Eugenetica: uno spettro che si aggira per l'Europa

Autore:
Negri, Mons. Luigi
Fonte:
www.diocesi-sanmarino-montefeltro.it
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Si potrebbe dire con un linguaggio un po’ abusato ma sempre efficace: uno spettro si aggira per il mondo civile (si fa per dire): il ritorno dell’Eugenetica.
Chi ha assistito alle terribili vicende di queste settimane e non è totalmente digiuno di storia della nostra società europea, ha avuto l’impressione di assistere ad un film, purtroppo tragicamente “già visto”.
Alla fine del secolo XIX e all’inizio secolo XX, nel contesto della massoneria e della tecnoscienza “dura”, cioè fra gli inglesi, si procedette alla formulazione di un grande progetto mondiale: il miglioramento definitivo della razza umana, attraverso la scienza.
L’Eugenetica: un ben nascere, un ben vivere e, purtroppo, un ben morire.
Per costoro la vita umana, nella sua origine e nel decorso della sua esistenza, poteva e “doveva” essere sottoposta a progetti di razionalizzazione, di scientifizzazione e di manipolazione, in vista di una trasformazione definitiva.
In attesa di questo straordinario balzo progressivo, che avrebbe reso la razza umana (ovviamente quella del mondo evoluto cioè europeo e nord-americano) invincibilmente sana, bella, intelligente, totalmente vittoriosa su tutti i limiti della natura, si doveva cominciare ad eliminare tutti gli “inconvenienti di percorso”. Bisognava eliminare tutte le vite inutili, inguaribilmente malate, portatrici di handicaps mentali o fisici, vecchi e malati terminali…
Tutto un enorme e cinico processo di eliminazione della sofferenza, per l’affermazione di una vita e di una società totalmente a misura dell’uomo e della sua ragione.
Questo movimento fu espulso dall’Inghilterra e dall’America da quel buon senso, che si radicava ancora in una concezione religiosa dell’esistenza. I sostenitori dell’Eugenetica furono accolti a braccia aperte dal regime hitleriano ed in esso trovarono straordinarie possibilità di ricerca e di “lavoro” (anche qui si fa per dire).
Fin dalle prime settimane del suo governo, Hitler, arrivato al potere legalmente cioè con una maggioranza democraticamente eletta, iniziò a tappe forzate la realizzazione del processo di eliminazione di tutti gli “anormali”, stipandoli nei campi di concentramento, che cominciarono a funzionare come veri e propri campi di sterminio.
Contemporaneamente, sulla Germania non ancora dominata dal nazismo furono profuse tonnellate di propaganda a favore dell’eutanasia di stato. Migliaia di films e cortometraggi, centinaia di migliaia di opuscoli, milioni di volantini a propagandare una posizione che univa al pietismo più stucchevole (pena e bontà verso i sofferenti da avviare ad una morte dignitosa) un cinismo ed una violenza inaudita.
La maggioranza del popolo tedesco guardò da lontano ma impotente tutto questo: non aveva ancora venduto l’anima al diavolo ma non aveva l’energia di una opposizione.
Una sola personalità si oppose pubblicamente a tutto questo e lo denunciò inflessibilmente all’opinione pubblica: il vescovo di Münster Clemens Von Galen, definito da Pio XII il “leone di Dio”.
Egli denunciò la follia eugenetica e razzista in omelie ed in lettere pastorali. Fu l’unico vero inesorabile resistente al regime di Hitler lungo tutto il periodo nazista. Anche le altre forme di resistenza si raccordarono idealmente a lui.
Il regime non osò mai toccarlo, tanto forte era il legame del vescovo con il suo popolo, ma massacrò decine dei suoi preti e centinaia dei suoi fedeli.

Questa storia ci fa comprendere il presente.
Anche oggi la vita umana rischia di essere concepita dalla nuova Eugenetica sostanzialmente come oggetto di progetti conoscitivi, scientifici e delle più diverse manipolazioni tecnologiche in funzione di una nuova programmazione della vita stessa.
La tecnoscienza si considera investita della responsabilità di formulare un nuovo percorso umano: la scienza è l’unico soggetto autorizzato a far questo ed è totalmente autoreferenziale. La tecnoscienza non riconosce nessuno superiore a sé: chi si oppone a tutto questo viene considerato un reazionario, incapace di stare al ritmo del progresso scientifico.
La “saldatura”, ormai evidente, fra tecnoscienza e magistratura sembra conferire a questo progetto caratteristiche di invincibilità.
Nell’infuocato dibattito delle settimane scorse ed in quello che si preannuncia nell’immediato futuro, vale la pena di ricordare che l’unica garanzia di una vera indisponibilità della vita umana a qualsiasi realtà storica ed a qualsiasi potere mondano, sta solo nell’affermazione che la vita umana è, per sua natura, aperta ad una dimensione trascendente della realtà e solo per questo è indisponibile a qualsiasi manipolazione.
La Chiesa sostiene da duemila anni che solo perché le radici dell’uomo sono “in Dio”, egli non scompare nella biosfera e non è assorbito nella società.
Infatti “l’uomo supera infinitamente l’uomo” (Pascal).
Nel suo primo radiomessaggio nel Natale del 1978 Giovanni Paolo II faceva un’affermazione di straordinaria pertinenza ed attualità: “Se le nostre statistiche umane, le catalogazioni, gli umani sistemi politici, economici e sociali, le semplici umane possibilità non riescono ad assicurare all’uomo che egli possa nascere, esistere ed operare come unico ed irripetibile, allora tutto ciò glielo assicura solo Dio”.
Qualche mese dopo la conclusione della seconda guerra mondiale Pio XII insignì della porpora cardinalizia il vescovo di Münster.
A Münster nessuno era stato cardinale fra i predecessori di Von Galen e nessuno lo è stato poi tra i suoi successori.
Pio XII, con il suo gesto straordinario, proclamò davanti a tutta la Chiesa ed alla società che la porpora cardinalizia, romana, è per i martiri di Cristo, cioè per i testimoni di Lui di fronte al mondo.