Siamo tutti C.T.
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Devo essere sincero, tutto il gran parlare da parte dei vari mezzi di comunicazione non mi appassiona poi più di tanto: aveva ragione il Papa quando diceva che spesso, più che raccontare la realtà come è, la dicono come la vorrebbero. E in questo sono tutti C.T.: sembra di assistere al campionato del mondo di calcio, dove ciascuno afferma che, se si desse ascolto a lui, certo la vittoria sarebbe già nelle nostre mani. Peccato però che la realtà, che è testarda, vada da un’altra parte.
Ho appena letto due articoli, diversi per argomento, ma simili nella loro logica: Küng e Veronesi, la Chiesa come dovrebbe essere, e la pace come la si deve fare. Come ogni buon C.T. hanno già la soluzione: senza questo papa la Chiesa rinascerà più viva e forte, con noi medici e scienziati, sarà assicurata la pace perpetua.
Peccato però che in tutto questo il popolo, quello fatto di uomini in carne ed ossa, quello che si riconosce nella fede, quello che lotta e che soffre quotidianamente, peccato che non c’entri.
La battaglia di oggi è tutta qui: un popolo che ha il criterio del bene e del vero, che sa riconoscere i propri maestri, e tutti i C.T. che vogliono cambiargli la mente, la testa, il cuore, la speranza…
Se vincessero i C.T. (e di mezzi ne hanno, di soldi e di strumenti sono zeppi) certo sarebbe una sventura: la fede ridotta a cultura, per pochi eletti (i cui maestri sarebbero i teologi o e gli esegeti); la vita in mano ai tecno-scienziati, dai pochi scrupoli; l’educazione come “formazione”, in mano a chi “sa” veramente quello che l’uomo desidera; la pace, quella sì, lontana mille miglia (come dicevano i romani “hanno fatto il deserto, l’hanno chiamato pace”). Non dico questo per pessimismo o per sfiducia nella ragione: la storia è ricca di queste forme di orgoglio, che, se pur rivestite di sentimenti “umanitari”, poi si sono rivelate sventura per i poveri, per la gente semplice, per la civiltà.
La Torre di Babele, con la sua pretesa di un unico linguaggio, ora e allora, è un monito sempre attuale.
Qualche esempio?
- Penso al rinascere della eugenetica, con proclami non lontani né diversi da quelli di Hitler.
- Penso alla pretesa di definire la vita e la morte come qualcosa che sia in potere dell’uomo, contro la coscienza, che ha il popolo, della “indisponibilità della vita”.
- Penso al cinismo con cui una vicenda drammatica come quella di Eluana e prima di Welby, siano state usate come grimaldello per modificare od ottenere leggi secondo il proprio parere (ricordiamo, tra l’altro, che Kant suggeriva di considerare sempre l’uomo come fine e mai come mezzo).
- Penso all’accanimento con cui si vuole tenere lontano dalla scuola (in nome di un principio di esasperata laicità) ogni riferimento religioso (a meno che sia “culturale”, cioè privato della sua vera identità).
Poveri C.T.: come sarebbe più semplice per tutti ritornare umilmente alle radici cristiane della nostra civiltà, guardare con simpatia la fede dei semplici, quella che sa riconoscere nel successore di Pietro (quello vero, in carne ed ossa, non quello che vive nelle loro teste) una guida e un pastore, come sarebbe più semplice e intelligente riconoscere che “ci sono più cose in cielo e in terra che nella nostra filosofia”.
A costo di sembrare sorpassati, noi di CulturaCattolica.it vogliamo seguire e comunicare, servire con tutto noi stessi quel pastore Benedetto che ci può portare alla vittoria, quella vera.