oltre una certa banalità interpretativa. A bocca asciutta, e clamorosamente, il film di Paul Haggis, In the Valley of Elah, un film coraggioso e commovente, tra l’altro interpretato da due ottimi attori: Tommy Lee Jones e Charlize Theron. A Venezia, anche quest’anno, nel decidere i premi hanno prevalso più le ragioni ideologiche che non ragioni estetiche. Che tristezza.