Aborto: statistiche e problematiche recenti
Dice la “Evangelium Vitae” al n. 95: “Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane. Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano attivamente alla vita ecclesiale, cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita.”- Autore:
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Informare e discutere di tematiche bioetiche aiuta a formare una cultura della vita. La Giornata per la Vita nasce nel 1978, con lo scopo di educare all’accoglienza della vita e di combattere l’aborto. Il 1978 è l’anno di entrata in vigore della legge 194. In 30 anni in Italia ci sono stati 5 milioni di aborti! Il rapporto numero aborti /numero dei nati non è mai diminuito. Nel 1978 gli aborti erano poco più del 20 per cento delle nascite mentre oggi - dati del 2006 - gli aborti legali sono 133mila e le nascite 554.000, con quelli clandestini che l'Istituto Superiore di Sanità stima in 20.000, gli aborti sono saliti a oltre il 27 per cento: più di un aborto su quattro concepimenti. Se poi prendiamo in considerazione l’uso delle pillole del giorno dopo (300.000 vendute in un anno in Italia) e degli aborti chimici il rapporto peggiora ulteriormente. Nel 30% dei casi le donne che abortiscono sono straniere (39.436 aborti) nel 44% dei casi le cause sono quelle economiche e le donne con precedenti aborti sono il 27%.
Il Movimento per la vita col Progetto Gemma (adozione a distanza della mamma in attesa e del nascituro) e i Centri di Aiuto alla Vita (i CAV in Italia sono più di 300 e ci sono 60 case di accoglienza per mamme e bambini) con poche risorse economiche hanno salvato 100mila bambini in 30 anni e dimostrato che si può evitare la scelta dolorosa dell’aborto in favore della scelta per la vita. Certo è importante accogliere le ragazze, le donne le mamme e aiutarle a superare i problemi psicologici, economici che li spingano al dubbio di rifiutare la vita. Il MPV ha assistito 300-500mila donne tramite i CAV in 30 anni, 45.000 solo nel 2007. Oggi il 79% delle donne aiutate dal CAV sono straniere (erano il 16% nel 1990). Il 7% delle donne arrivate nei CAV aveva il certificato d’aborto, l’80% di esse ha proseguito la gravidanza.
L’accoglienza e la cultura della vita sono fondamentali, come si vede anche dai dati degli altri paesi europei, come ad esempio la Polonia dove negli anni ’80 il numero ufficiale di aborti era di circa 150.000 all’anno senza tener conto di quelli illegali. Già negli anni precedenti all’entrata in vigore della nuova legge, fatta nel 1993 dopo la caduta del comunismo, il numero di aborti stava calando (da 150mila a 90mila all’anno) grazie all’opera educativa degli attivisti dei movimenti pro-life e all’educazione promossa dalla Chiesa cattolica, soprattutto spinta dagli insegnamenti di Giovanni Paolo II. Oggi il numero di aborti ufficiali in Polonia è di 200 all’anno e si presume che quelli illegali siano 3000 . In Spagna con la stessa legge gli aborti sono aumentati e oggi sono 80.000 all’anno. Anche in Francia e Gran Bretagna dove forte è la cultura degli anticoncezionali e delle pillole il numero degli aborti non è affatto diminuito, ma anzi aumentato: in Francia si è passati da 134.000 aborti nel 1976 ai 210.000 del 2004, in Gran Bretagna dai 25.000 del 1968 ai 207.000 del 2004. In Croazia, altro paese dove forte è stata l’opera educativa della Chiesa, gli aborti sono diminuiti dell’80%. Oggi nel mondo ci sono 46.000.000 aborti all’anno e ci sono stati 1 miliardo di aborti negli ultimi 20 anni. Solo in Cina gli aborti sono stati 10 milioni nel 2006, negli USA 1.200.000 aborti nel 2005 e in India 10 milioni di bambine sono state abortite negli ultimi 20 anni. Questi numeri esprimono meglio di tante parole il dramma dell’aborto e di come sia necessario un impegno per la cultura della vita.
Un altro aspetto dell’aborto è quello dell’utilizzo delle pillole abortive; la più diffusa è la pillola del giorno dopo che è un ritrovato di tipo ormonale dal nome commerciale Norlevo. La compressa deve essere assunta entro 72 ore dal rapporto sessuale non protetto e una seconda pillola 12 ore dopo. Il suo scopo primario è di far morire l’embrione. Il Norlevo è oggi venduto in farmacia come anticoncezionale d’emergenza, in caso di rapporto non protetto, ma è un antiannidatorio perché impedisce l’annidamento del concepito qualora la gravidanza sia iniziata; quindi il Norlevo è un aborto chimico. Inoltre per le sue modalità d’utilizzo viene a mancare il colloquio per prevenire l’aborto (legge 194). Riguardo poi alle polemiche sull’obbligo della vendita da parte dei farmacisti esiste il diritto all’obiezione di coscienza perché i farmacisti sono personale sanitario, e la Norlevo è abortiva. Un altro aspetto grave della Norlevo è la banalizzazione della sessualità.
Molto si parla anche della RU486 che è un prodotto chimico che agisce sugli ormoni femminili. A differenza della Norlevo può essere assunta fino alla settima settimana di gravidanza. Consiste nell’assunzione di due pillole, la prima serve per impedire l’annidamento o provocare il distacco dell’embrione dalla parete uterina, la seconda serve per indurre l’espulsione del feto, utilizza lo stesso principio dell’induzione del parto. E’ pericolosa per la salute della donna: sono più probabili infezioni batteriche, emorragie e shock settici. La RU486 danneggia il sistema immunitario della donna: si sono registrati in questi anni diversi casi di morte, il tasso di mortalità nelle donne è dieci volte maggiore nell’aborto con l’uso della RU486, infatti il tasso di mortalità è di 1/100.000 contro 1/1.000.000 dell’aborto chirurgico. Dolori e crampi, nausea, debolezza, cefalea, vertigini sono gli effetti collaterali più comuni riportati, rispettivamente, nel 93,2%, 66,6%, 54,7%, 46,2% e 44,2% dei casi di aborto farmacologico con la RU486. La durata media del sanguinamento dopo l’utilizzo della RU486 è di 14-17 giorni. In conclusione quindi non è vero che l’aborto chimico per la donna sia migliore di quello chirurgico, inoltre la donna assume tutta la responsabilità dell’aborto con tutte le conseguenze psicologiche che ne conseguono, si elimina la consapevolezza sociale dell’aborto e si ha la deresponsabilizzazione dei medici e la mancanza del colloquio per prevenire l’aborto.
Come dice l’ “Evangelium Vitae” al n. 101 “Quando la Chiesa dichiara che il rispetto incondizionato del diritto alla vita di ogni persona innocente - dal concepimento alla sua morte naturale - è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile, essa vuole semplicemente promuovere uno Stato che riconosca come suo primario dovere la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole.” Allora fare cultura della vita fa parte di quel progetto culturale di cui anche l’ “Evangelium Vitae” parla al n. 95: “Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane. Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano attivamente alla vita ecclesiale, cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita.”