Occorre che tutta la cultura dell’uomo contemporaneo sia permeata dal Vangelo
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«La missione evangelizzatrice propria della Chiesa domanda, in questo nostro tempo, non solo che si propaghi dappertutto il messaggio evangelico, ma che penetri in profondità nei modi di pensare, nei criteri di giudizio e nei comportamenti. In una parola, occorre che tutta la cultura dell’uomo contemporaneo sia permeata dal Vangelo. A rispondere a questa vasta e urgente sfida culturale e spirituale vuole contribuire la molteplicità degli insegnamenti, che vi sono proposti negli Atenei e Centri di studio che frequentate. La possibilità di studiare a Roma, sede del Successore di Pietro e quindi del ministero petrino, vi aiuta a rafforzare il senso di appartenenza alla Chiesa e l’impegno di fedeltà al Magistero universale del Papa. Inoltre, la presenza nelle Istituzioni accademiche e nei Collegi e Seminari di docenti e allievi provenienti da ogni Contenente vi offre un ulteriore opportunità di conoscervi e di sperimentare la bellezza di far parte dell’unica, grande famiglia di Dio: sappiate avvalervene appieno!
Cari fratelli e sorelle, allo studio delle scienze umanistiche e teologiche è indispensabile che si accompagni sempre una progressiva conoscenza, intima e profonda, di Cristo. Ciò comporta che al necessario interesse per lo studio e la ricerca voi uniate un sincero anelito per la santità. Questi anni di formazione a Roma, oltre ad essere di impegno intellettuale serio e assiduo, siano perciò in primo luogo di intensa preghiera, in costante sintonia con il divino Maestro che vi ha scelti al suo servizio» [Benedetto XVI agli Studenti delle pontificie università di Roma, 25 ottobre 2007].
“Occorre evangelizzare - Evangelii nuntiandi n. 20 -, non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici, la cultura e le culture degli uomini, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Costituzione “Gaudium et spes” (n. 50), partendo sempre dalla persona e tornando sempre al rapporto delle persone tra loro e con Dio…La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre”. All’inizio del terzo millennio, il cristianesimo si trova, proprio nel luogo della sua originaria diffusione, in Europa, in una crisi profonda, basata sulla crisi della sua pretesa di verità e questa crisi ha una duplice dimensione:
- la sfiducia riguardo alla possibilità, per l’uomo, di conoscere la verità su Dio e sulle cose divine,
- e i dubbi che le scienze moderne, naturali e storiche, hanno sollevato riguardo ai contenuti e alle origini del cristianesimo.
In Occidente l’uomo è diventato la “grande questione” centrale. Una questione che si propone con due interrogativi:
- il primo circa la verità dell’uomo (che cosa è ogni essere umano concreto);
- il secondo circa il sensoo valore della vita umana (perché c’è l’uomo).
Verità o senso, valore è la questione centrale attraverso cui evangelizzare la cultura dell’uomo contemporaneo.
Di fronte alla domanda di senso della vita umana c’è chi pensa a una dimostrazione filosofica oppure a severi richiami morali. Ma oggi è comune sentirsi rispondere: quello che tu vuoi, sei. Se uno è prigioniero di questa mentalità relativista e nichilista si mette nella condizione di non poter comprendere né la proposta cristiana né il patrimonio umano di tutta la tradizione. La proposta cristiana infatti inizia annunciando ad ogni uomo che il senso, il valore della vita è un fatto già accaduto; è una presenza che sta accadendo ora nell’incontro con la Persona viva e presente del Risorto che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. La fecondità di questo incontro, per permeare la cultura dell’uomo contemporaneo del Vangelo, si manifesta in maniera peculiare e creativa in rapporto alla ragione che ha dato vita alle scienze moderne e alle relative tecnologie. Una caratteristica fondamentale di queste ultime è infatti l’impiego sistematico della matematica per poter operare con la natura e mettere al nostro servizio le sue immense energie. La matematica come tale è una creatura della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali dell’universo - che è il presupposto di tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici, già espressamente formulato dalla fede scientifica di Galileo Galilei con la celebre affermazione che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico - suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica infatti che l’universo stesso sia strutturato in maniera intelligente in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa allora inevitabile chiedersi con l’ala della ragione verso la verità se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte dell’una e dell’altra. Così proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il Logos creatore, Dio distinto dalla natura che Egli ha creato liberamente: chiara la distinzione tra fisica e metafisica. Con l’altra ala della rivelazione cristiana, della conoscenza di fede che la teologia approfondisce Dio non è una realtà a noi inaccessibile, che noi non possiamo incontrare e a cui sarebbe inutile rivolgersi nella preghiera ma Persone divine del Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo, che amano ogni uomo, il Figlio si è incarnato nella nostra storia, si è lasciato uccidere ed è risorto per rialzare ogni uomo e salvarlo, chiamandolo all’unione con Lui nel culmine della comunione Eucaristica. Il Dio della fede cristiana è dunque l’Essere tutto in Atto o Logos creatore, il Dio della metafisica, ma è anche identicamente il Dio della storia, il Dio che entra nella storia e nel più intimo rapporto personale con noi: ragione - conoscenza di fede - amore. Viene capovolta la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità, a ricondurre ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su questa basi che Benedetto XVI ha sviluppato a Verona diventa di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme.
E’ oggi questo un compito che sta dinnanzi alla vocazione di ogni teologo animato dalla passione che tutta la cultura contemporanea venga permeata dal Vangelo, un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza in ogni università. Il “progetto culturale” della Chiesa in Italia è senza dubbio, a tal fine, un’intuizione felice e un contributo assai importante.