Tirare il Papa per la tonaca

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ho sempre pensato che l’istante di silenzio che ha accolto la nomina di Papa Francesco sia stata la grazia più grande per il suo pontificato. Nessuno dei presenti (o quasi) sapeva di lui. I mass-media avevano individuato altri candidati. Per questo, al suo apparire, l’unica cosa che si poteva fare era ascoltarlo. E la sua figura, il suo modo di fare ha colpito tutti.
Ricordo di essere stato presente alla elezione di Papa Benedetto, in piazza San Pietro, e ricordo le reazioni dei presenti intorno a me: sembrava sapessero già tutto e molti di loro avevano espresso un disagio, un disappunto, una delusione. I tempi che poi sono susseguiti non hanno fatto altro che confermare il triste pregiudizio (o tristo, per la incapacità di ascolto serio, per l’incaponirsi in uno schema che solo le sue dimissioni, per un istante, hanno scalfito).
Così ora, dopo 20 giorni dalla sua elezione, tutti si preoccupano di farci sapere quello che sarà il papa Francesco. Ora tutti stanno a costruirne una immagine che sia secondo i loro gusti. Tutti vogliono ingabbiarlo nei loro schemi. Basta aprire qualsiasi giornale, qualsiasi trasmissione radiotelevisiva, per rendersene conto di persona. E così tutti a lodarlo, a contrapporlo con cinismo e crudeltà al suo predecessore, tutti preoccupati di farci capire che finalmente si potrà operare quella rottura con la Chiesa del passato che il Vaticano II avrebbe operato, contro i tentativi opposti delle gerarchie al potere nella Chiesa.
Operazione questa in parte riuscita con Giovanni XXIII, il «Papa buono»; operazione stigmatizzata da Benedetto che ha parlato di un Concilio dei media contrapposto al Concilio dei Padri; operazione che cozza comunque proprio con la natura stessa della Chiesa, per cui “riforma” non vuole mai dire “cancellazione”. E qui sarebbe bello riprendere i testi del Beato Giovanni XXIII sulle intenzioni del Concilio, le parole illuminate di Paolo VI e dei successori.
Noi non sappiamo che farcene di una Chiesa secondo l’illuminata versione dei mass-media, degli opinion-makers, dei giornalisti à la page.
A noi piace la Chiesa «cattolica», certi che ha nel Papa il suo fondamento, e i cui gesti, pur se a volte così diversi dal nostro immaginare, vanno capiti per quello che egli stesso indica, e non per i gusti e le pruderies di certi commentatori.
E se oggi molti cercano di scavare nel passato del Papa e nei suoi scritti per trovare una chiave di lettura del suo presente, beh, che si leggano tutti i testi; se ne colga il contesto e non se ne voglia fare un uso per manipolare l’opinione pubblica. Del resto già si trovano frasi del Papa Francesco, quando era Cardinale, staccate dal contesto, con strani omissis, che sembrano fuorvianti e che vorrebbero accreditare un insegnamento difforme da quanto la Chiesa ha sempre sostenuto.
Tirate pure il Papa per la tonaca; sappiate che non è un personaggio facilmente manipolabile. Già aveva affermato, tempo fa: «La persecuzione è un evento ecclesiale della fedeltà; a volte è frontale e diretta; altre volte occorre saperla riconoscere quando è ammantata da quell’apparenza pseudoculturale con cui ama presentarsi in ogni epoca, nascosta dietro la laica “razionalità” di un sedicente “senso comune” delle cosiddette persone normali e civili. Le forme sono molte e differenti, però ciò che sempre scatena la persecuzione è la follia del Vangelo, lo scandalo della Croce di Cristo, il fermento delle Beatitudini. Inoltre, come nel caso di Gesù, di Stefano e di questa grande “nube di testimoni”, i metodi furono e sono gli stessi: la disinformazione, la diffamazione, la calunnia, per convincere, far avanzare e – come ogni opera del Demonio – far sì che la persecuzione cresca, contagi e si giustifichi fino al punto di sembrare ragionevole».