Condividi:

Gay Pride, nanoscienza e bocciature: tutto qui?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Non possiamo dimenticare la conclusione di un bellissimo e profondo testo di McIntyre, spesso citato sul sito di CulturaCattolica.it: stiamo aspettando un altro Benedetto, che possa ricostruire la nostra civiltà.
Nell’introduzione al suo libro “Dopo la virtù” egli immaginava un futuro in cui si sarebbero persi, per una strana fatalità, i riferimenti costitutivi della civiltà del passato. Ciò che sarebbe rimasto avrebbe dato, ai posteri che lo avessero ritrovato, una immagine della realtà, della società e della cultura assolutamente non corrispondente a ciò che era accaduto e che veniva rappresentato.
Mi è venuto in mente questo testo prendendo in considerazione alcune tra le notizie di questi giorni, paragonate con le riflessioni e i giudizi di tanti commentatori, dei giornalisti, dei nostri uomini politici.
Riporto alcune esperienze:
1. Ho conosciuto una giovane affetta da una gravissima sindrome. Ha bisogno di medicine. Sono i cosiddetti “farmaci orfani”: quelli che non sono più in commercio perché troppo costosa la loro produzione, riferita allo scarso numero di malati (e, documentandomi, ho saputo che le cosiddette “malattie rare” sono alcune migliaia).
2. Ho messo sul sito la terribile testimonianza della decapitazione, in Tunisia, di un giovane convertito.
Il video di questa esecuzione si può vedere in Internet (per chi riesce a sopportare questo disumano “spettacolo”).
Provate ad andare a vedere nei vari siti e sugli organi di stampa quale eco ha avuto questa notizia: praticamente nessuna. Segno di insensibilità? di dimenticanza? Di paura, forse?
3. Incontro tante persone che mi testimoniano un vero desiderio di educare i figli, unito però a solitudine, e all’amarezza per le difficoltà spesso incontrate.
Sul sito abbiamo documentato molte esperienze affascinanti di educazione e spesso abbiamo proposto alcune riflessioni fatte da giovani che mostrano profondità e umanità da cui noi adulti possiamo imparare.
E invece, di che cosa ci parlano coloro che quotidianamente vogliono influenzare la nostra mentalità e i nostri atteggiamenti?
Alcuni esempi:
1. La scuola che boccia a sei anni. È una notizia che fa riflettere, che pone molte domande, che costringe tutti a chiedersi che cosa significhi educare e quali ne siano le condizioni. Peccato però che la maggior parte delle riflessioni che si sono sentite in radio o lette sui giornali riescano solamente a ripetere slogan stantii, senza mettere in questione ciò che è fondamentale. Si potrà ricominciare a parlare responsabilmente di educazione? Ci si potrà interrogare seriamente sulla figura del “maestro”?
2. Abbiamo pubblicato sul sito quanto il segretario del partito democratico Bersani ha affermato in una lettera agli organizzatori del Gay Pride di Bologna. Ci domandiamo se l’interesse e l’impegno dimostrati per tale argomento siano la priorità della politica in Italia. Nel caso di una risposta affermativa, riteniamo che le considerazioni di Maria Mantello (Però qualche fragilità, almeno all’interno del Pd potrebbe essere rimossa, ripartendo dal programma. Si faccia chiarezza su quest’ultimo e si recuperi fino in fondo la matrice progressista. Allora, certi personaggi vadano a fiorire da altre parti. Averli fatti fiorire nel proprio grembo è stata la iattura del Pd) abbiano un grande interesse. Dice, in sostanza, ai cattolici: “il PD, con questo programma, con queste priorità, non è casa vostra. Tiratene le conseguenze”.
3. In questi giorni ha fatto notizia l’articolo di Umberto Veronesi: “Vi racconto l’uomo che verrà. Più buono grazie alla nanoscienza”. È presentato come una riflessione sulla società del futuro, colma dell’ottimismo “senza se e senza ma” tipico dello scienziato.
Per noi si tratta di beota fiducia in un progresso impossibile; si tratta di un ingenuo razionalismo che non sa riflettere sulla storia e sui suoi drammi; si tratta di un becero anticattolicesimo che non sa riconoscere quanto il cristianesimo ha portato in termini di civiltà e benessere per l’uomo, stante il concreto realismo dei suoi giudizi.
Abbiamo anche letto il commento di Mancuso su questo articolo, e ci pare meno sconclusionato del solito (ad eccezione della scontata conclusione per cui il nostro non manca di prendere le distanze dalla Chiesa e dal suo magistero, per tributare a falsi maestri un onore non dovuto).

Allora sarà certamente importante riflettere su quanto recentemente il Papa ha detto, anche a proposito della comunicazione nel mondo.
Parlando del Battesimo, si è espresso in questo modo sulla cultura mondana:

“Nella Chiesa antica, e ancora per secoli, qui c’era l’espressione: «Rinunciate alla pompa del diavolo?», e oggi sappiamo che cosa era inteso con questa espressione «pompa del diavolo». La pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare: spettacolo, la vita e la morte di un uomo. Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male è la «pompa del diavolo», dove appare con apparente bellezza e, in realtà, appare con tutta la sua crudeltà. Ma oltre a questo significato immediato della parola «pompa del diavolo», si voleva parlare di un tipo di cultura, di una way of life, di un modo di vivere, nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini, si vuole distruggere e creare solo se stessi come vincitori. Quindi, questa rinuncia era molto reale: era la rinuncia ad un tipo di cultura che è un’anti-cultura, contro Cristo e contro Dio.
Si decideva contro una cultura che, nel Vangelo di san Giovanni, è chiamata «kosmos houtos», «questo mondo». Con «questo mondo», naturalmente, Giovanni e Gesù non parlano della Creazione di Dio, dell’uomo come tale, ma parlano di una certa creatura che è dominante e si impone come se fosse questo il mondo, e come se fosse questo il modo di vivere che si impone. Lascio adesso ad ognuno di voi di riflettere su questa «pompa del diavolo», su questa cultura alla quale diciamo «no». Essere battezzati significa proprio sostanzialmente un emanciparsi, un liberarsi da questa cultura. Conosciamo anche oggi un tipo di cultura in cui non conta la verità; anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione, contro questa cultura che cerca solo il benessere materiale e nega Dio, diciamo «no». Conosciamo bene anche da tanti Salmi questo contrasto di una cultura nella quale uno sembra intoccabile da tutti i mali del mondo, si pone sopra tutti, sopra Dio, mentre, in realtà, è una cultura del male, un dominio del male. E così, la decisione del Battesimo, questa parte del cammino catecumenale che dura per tutta la nostra vita, è proprio questo «no», detto e realizzato di nuovo ogni giorno, anche con i sacrifici che costa opporsi alla cultura in molte parti dominante, anche se si imponesse come se fosse il mondo, questo mondo: non è vero. E ci sono anche tanti che desiderano realmente la verità.”

Vai a "Abbiamo detto... Gli Editoriali"