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La fede spiegata a mio figlio

Fonte:
CulturaCattolica.it

Con indignazione e dolore assistiamo ogni giorno a nuovi attacchi alla fede e alla Chiesa; come diceva Chesterton, ogni bastone sembra buono per bastonare il Cristianesimo: dai dubbi sulle stimmate di Padre Pio alle canzoni sulla “malvagità” di Dio, dai video sull’“Impero del Male” identificato con un Papa del 2046 maniaco sessuale, ai manualetti per piccoli atei. L’indignazione è per la superficialità e la rozzezza con cui si costruisce una caricatura del fatto cristiano per poi accanirsi a distruggerlo; il dolore è per tutta l’immensa ricchezza e felicità dell’esperienza cristiana che a questi “missionari del nulla” rimane inattingibile, nascosta e mascherata com’è da ridicole riduzioni. Non si fa altro che fornire dei supporti ideologici alla scristianizzazione di massa, già operante nella prassi, con inviti espliciti all’apostasia, come ha acutamente osservato Antonio Iannaccone (Pepe). E chi ci va di mezzo è ancora il popolo, della cui distruzione con i suoi frutti di morte ci si lamenterà poi invano nei momenti drammatici della storia. Quale diversa dignità culturale con un grande orizzonte, come un respiro a pieni polmoni, è contenuta invece in un aureo libro da poco uscito: “La fede spiegata a mio figlio”, di Davide Perillo (Piemme). Sulla scia di un’altra opera simile, “Gesù spiegato a mio figlio” di Michele Brambilla (Piemme), Perillo dà forma sistematica ad una esperienza reale:
Il mio problema è... molto più terra terra. Ho tre figli, in età ben distribuita: asilo, elementari, medie. In casa, le domande - e le obiezioni - abbondano. Su qualsiasi tema. Compreso, naturalmente, Dio. Chi è? Ma ci ha fatto davvero Lui? E perché? E come facciamo a conoscerlo? E Gesù? E la Chiesa?” Da questo “dimmi perché” sono nate le cinquanta risposte del testo, che, seguendo il fil rouge del Credo, affrontano in maniera sintetica ma totalmente adeguata ai giovani interlocutori (e anche ai loro genitori) l’immensa roccia dell’ortodossia cattolica. Con due criteri di fondo: dapprima la sfida all’adulto perché renda ragione di quello che sta vivendo: “...se andiamo alla radice di quelle domande - di qualsiasi domanda -, se ne trova quasi sempre un’altra: che cosa c’entra con me questa roba? E di riflesso: che cosa c’entra con te, papà? E’ davvero così importante per la tua vita quello che mi stai raccontando? Perché se non lo è per te, non puoi aspettarti che lo sia per me”. E in secondo luogo una provocazione alla libertà del figlio, non una sostituzione o l’imposizione di una dottrina: “Chiaro, da genitore vorrei che anche i miei figli incontrassero Cristo. Che fossero toccati da quella stessa bellezza. Che diventassero certi di quelle stesse ragioni che hanno convinto me, e che propongo a loro.
Però so benissimo che la parola decisiva, davanti a un incontro e a una proposta, è un’altra: la libertà. La
loro libertà. Sta a loro dire “sì” o “no”. E nessuno può farlo al posto loro.
E’ il bello dell’educazione. Ed è anche il bello del cristianesimo. Non prevede garanzie, né reti di protezione. E’ un rischio, perché si affida totalmente al mistero della libertà dell’altro. Ma non puoi voler bene a tuo figlio senza amare la sua libertà. Senza investire tutto su di essa.
E’ un rischio, ma vale la pena di correrlo. Proprio come fa Dio con noi
”.
Bellezza del cristianesimo quindi, come ripete continuamente Papa Benedetto XVI. Solo questa bellezza vissuta in un’esperienza reale potrà convincere chi ci incontra. E’ il lavoro che anche www.culturacattolica.it sta cercando di fare da molti anni, assieme a molti amici, perché si risorga. Per questo siamo grati a persone come Michele Brambilla e Davide Perillo, che pongono una pietra per ricostruire. E anche al card. Ruini, che ha incoraggiato e confortato chi lavora su Internet perché mostri senza stancarsi il vero volto di Gesù.

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