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L’«Effetto farfalla» e la «luce gentile» della fede

Fonte:
CulturaCattolica.it

«Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza» diceva Alan Turing. Altri hanno parlato del battito d’ali di una farfalla che può scatenare un uragano.
In termini cristiani possiamo ricordare la parabola del granello di senape. Diceva Gesù: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami» [Mt 13,31].

In ogni caso, è certo che sembra esserci una sproporzione tra la fragilità e la piccolezza dell’inizio e la grandezza dell’esito finale.
Così possiamo guardare il nostro impegno nella rete: a volte ci sembra che non si possano ottenere risultati visibili, che la potenza di certi mezzi sia di ordine tale da annullare ogni nostro sforzo, eppure il più delle volte ci accorgiamo che il lavoro fatto ottiene risultati, e incide positivamente sulla realtà. E non solo quando qualcosa cambia in maniera decisiva, eclatante, riconoscibile, ma per le tante volte che è nato un rapporto, si è dischiusa una speranza, si sono rivelati i cuori. E così andiamo avanti, con fedeltà e tenacia, certi che quella «luce gentile» ricordata da Papa Benedetto nel messaggio sulle comunicazioni sociali può ancora illuminare i cuori. E, camminando, «cresce il vigore». È vero, perché in questo è difficile essere presi dallo scoramento.
Allora riprendiamo quello che l’indimenticabile Benedetto XVI suggeriva, per farlo conoscere in ogni circostanza e in tutti i rapporti. «La fiducia nella potenza dell’azione di Dio deve superare sempre ogni sicurezza posta sull’utilizzo dei mezzi umani. Anche nell’ambiente digitale, dove è facile che si levino voci dai toni troppo accesi e conflittuali, e dove a volte il sensazionalismo rischia di prevalere, siamo chiamati a un attento discernimento. E ricordiamo, a questo proposito, che Elia riconobbe la voce di Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto o nel fuoco, ma nel “sussurro di una brezza leggera” (1 Re 19,11-12). Dobbiamo confidare nel fatto che i fondamentali desideri dell’uomo di amare e di essere amato, di trovare significato e verità - che Dio stesso ha messo nel cuore dell’essere umano - mantengono anche le donne e gli uomini del nostro tempo sempre e comunque aperti a ciò che il beato Cardinale Newman chiamava la “luce gentile” della fede.»
In questi tempi – che a volte sembrano segnati dalla fuga e dal nascondimento dei buoni – sapremo coagulare persone che sapranno portare una «bella testimonianza». Dare loro voce e visibilità è già un frutto positivo.

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